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Richard Gere a Lampedusa in sostegno dei migranti salvati dalla Open Arms: “Mio figlio è rimasto molto colpito da questa vicenda”

"Non sono italiano e sono restio a parlare della situazione politica italiana odierna - ha aggiunto l'attore americano-. Anch’io vengo da un paese dove la situazione politica è bizzarra e dove viene demonizzato chi arriva dal Messico, da El Salvador, da Panama, dall’Honduras. Sembra che ci sia una generazione di politici che mette la propria energia nel dividere le persone"

di F. Q.

“Hanno tutti toccato il mio cuore. Ho parlato con un gruppo di donne sulla nave: una nonna, con la figlia e i nipotini e la loro storia è orribile. Hanno minacciato di fare del male al resto della famiglia se la mamma dei bambini non si fosse concessa sessualmente più volte e lei si è sacrificata”. A dirlo è Richard Gere, l’attore americano che venerdì è salito a bordo della nave dell’ong Open Arms ormeggiata da giorni al largo di Lampedusa con a bordo 160 migranti salvati in diverse operazioni. Da tempo attivista per i diritti umani, Gere ha portato a bordo viveri e altri beni di prima necessità ed è sceso in campo in loro sostegno. Un sostegno che ha ribadito a gran voce questa mattina nel corso della conferenza stampa organizzata da Open Arms: “Mio figlio che è qui con me a Lampedusa è rimasto molto colpito da questa vicenda e soprattutto dagli operatori di Open Arms, che hanno un cuore enorme oltre a una grande professionalità: io stesso dopo questa esperienza farò ancora di più“, ha detto alla presenza del figlio Homer James Jigme, 19 anni.

“Hanno storie incredibili, vengono da un inferno vero e proprio, soprattutto quelle che arrivano dalla Libia. Tutte le donne sono state stuprate, non una volta ma ripetutamente – ha detto -. La Libia è sotto il controllo di vari gruppi di milizie, per cui quando devono passare da una zona all’altra vengono violentate, gli uomini vengono torturati e messi in prigione. Non possiamo neppure immaginare quello che vive questa gente”, ha detto commosso Richard Gere. Tra le storie che hanno toccato l’attore statunitense c’è quella di “un ragazzino di 17 anni che parlava inglese perfettamente, mi ha detto: ‘Ovunque sono passato per arrivare qui ho visto che mi consideravano una merce. Mi dicevano ‘quanto denaro posso fare con te”. E poi c’è il racconto di un gruppo di donne: “Una nonna, con la figlia e i nipotini. La madre è stata minacciata ogni volta che passava da una zona controllata da una milizia a un’altra. Le hanno detto che se non si fosse prestata a diventare una schiava del sesso avrebbero fatto del male a tutta la sua famiglia. E lei si è sacrificata, più volte, per proteggerli”. Storie dalle quale per Gere emerge la forza di queste persone.

Non sono italiano e sono restio a parlare della situazione politica italiana odierna – ha aggiunto -. Anch’io vengo da un paese dove la situazione politica è bizzarra e dove viene demonizzato chi arriva dal Messico, da El Salvador, da Panama, dall’Honduras. Sembra che ci sia una generazione di politici che mette la propria energia nel dividere le persone, come se nel dividere ci fosse del guadagno, che è una cosa idiota. Ma siamo tutti interdipendenti. Non è la prima volta che sono a Lampedusa, già due o te anni fa ho visitato l’hotspot, ho conosciuto la grave sofferenza di questi che chiamano migranti, ma che sono dei rifugiati con orribili storie di sofferenze che hanno vissuto e stanno vivendo”, ha concluso l’attore americano.

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