Fortnite è stato indubbiamente il fenomeno mediatico più importante del 2018: un titolo che che ha saputo conquistare grandi e piccoli, vecchi appassionati di gaming e nuovi, superando molto preso i semplici confini del videogioco fino a diventare, a tutti gli effetti, uno strumento di socializzazione.

Epic Games, la società produttrice, ha poi fatto la voce grossa anche in ambito competitivo con una struttura torneistica aperta a tutti con competizioni online e dal vivo che nell’arco di un anno hanno coinvolto centinaia di migliaia di videogiocatori ogni weekend. Attirati, in particolare, dal montepremi messo in palio da Epic Games: 100 milioni $ per l’intera stagione 2018/2019.

Il tutto si è concluso a New York nella splendida location dell’Arthur Ashe Stadium, lo stadio dove ogni anno si disputa lo US Open di tennis. Sullo stesso campo dove si sfidano Nadal, Federer e Djokovic, ma anche dove le sorelle Williams hanno conquistato otto trofei e la nostra azzurra Flavia Pennetta si è aggiudicata il titolo del 2015 nel derby tutto italiano con Roberta Vinci, il sedicenne Kyle “Bugha” Giersdorf ha vinto la competizione principe della Fortnite World Cup, aggiudicandosi 3 milioni di dollari.

Tra i partecipanti anche un italiano nella modalità creativa: è Edoardo “Carnifex” Badolato, ex-giocatore competitivo di Overwatch e recentemente passato a Fortnite. Attualmente gioca per i Samsung Morning Stars, senza ombra di dubbio uno dei top team della scena e-sport italiana. Grazie al loro supporto Edoardo, 24 anni, dopo essersi qualificato online ed aver strappato il biglietto d’ingresso per la World Cup, è volato a New York per disputare insieme al team dei Llama Records la fase finale della competizione a team. Aggiudicandosi, in virtù del sesto posto conquistato grazie alle prestazioni proprio del nostro Carnifex, 250mila dollari, da dividere ovviamente per i quattro componenti del team.

La classifica finale della modalità Creativa della Fortnite World Cup

Una somma importante per un giovane giocatore, entrato di diritto nella Top10 dei giocatori italiani più vincenti di sempre. Lo abbiamo intervistato per saperne di più sia sul player che sulla persona dietro lo schermo. Partendo, ad esempio, dalle sue prime passioni per il gaming competitivo e dal momento in cui ha deciso di trasformarle in una professione.

“Ho iniziato a giocare competitivamente nel 2011 su Team Fortress 2, quando ho ricevuto il mio primo computer. Ho proseguito su quel titolo FPS, ovvero sparatutto in prima persona, per 5 lunghi anni prima di spostarmi su Overwatch nel 2016 al momento dell’uscita del gioco targato Blizzard. Ho trascorso tre anni fra tornei minori e competizioni più importanti, giocando in diversi team semi-professionisti. Ho anche partecipati a tutte e tre le World Cup di Overwatch come giocatore della nazionale azzurra, conquistando nel 2018 la prima vittoria in assoluto dell’Italia. Poi, terminata la competizione dello scorso anno, decisi di lasciare Overwatch per iniziare a dedicarmi ad Apex Legends, prima di passare a Fortnite”.

Edoardo Badolato durante la Coppa del Mondo di Overwatch con la nazionale azzurra

Come mai la decisione di dedicarti a Fortnite?
La motivazione principale risiede nella World Cup: quando sono iniziate le qualifiche vere e proprie, tra maggio e giugno di quest’anno, ho voluto provare a qualificarmi, attirato indubbiamente dal montepremi significativo. Avevo già giocato in precedenza a Fortnite ma sinceramente avevo smesso appena un paio di mesi dopo.

Alcuni sono scettici sul fatto che Fortnite possa essere considerato un esport, nonostante i 100 milioni $ di montepremi messi in palio per la stagione 2018/2019. Qual è la tua opinione in merito?
Fortnite ha senza dubbio una scena competitiva completamente diversa da tutti gli altri titoli. Ciò non toglie, secondo me, che sia senza dubbio un esport vero e proprio. L’unico appello che mi sento di fare è che non è trattato come dovrebbe essere dagli stessi sviluppatori del gioco: sembra quasi stiano cercando in tutti i modi di rendere il gioco più casuale possibile, eliminando di fatto, o in ogni caso livellando al massimo, le differenze di abilità tra i giocatori. Un fattore che diventa indubbiamente frustrante per i giocatori competitivi che basano il proprio futuro e il proprio professionismo sulle proprie abilità.

