Per Sue Gordon, che in molti ritenevano la persona più qualificata per sedersi sulla poltrona più alta della Dni, si è trattato di un vero e proprio licenziamento
Continua l’azione di azzeramento dell’intelligence da parte del presidente Usa Donald Trump. Dopo i vertici dell’Fbi l’inquilino della Casa Bianca si è concentrato su quelli degli 007. Alcune settimane a farne le spese era stato fa Dan Coats, responsabile del coordinamento di tutte le agenzie di spionaggio americane. Oggi – come riporta l’Ansa – è toccato alla vice, Sue Gordon, passata all’incarico nell’ufficio del Director of National Intelligence dopo essere stata alla Cia per 25 anni.
Come in altri casi il tycoon ne ha dato notizia via Twitter, annunciando anche l’interim affidato all’attuale direttore dell’antiterrorismo, l’ex ammiraglio Joseph Maguire. Così Trump realizza quello che moltissimi mesi aveva in mente, come dimostra l’insofferenza con cui ha spesso reagito alle analisi e alle valutazioni dei vertici degli 007, soprattutto per quel che riguarda il giudizio sulla Russia di Vladimir Putin e sull’influenza di Mosca sulle elezioni americane.
Sue Gordon is a great professional with a long and distinguished career. I have gotten to know Sue over the past 2 years and have developed great respect for her. Sue has announced she will be leaving on August 15, which….
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 8, 2019
Se l’interim a Joseph Maguire, ammiraglio in pensione, evita un vuoto di potere, di fatto – accusano gli avversari politici – il presidente lascia la comunità dell’intelligence senza una vera leadership in un momento molto delicato, in cui alle sfide più tradizionali si aggiunge quella sempre più preoccupante del terrorismo interno, con l’ascesa di ideologie che hanno ispirato molte delle ultime stragi delle armi, tra cui quella di El Paso.
Per Sue Gordon, che in molti ritenevano la persona più qualificata per sedersi sulla poltrona più alta della Dni, si è trattato di un vero e proprio licenziamento. E lei stessa lo ha voluto sottolineare in una insolita nota che ha seguito il tweet del presidente, in cui ha chiarito che l’addio è tutt’altro che una sua scelta. E gran parte degli osservatori concordano sulle motivazioni della cacciata: come Coats, spesso in disaccordo con il tycoon, Gordon non garantiva sufficiente lealtà, nonostante sia ritenuta all’interno della comunità dell’intelligence una delle figure più esperte ed affidabili. Quasi una rarità ormai in un’amministrazione – scrive il Washington Post – sempre più zeppa di ‘yes man’. Soprattutto in ruoli chiave e delicati che dovrebbero restare al di fuori dell’influenza della Casa Bianca e della politica. Proprio come la guida degli 007.
In molti dunque parlano di ennesimo segnale d’allarme. E si guarda con timore al futuro della Dni, con il presidente ora a caccia della persona giusta: “Stiamo valutando, è un incarico molto importante e ci sono tante persone che vogliono quel posto, ha detto il tycoon parlando con i giornalisti. Sullo sfondo resta la possibilità che torni in ballo il nome di John Ratcliffe, il fedelissimo deputato texano che era stato già nominato al posto di Coats ma che era stato costretto a ritirarsi per l’accusa di aver truccato il suo curriculum.