Fonti dem vicine a Zingaretti bollano la proposta di Di Maio come un escamotage per allungare i tempi del voto. L'ex segretario smentisce "accordi segreti" con il M5s - come ha già fatto Di Maio - ma non entra nel merito del tagliapoltrone: "In quella sede, e anche sui giornali, sui social, nelle piazze io dirò quello che penso sull'aumento dell’Iva, sulla riduzione del numero dei parlamentari, sul chi deve gestire le elezioni dal Viminale"
Sul taglio dei parlamentari il Pd la pensa come la Lega. O meglio: una parte del Pd. “Come ha già detto negli ultimi giorni il segretario Zingaretti, la proposta di approvare alla Camera il taglio dei parlamentari è un trucchetto di Luigi Di Maio per non andare al voto e prolungare l’agonia, per non assumersi responsabilità”, è il modo con cui fonti dei dem vicine a Nicola Zingaretti commentano l’appello lanciato dal vicepremier Luigi Di Maio per raccogliere le firme necessarie alla calendarizzazione d’emergenza alla Camera dell’ultimo voto necessario per l’approvazione della legge che taglia i parlamentari, storico cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle. Smentisce ogni tipo di intese con i 5 stelle anche Matteo Renzi che, però, in un post su Facebook, non entra nel merito del taglia poltrone.
“Oggi i giornali sono pieni di retroscena su accordi segreti tra noi e i Cinque Stelle – scrive Renzi -. Qualcuno già ipotizza che io possa votare la fiducia a Fico premier. E perché non Toninelli premier allora? O Di Battista? Sono ragazzi così preparati e competenti. Dai, ragazzi, non scherziamo“, ha scritto l’ex premier in un post su Facebook. “La verità è un’altra: Salvini – Capitan Fracassa non digerisce il fatto che in questo Paese ci sia anche chi ragiona. Lui vuole i pieni poteri. Vuole decidere lui quando si vota, non Mattarella. Vuole decidere lui quando riunire il Parlamento, non la conferenza dei capigruppo. La crisi del peggior Governo della Repubblica andrà in Parlamento nei prossimi giorni, seguendo le regole costituzionali. Io non faccio accordicchi segreti, io parlo con interviste, con interventi, con post”. Lo stesso Di Maio ha più volte bollato come “bufale” le ipotesi di alleanza con i dem.
Altra cosa, però, è il taglia poltrone. Argomento sul quale l’ex segretario del Pd non prende una posizione: “La crisi del peggior governo della Repubblica andrà in Parlamento nei prossimi giorni, seguendo le regole costituzionali: in quella sede, e anche sui giornali, sui social, nelle piazze io dirò quello che penso sull’aumento dell’Iva, sulla riduzione del numero dei parlamentari, sul chi deve gestire le elezioni dal Viminale e da Chigi”. Insomma: al momento non è da escludere quindi che Renzi e i renziani – schiacciante maggioranza dei parlamentari dem – decidano di sottoscrivere la raccolta firme per la riapertura straordinaria della Camera per il voto, in cambio magari del sostegno alla loro mozione di sfiducia al ministro Salvini. Se così fosse, e se il taglio dei parlamentari dovesse diventare effettivamente legge, si allungherebbero però notevolmente i tempi per le nuove elezioni dal momento che prevede la riduzione degli eletti da 630 a 400 a Montecitorio e da 315 a 200 a Palazzo Madama, motivo per cui sarebbe necessario poi rifare anche l’attuale legge elettorale, pensata per nominare 945 parlamentari.