Hai partecipato alla Fortnite World Cup, unico italiano qualificato alla finale di New York: che tipo di esperienza è stata?
È stata un esperienza fantastica: giocare in un palco così grande con così tanta gente è davvero stato bellissimo. Spero vivamente di ripetere questa esperinza anche l’anno prossimo.

L’Arthur Ashe Stadium di New York

Fortnite è letteralmente esploso nell’arco di un anno, diventando un fenomeno mediatico ancor più che un videogioco. Che aspettative hai per il suo futuro?
Credo che questo titolo rimarrà sulla cresta dell’onda ancora per molti anni, essendo un gioco così ampio e in costante sviluppo. Penso abbia tutte le carte per restare tra i titoli più giocati ancora per molto tempo.

Quanto è stato importante avere l’appoggio del team dei Samsung Morning Stars in questo tipo di competizione?
Avere l’appoggio di un’organizzazione che ti aiuta e collabora in tutto il processo organizzativo e decisione è fondamentale in questo tipo di competizioni. Nel mio caso sono stato felicissimo di avere alle spalle una squadra simile che mi ha seguito dalla mia partenza fino al mio ritorno a casa per assicurarsi che abbia sempre avuto tutto il necessario, in modo che io potessi solo pensare alle strategie da attuare e a tenere la mente libera e fresca per concentrarmi meglio sul gioco

Edoardo “Carnifex” durante l’intervista post partita (a sinistra)

Amici, colleghi e parenti: che opinione hanno della tua professione?
All’inizio erano scettici perché non conoscevano nulla del mondo e-sport. Con il passare del tempo e con i diversi risultati che ho maturato hanno iniziato a capire meglio il funzionamento di questo nuovo settore, rendendosi conto che poteva realmente rappresentare una professione. Sono molto grato a loro perché, anche quando ancora non avevano ben chiaro cosa fossero gli e-sport, mi hanno sostenuto fin dall’inizio. Senza di loro non avrei ottenuto i risultati degli ultimi anni: e poi ora che hanno capito di cosa si tratta realmente ho il completo supporto da parte di tutti loro.

E tu che opinione hai dell’esport e della scena italiana in particolare? Come ti vedi allo specchio?
L’e-sport ormai è diventato parte di me essendo la mia passione più grande e, da qualche tempo, anche la mia professione, il mio lavoro. Avere l’opportunità di competere sui videogiochi preferiti e, soprattutto, poterlo fare a tempo pieno è ciò che rende tutto questo un’esperienza fantastica.

Carnifex e i suoi compagni di squadra dei Llama Record

Per quanto riguarda la scena italiana credo, e spero, che continui a crescere come ha fatto negli ultimi anni, proseguendo nella sviluppo di diversi titoli competitivi. Con il contributo, mi auguro, anche della comunità italiana di videogiocatori, in particolare dei player competitivi sparsi per il mondo: penso a Daniele “Jiizuké” Di Mauro su League of Legends, a Marco “Vengeur” Ragusa su Quake Champions, Riccardo “Reynor” Romiti su Starcraft e a molti altri che stanno ottenendo risultati che danno lustro alla nostra nazione.Spero che arriveremo presto al livello dei paesi più sviluppati di noi in questo settore.”

Quale futuro vedi per te nel settore esport?
Finchè avrà la possibilità di competere continuerò a farlo, nessun dubbio. Terminata la mia carriera da giocatore mi piacerebbe lavorare sempre all’interno di questo settore, magari come membro dello staff di una squadra esport per portare la mia esperienza diretta e le mie conoscenze acquisite in questi anni. Non escludo nulla al momento, sono aperto a ogni possibilità.

Domanda scomoda ma curiosa: hai già in mente come utilizzerai i 67.500$ vinti alla Fortnite World Cup?
Pochi dubbi: un viaggio con la mia ragazza non appena ci sarà un momento di pausa dai tornei. Il resto invece penso che lo metterò da parte: li utilizzerò come investimento su me stesso e sul percorso che voglio continuare a seguire nel mondo dell’esport.

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