Stavano mettendo a punto nuovi armamenti nucleari. Dopo i sospetti circolati sin dai momenti immediatamente successivi all’incidente, ora Mosca ammette: 5 scienziati uccisi l’8 agosto da un’esplosione in una base militare dell’estremo nord della Russia – nella quale avevano perso la vita sette persone – stavano lavorando a “nuove armi“. La conferma è arrivata dal l’Agenzia nucleare russa, che ha fatto sapere che i test continueranno “sino alla fine”, nonostante l’incidente.
Le autorità moscovite hanno ammesso il fatto che l’esplosione abbia coinvolto materiale nucleare soltanto sabato, dopo che era emerso che nell’area si erano alzati i livelli di radiazioni. Secondo gli esperti statunitensi, si potrebbe trattare di test legati al missile da crociera Burevestnik (Ssc-X9 “Skyfall” nella terminologia Nato), di cui il presidente Vladimir Putin ha parlato mesi fa. “Il miglior modo di onorare la memoria dei morti sarà lavorare ancora a nuove armi”, ha dichiarato il capo di Rosatom, Alexei Likhachev, citato dalle agenzie russe.
“La tragedia è avvenuta durante i lavori d’ingegneria e manutenzione tecnica delle fonti isotopiche nel motore a propellente liquido”, era stata la prima versione fornita sull’incidente da Mosca. La segretezza attorno al fallito test e le scarse iniziali dichiarazioni del ministero della Difesa avevano immediatamente innescato teorie cospirative sul fatto che le autorità cercassero di nascondere un incidente su vasta scala.
Il sito della regione di Arkhangelsk è una delle principali strutture di ricerca e sviluppo per la Marina russa, dove vengono sviluppati e testati missili balistici, intercontinentali e da crociera. Si trova a circa 30 km a ovest di Severodvinsk, città da 185mila abitanti che ospita un’importante base della Flotta del Nord dove vengono costruiti la maggior parte dei sommergibili nucleari russi.
Il giorno dopo l’incidente Greenpeace Russia aveva fatto sapere che i livelli di radiazione nell’area erano aumentati di 20 volte rispetto a quelli normali, riferiva il Moscow Times, affermando che i dati citati dall’organizzazione ambientalista siano quelli del ministero delle Situazioni d’emergenza. “Dobbiamo capire l’aumento nelle città vicine” al luogo dell’esplosione e incendio nella base militare, aveva commentato il responsabile del programma Energia della ong, Rashid Alimov.
I residenti di Arkhangelsk e Severodvinsk avevano immediatamente fatto scorta di iodio, utilizzato per ridurre gli effetti dell’esposizione alle radiazioni. Le autorità hanno chiuso al traffico marittimo per un mese un’area della baia di Dvina nel Mar Bianco vicino al luogo dell’incidente, senza spiegare il perché.