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Crisi, Bettini lancia il “governo di legislatura Pd-M5s”. Franceschini e Martina: “Proviamo”. Renzi apre: “Non m’impicco a una formula”

L'esponente dem, padre politico di Nicola Zingaretti, al Corriere della Sera ha lanciato la sua proposta per risolvere la crisi di governo. "Vanno create le condizioni, che impongono un confronto senza sconti sul passato e sui programmi futuri, soprattutto tra noi e i Cinque Stelle". In mattinata, gli ex ministri Franceschini e Martina hanno dato la loro adesione: "Percorso difficile ma vale la pena provare". Intorno all'ora di pranzo è arrivata l'apertura di Matteo Renzi: "Non mi impicco a una formula, l'importante è evitare la recessione. Il Conte-bis? Decidono il Capo dello Stato e i partiti"

Un “governo politico di legislatura” basato su una “profonda riflessione politica”. No, dunque, a “un governo istituzionale” che sarebbe “un tragico errore”. E, soprattutto, sì al dialogo con i Cinque Stelle, “un tentativo difficilissimo ma dobbiamo provarci” dove la condizione sia “una scelta europeista netta”, perché “il M5s è composito, fluttuante, contiene istanze diverse” e ha fatto emergere gli elementi positivi che ha introdotto nel dibattito pubblico italiano, ottenendo un largo consenso”. La linea la detta Goffredo Bettini – padre politico di Nicola Zingaretti e fautore delle candidature di ex sindaci romani come Francesco Rutelli, Walter Veltroni e Ignazio Marino – che in una intervista al Corriere della Sera parla della crisi di governo e delle possibili mosse del Partito Democratico.

La sponda viene via via raccolta da tutti. E da proposta si fa manifesto programmatico. Aperture eccellenti di Martina e Franceschini, fino ad arrivare al più atteso, Matteo Renzi. L’ex premier, che aveva proposto un “governo istituzionale”, di fronte alla possibilità che il nuovo Esecutivo miri a completare la legislatura, propone una sua apertura: “Non mi impicco a una formula, la priorità è mettere in sicurezza i conti evitare la recessione. Ipotesi tale da spingere Renzi a rinviare, di fatto, l’uscita dal Pd, su cui aveva già iniziato a ragionare.

Prima di Renzi, decisiva era stata la mano tesa Dario Franceschini, che con la sua Area dem rappresenta da tempo un ago della bilancia all’interno del Partito Democratico. “Bettini – afferma l’ex ministro – indica un percorso difficile ma intelligente che credo valga la pena provare a percorrere. Sarà pieno di insidie e potremo provarci solo con un patto interno al Pd: lavorare tutti come una squadra, unita intorno al Segretario”. Poco dopo è proprio Zingaretti ad annunciare la nuova campagna anti-Salvini in vista della Festa dell’Unità, ribandendo: “Il governo ha fallito, è in crisi e quindi le nostre ragioni erano quelle giuste. Ora è il momento dell’unità per proporre un’alternativa per il Paese. Costruiamo tutti insieme un’Italia più bella, a partire dalle feste de l’Unità rese possibili da militanti e volontari”.

L’apertura di Matteo Renzi – Il dibattito acceso ha spinto Renzi ad anticipare i contenuti della sua conferenza stampa, annunciata per le 16.30 in Senato. Così, intorno alle 13, è apparso al Tg2: “Non mi impicco a una formula, la priorità è portare a casa l’abbassamento delle tasse e evitare che l’Italia vada in recessione”. E ancora: “Le formule dipenderanno dalla discussione tra i partiti. Io ho parlato da ex presidente del Consiglio, conosco i conti dello Stato e rischiamo di mandare l’Italia in recessione. Non possiamo permetterlo”. Conte non chiude nemmeno la porta al Conte-bis: “Conte non è che in questo anno abbia brillato moltissimo: è stato sostanzialmente inesistente. Tuttavia non tocca a me decidere e valutare, è compito del capo dello Stato e dei partiti”, lasciando anche intendere che per il momento la scissione è rinviata.

E infatti, poco dopo l’ex premier aggiunge: “Potrei dire che il tempo è galantuomo, avevamo ragione noi. Se ho preso una posizione chiara è perché sono preoccupato per i conti pubblici e per le famiglie. Le discussioni interne al Pd, i retroscena, a me non interessano e non mi riguardano. Quando ci sarà da dire qualcosa lo diremo chiaramente”. L’interesse, secondo Renzi, è non andare a votare subito: “Per colpa delle liti dei partiti se si vota adesso l’Iva schizza al 25%, una follia, l’Italia va in recessione, nel 2020 chiudono migliaia di negozi e l’Italia sarà attaccata sui mercati. Se i partiti vogliono litigare bene, ma mettiamo in sicurezza i conti“.

Bettini: “Governo istituzionale sarebbe tragico errore” – L’intervista di Bettini al Corriere, d’altronde aveva già il sapore di quello che viene subito definito “lodo”. “L’idea di un governo istituzionale, di transizione, di un governo del presidente, chiamatelo come volete, è un tragico errore. E bene ha fatto, con coraggio, Nicola Zingaretti a opporsi con forza”, ha detto l’ex segretario ai tempi dei Ds nel colloquio con Tommaso Labate. “Dopo esserci fatti carico di una manovra economica pesantissima – aggiunge – che avrebbe come obiettivo quello di porre rimedio ai guai provocati dal governo gialloverde, torneremmo comunque al voto nel giro di poco. Con la certezza di vedere decuplicato il rischio della deriva plebiscitaria di Salvini”.

