“Mio marito non era un mafioso. Non ha mai commesso reati che hanno a che fare con la mafia”. Rita Corazza, moglie di Fabrizio Piscitelli, l’ex capo ultras della Lazio ucciso il 7 agosto a Roma chiamato “Diabolik”. “Stiamo depositando un ricorso al Tar contro il provvedimento del questore riguardo al funerale di mio marito. Lo ritengo anticostituzionale e non capisco qual è il motivo di ordine pubblico per cui si vieta la funzione – ha detto all’Ansa – Non vogliamo per Fabrizio un funerale sfarzoso, né un corteo. Chiediamo solo che mio marito abbia un saluto degno. Chiunque di noi lo merita. Vorremmo solo dare la possibilità ai tanti amici che gli hanno voluto bene di poterlo salutare per l’ultima volta. Mi piacerebbe vedere tante persone con il cuore in mano che dimostrino a mio marito che aveva più amici che nemici”. Piscitelli è stato vittima di una vera e proprio esecuzione nel parco degli Acquedotti, su cui indaga la Dda.
“Pensavamo a una camera ardente alla sede degli Irriducibili di via Amulio perché per lui è stata una seconda casa – spiega all’Ansa – e poi il feretro portato a spalla alla chiesa che dista 50 metri. In chiesa solo i fiori dei familiari stretti. Inviterei chi pensa di portare un fiore per Fabrizio a fare una donazione a un’associazione che si occupa di bambini con fibrosi cistica. L’abbiamo già fatto poche settimane fa in occasione del matrimonio di mia figlia, perché non farlo ancora?”. Per Rita Corazza “con la funzione imposta al cimitero Flaminio si impedisce a chi gli voleva bene di poterlo salutare per l’ultima volta. Fabrizio sarà cremato – spiega – e le sue ceneri le porterò a casa”.