Sebastian Ganci, 40 anni, ospitava da alcuni giorni sia il cugino che una 17enne con la quale aveva da alcuni mesi una relazione. Domenica ha esploso 5 colpi, 3 dei quali mortali, contro il 29enne Amato Di Paola. Poi è fuggito verso Milano. A chiamare la polizia è stata la sorella
Una guardia giurata di 40 anni, Sebastian Ganci, ha ucciso a colpi di pistola l’11 agosto il cugino, Amato Di Paola di 29 anni , probabilmente spinto da gelosia. È successo a Tavazzano con Villavesco, in provincia di Lodi, nell’abitazione del presunto assassino, dopo un a lite tra i due scoppiata per una ragazza di 17 anni che aveva una relazione con la guardia giurata. Ganci è stato fermato a Milano dalle volanti della polizia, sotto casa della sorella, la quale aveva chiamato il 112.
Ganci era originaria di Cerignola, nel foggiano, e si era trasferito al nord per lavoro. Stava ospitando da alcuni giorni, nella sua casa popolare alla periferia di Tavazzano, sia il cugino, originario della stessa provincia, che la 17enne romena con la quale aveva da alcuni mesi una relazione.
Durante una discussione scaturita proprio dalla gelosia, Ganci ha impugnato la sua pistola e ha ucciso il 29enne con 5 colpi, 3 dei quali mortali. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, i vicini riferiscono che i due uomini e la minorenne erano tornati molto tardi la notte, tutti insieme. La lite tra i cugini sarebbe quindi iniziata quando sono arrivati nell’appartamento, dove l’omicidio sarebbe avvento intorno alle 6.20 della mattina.
Dopo l’omicidio Ganci è salito sulla sua auto proprio insieme alla ragazza e si è diretto verso Milano. La giovane, terrorizzata, ha poi chiesto di essere lasciata nella stazione di servizio di Somaglia da dove ha lanciato l’allarme. E’ stata invece la sorella del 40enne, dopo aver saputo da lui della tragedia, ad avvisare la polizia che ha poi rintracciato e fermato l’uomo sotto l’abitazione di questa a Milano. La donna avrebbe spiegato che il fratello aveva fatto “una cazzata” e avrebbe anche chiamato il 118 per soccorrere il cugino che era oramai morto nell’appartamento di Tavazzano.
Sulla vicenda, per chiarire meglio la dinamica e il movente, sono in corso le indagini di carabinieri e polizia, coordinati dalla procura di Lodi. Ganci ha già fatto “alcune ammissioni” ed è ora attesa la convalida del fermo.