Il presidente della Repubblica aspetta il dibattito in Aula sulla sfiducia. Non cercherà lui i voti in Parlamento e sottolineerà alle forze politiche che, in caso di esecutivo alternativo, servirà un minimo di programma e di orizzonte
E Mattarella? Al quinto giorno di crisi hanno già parlato, e abbondantemente, tutti i leader dei partiti, compresi quelli che erano finiti un po’ in ombra (davvero o per finta) come Beppe Grillo e Matteo Renzi. Il presidente della Repubblica non può che osservare e ascoltare in silenzio, per il momento. I protagonisti in questi giorni sono le forze politiche (tanto più prima della formalizzazione della sfiducia in Aula) e prima delle prossime settimane di straordinari il capo dello Stato ha passato qualche giorno nella proprietà presidenziale alla Maddalena. Un riposo non distratto: il momento di ascolto culminerà con il dibattito in Parlamento sulla sfiducia al governo Conte, l’esecutivo che anche grazie alla sua pazienza diventata oggetto della cultura pop dei meme sui social aveva portato al giuramento del primo giugno 2018. Ora invece – con una parte del Parlamento che tira verso le elezioni anticipate e un’altra parte che tenta il blitz di governi di scopo o istituzionali – c’è una cosa che il capo dello Stato, secondo quanto racconta il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda, sicuramente non farà: non sarà lui a cercare i voti per una maggioranza qualsiasi. Il percorso del superamento della crisi di governo, nonostante ci siano state evidenti accelerazioni in tutte le direzioni, è ancora lungo. Rimane ancora in mente quello che è accaduto lo scorso anno: i tre mesi di lentissimo ed estenuante scongelamento dei voti di M5s e Lega che poi ha portato alla strana alleanza finita ora nella catastrofe. Quindi la responsabilità di formare una eventuale maggioranza alternativa resta tutta in capo ai partiti.
Ma, sempre secondo il Corriere, il presidente della Repubblica non pare nemmeno intenzionato a dare il via a un governo purchessia. Dovrà essere, al contrario, un esecutivo credibile, con un minimo di identità, un minimo di programma, un minimo di orizzonte temporale. Un ragionamento che stona un po’ con le proposte ora in campo dei sostenitori più accesi del non voto, cioè i vertici dei Cinquestelle e i renziani del Pd. Comporre una maggioranza solo per un governo “anti-Salvini” e solo per effetto dei numeri (sempre fondamentali, è ovvio) non risolverebbe granché e la situazione di instabilità – è il ragionamento del Quirinale riferito dal Corriere – si riproporrebbe tale e quale dopo qualche mese. Il non detto è che l’identikit del governo che davvero eviterebbe le elezioni è quello che possa tentare di completare la legislatura, una prospettiva che – al contrario del governo di scopo proposto da Matteo Renzi – il segretario Nicola Zingaretti non ha ancora escluso esplicitamente.
L’opzione opposta ed estrema, comunque, è tra le carte in mano a Mattarella: un governo di “garanzia elettorale”, senza Giuseppe Conte a Palazzo Chigi e senza Matteo Salvini al Viminale, soprattutto perché in una eventuale corsa elettorale sono le due figure che guideranno le rispettive forze politiche alle elezioni.