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Migranti, Meloni: “Rackete ammette che fu la Germania a ordinare di portarli a Lampedusa”. Ma non ha mai pronunciato questa frase

La leader di Fratelli d'Italia in un post su Facebook riprende un articolo de Il Giornale con una frase della comandante della Sea Watch 3 che però non è mai stata pronunciata. Nell'intervista incriminata viene invece criticato il ministro Seehofer per aver rifiutato la disponibilità dei Comuni tedeschi "insistendo sul fatto che i migranti venissero registrati in Italia". Ovvero che si applicasse il regolamento di Dublino

“Il governo tedesco mi ordinò di portare i migranti in Italia”. È la frase che un articolo dell’edizione online de Il Giornale attribuisce a Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch 3 arrestata – e poi scarcerata – dopo essere entrata in acque italiane forzando il blocco e attraccando a Lampedusa con la nave della ong tedesca a bordo della quale si trovavano ancora 42 migranti soccorsi in acque libiche. Un articolo subito ripreso con un post su Facebook dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, sostenendo che questa frase sia “la prova di come alcuni Stati – in questo caso la Germania – utilizzino le Ong per scopi politici”. Peccato che nella sua lunga intervista alla Zdf, la seconda rete della televisione pubblica tedesca, che viene ripresa da Il Giornale, Carola Rackete non abbia mai pronunciato la frase incriminata.

La comandante è stata ospite il 7 agosto della trasmissione condotta da Dunja Hayali. Quando le è stato chiesto se Lampedusa fosse l’unico porto sicuro dove far sbarcare i migranti, ha risposto di ma ha precisato che nessuno ha offerto la propria disponibilità. “Abbiamo cercato tramite l’Olanda e i ministeri dell’Interno e degli Esteri tedeschi di trovare una soluzione politica. La Commissione europea purtroppo non è riuscita a trovare un accordo per come dividere i migranti fra i vari Stati. Abbiamo chiesto a tutti e nessuno ha voluto mettere a disposizione un porto. Questo va detto chiaramente”, ha precisato Carola Rackete, chiarendo quindi che non c’è stato solo il no dell’Italia.


Poi la frase da cui nasce la bufala. La giornalista le ha chiesto se sia giusto che Paesi come l’Italia chiudano i porti visto che sostengono di dover reggere da soli l’onere dell’accoglienza. La comandante ha risposto dicendo che “questa questione può essere strumentalizzata per fini politici da alcuni partiti in ciascun Paese”, ma allo stesso tempo ha criticato il regolamento di Dublino. Nel farlo ha raccontato appunto quanto le è capitato nell’ultima esperienza a bordo della Sea Watch 3: “Nel nostro caso – ha spiegato – quello che è stato interessante è che il giorno dopo il salvataggio la città di Rottenburg si era offerta di accogliere i migranti e di mandare un bus a loro spese per il trasferimento”. “Solo che doveva essere autorizzato – ha proseguito – e il ministro dell’Interno tedesco (Horst Seehofer, ndr) ha insistito sul fatto che i migranti venissero registrati in Italia“.

Carola Rackete non afferma quindi che ci siano stati degli “ordini” da parte del governo di Berlino né per lei né per la ong. Spiega semplicemente che Seehofer ha voluto che – come accade ogni volta – venisse applicato il regolamento di Dublino. Quindi che i migranti presentassero la richiesta di asilo nel Paese di primo approdo. Anche se si fosse deciso di accettare la proposta del comune di Rottenburg, i migranti sarebbero comunque sbarcati a Lampedusa e quindi sarebbero stati registrati in Italia, prima di essere trasferiti in Germania. Il fatto che il ministro Seehofer avesse rifiutato questa opzione in nome di un’accoglienza suddivisa fra più Paesi dell’Unione europea era tra l’altro cosa già nota e pubblica (qui l’articolo).

Nessuna ammissione di ordini ricevuti dalla Germania, quindi. Nessun accordo tra governo e ong. L’intervista di Carola Rackete è invece un’accusa a Seehofer e all’esecutivo tedesco per averla “lasciata sola”, come aveva già detto al settimanale Der Spiegel.