“Andremo in Senato e ci confronteremo. E qui è in gioco l’Italia, non le correnti dei partiti. Chiederò di parlare e dirò che votare subito è folle”. Alla fine, dopo i retroscena, le ricostruzioni e le anticipazioni, l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi toglie l’ultimo velo di segreto. La risposta alla crisi di governo, dice in un’intervista al Corriere della Sera, è “un governo istituzionale che permetta di assolvere gli impegni necessari per il bene del Paese e gestire le elezioni “senza strumentalizzazioni”. Dunque nessun “accordo sotto banco”, come aveva già detto in alcune dichiarazioni delle ultime ore, ma un esecutivo per mettere in sicurezza i conti sì.
Parole che arrivano all’indomani dell’uscita pubblica di Beppe Grillo che in un post sul suo blog pieno di metafore e espressioni da interpretare ha detto in sostanza che torna in gioco per “salvare l’Italia dai nuovi barbari”, cioè la Lega, che il M5s non è un kamikaze e quindi non bisogna scambiare la coerenza del movimento con rigidità e che i “cambiamenti vanno fatti subiti”, in riferimento al taglio dei parlamentari. “Altro che elezioni“, ha scritto Grillo. Le frasi di Renzi però sono accolte dalla sonora bocciatura del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che mette la parola fine alle voci su una presunta alleanza con i pentastellati e dalle pagine dell’HuffingtonPost risponde anche all’intervista del suo predecessore: “No agli accordicchi. Un governo Pd-M5s regalerebbe spazi immensi a Salvini”. La proposta di Renzi trova anche il gelo del suo ex ministro Carlo Calenda, ora eurodeputato, che spiega che la vera follia è il piano dell’ex premier che porterebbe a perdere le elezioni e anche l’onore. Ma quel che più conta è che la disponibilità arriva da Dario Franceschini, anche lui ex ministro di Renzi e ora nella maggioranza del partito come sostenitore del segretario Zingaretti: “Il Pd ne parli”, dice della proposta di Renzi, ribadendo però che “serve una scelta unitaria”.
E in questo, con un risultato per certi versi stupefacente, si forma un asse tra Grillo e Renzi, l’immagine che fa “inorridire” il segretario della Lega Matteo Salvini che prosegue il suo beach tour (ieri in Calabria, oggi in Sicilia). Per Renzi andare a votare subito è folle per tre motivi.
Il primo: l’aumento dell’Iva. “Vanno trovati 23 miliardi di euro – dice l’ex capo del governo nell’intervista a Maria Teresa Meli – Perché un commerciante deve pagare la recessione che l’aumento dell’Iva comporterà? Che colpa ne ha quel commerciante se Salvini si è stancato di Toninelli? Che Toninelli sia incapace noi lo diciamo da anni. Salvini se ne è accorto solo adesso? Se votiamo subito l’Iva va dal 22 al 25%? Prima togliamo le clausole e poi si vota. Ieri abbiamo bruciato 15 miliardi, lo spread è alto, i risparmiatori soffrono. E con Salvini che chiede “pieni poteri”, i mercati temono l’uscita dall’euro. Si andrà a votare, certo. Ma prima vengono i risparmi degli italiani, poi le ambizioni di Capitan Fracassa”.
Secondo motivo: serve un governo istituzionale, che porti il Paese alle elezioni. Più chiaramente: “Salvini deve lasciare il Viminale, Conte deve lasciare palazzo Chigi. I due saranno i leader di Lega e Cinque Stelle alle elezioni? Auguri. Ma, sfiduciati, non possono essere loro i garanti elettorali. Facciano la campagna, ma lascino gli uffici pubblici: si trovino un altro modo per pagare i loro mastodontici staff. Si voti con un governo di garanzia elettorale, non con questo”.
Il terzo motivo è la riforma costituzionale del taglio dei parlamentari. Ed è esattamente la posizione del capo politico del M5s Luigi Di Maio che ieri ha fatto un appello a tutti i partiti per sostenere il ddl che a settembre aspetta l’approvazione finale prima del referendum confermativo.
Ma come? Il Pd ha votato sempre contro questa riforma nei tre passaggi precedenti in Parlamento. E’ stato perfino detto dai banchi del Pd che il taglio dei seggi da 945 a 600 è un “rischio per la democrazia”. Renzi risponde così: “Considero la riduzione dei parlamentari una riforma incompleta e demagogica – conferma Renzi nell’intervista al Corriere – La nostra riforma modificava il bicameralismo, garantiva efficienza, assicurava stabilità. Tuttavia i cittadini hanno deciso, noi abbiamo perso e io mi inchino davanti alla democrazia. Oggi la cosa è semplice: i 5 Stelle hanno scommesso molto su questa riforma. A me non piace. Ma devo ammettere che hanno ragione loro quando dicono che sarebbe un assurdo fermarsi adesso, a un passo dal traguardo. Si voti in Aula in quarta lettura e si vada al referendum: siano gli italiani a decidere”.
Quindi Renzi apre ai Cinquestelle, incredibile al quadrato. No, risponde l’ex premier, l’appello è a tutti: “Dalla Lega ai 5 Stelle, da Forza Italia alla sinistra radicale, dalle Autonomie ai sovranisti fino ai gruppi parlamentari del Pd, della cui tenuta non dubito”. L’ex leader del Pd pensa che “quando Mattarella inizierà le consultazioni una parte dei parlamentari dovrà aver già espresso la propria adesione a questo disegno. Così il presidente potrà valutare l’eventuale incarico a un premier autorevole“. Qui, sottolinea “non stiamo tutelando qualche poltrona, ma i risparmi e le regole“.
Quanto alla crisi, Renzi dice di non spiegarsi il comportamento del leader leghista: “Per me Salvini ha paura e non sta bene. Lo si capisce guardandolo in spiaggia, e ascoltandone le farneticanti parole: ‘Italiani, datemi pieni poteri’. Renzi riflette anche sul confronto con le altre correnti nel Pd: “Leggo che il gruppo dirigente vorrebbe votare subito perché almeno si cambiano i parlamentari renziani: sono pronti a dare cinque anni di governo a Salvini pur di prendersi i gruppi parlamentari d’opposizione. Nobile motivazione, per carità, ma riduttiva. Zingaretti dice: Renzi ci dia una mano. Accolgo volentieri l’appello, ma per me la mano va data al Paese più che alla Ditta”.