Quello con i Cinque Stelle “è un tentativo difficilissimo ma vale la pena di provarci. Soltanto un accordo di legislatura, basato su una profonda riflessione politica, può consentire al Pd e al M5s di rispondere alla rivoluzione conservatrice lanciata dal leader della Lega”. Prima però “vanno create le condizioni, che impongono un confronto senza sconti sul passato e sui programmi futuri, soprattutto tra noi e i Cinque Stelle”. Che cosa si intende per “senza sconti”? “Si deve convenire su una scelta europeista netta – afferma l’ex segretario dei Ds – Per cambiare l’Europa, certo, ma assumendola come il nostro orizzonte futuro”. Insomma, “occorre abbandonare la strada dell‘antipolitica sulla quale non si governa e non si costruisce nulla”.

L’identikit del premier e il pranzo con D’Alema – Il Pd, secondo Bettini “si è rinnovato con un congresso democratico. Abbiamo da fare ancora tanto per essere all’altezza delle sfide che ci aspettano. Ma anche le altre forze che dovranno concorrere a un governo tutto inedito, come quello di cui parliamo, dovranno mettersi in discussione”. E ancora: “In politica non ti puoi mai fidare al cento per cento di nessuno. Spetta alla tua intelligenza, forza e capacità di influenza mantenere i processi sui binari giusti. Il M5s è composito, fluttuante, contiene istanze diverse. È stato cannibalizzato dalla Lega. Noi dovremo rispettarlo, facendo emergere gli elementi positivi che ha introdotto nel dibattito pubblico italiano, ottenendo un largo consenso”.

Infine, l’identikit del possibile premier di un governo di legislatura Pd-M5s? “Indubbiamente una figura politica, non un tecnico. Di prestigio nazionale e internazionale, certo. Ma di sicuro un politico”. E se questa impresa non riuscisse? “Allora sarebbe meglio tornare al voto il prima possibile”, ma “per imboccare un sentiero di questo tipo è indispensabile che il Pd sia unito. Senza l’unità del Pd, come ha ricordato il segretario nazionale, si torna al voto subito”.

Secondo un retroscena pubblicato dal quotidiano Il Tempo, l’intervista di Bettini sarebbe stata preceduta da un pranzo di tre ore e mezza avvenuto ieri fra Massimo D’Alema e Nicola Zingaretti, nella tenuta dell’ex presidente del Consiglio a Otricoli, in provincia di Terni. Qui, secondo il giornale romano, l’ex leader dei Ds avrebbe proposto all’attuale segretario di puntare a un governo di legislatura con a capo l’attuale presidente della Camera, Roberto Fico.

L’adesione di Martina e Boccia – La “traccia di lavoro” ha raccolto subito consensi. Il primo endorsement è arrivato dell’ex reggente dem, Maurizio Martina, che considera la proposta “giusta e da sostenere”. “È chiaro – ammette – che i margini di un confronto con il Movimento 5 Stelle sono assai limitati, ma rimangono possibili se matureranno una nuova consapevolezza politica, alternativa al pericolo estremista di Matteo Salvini. Non accordi di corto respiro ma una vera svolta utile al paese a partire da europa, lavoro, scuola, ambiente. Mettendo in discussione anche le folli politiche migratorie del ministro uscente della paura. Il Pd unito può fare la differenza in questo confronto e respingere così il gioco pericoloso di Salvini sulla pelle degli italiani”.

Secondo il deputato dem Francesco Boccia, che parla a Sussidiario.it, “il lodo Bettini è semplicemente il buon senso della politica fatta con lungimiranza e trasparenza. Goffredo ha sintetizzato con intelligenza quello che pensa la stragrande maggioranza degli italiani che votano centrosinistra. Niente scorciatoie: voto subito o M5S che rinnegano le scelte di governo fatte con la Lega, si raccordano su questioni dirimenti per il Paese impegnando l’intera legislatura e cambiano gruppo dirigente”. Per il parlamentare “questa seconda strada molto molto più complicata, quasi impossibile ma merita di essere verificata dopo la crisi e la caduta del governo”.

I renziani aprono al “lodo Bettini” – Che qualcosa nel mondo renziano si stesse muovendo, era chiaro già dalla mattinata. A Repubblica, il deputato Ettore Rosato – molto vicino all’ex premier – non aveva chiuso alla proposta di un governo con i 5 stelle: “La proposta di Renzi è siglare un’intesa istituzionale tra le forze disponibili in parlamento per costruire un governo che affronti queste emergenze”, ma “che ciò non toglie nulla al giudizio negativo che diamo su di loro, al loro modo di agire e al come si sono approcciati alla politica. Ma la situazione necessita di trovare una maggioranza parlamentare che affronti con decisione la situazione”. E il governo di legislatura? “Tutti i governi hanno un termine”, risponde Rosato

Più renziano di Rosato è Lorenzo Guerini, ma anche lui ha aperto al “lodo Bettini”. “È un ragionamento che ha spunti che condivido, che riprende e sviluppa la riflessione di Renzi di alcuni giorni fa – dice il deputato del Pd all’Ansa – Aprire un confronto vero su un programma chiaro, con alcuni punti cardine a cui il Pd non può rinunciare: uno su tutti l’investimento sull’Europa come orizzonte irrinunciabile per il nostro futuro”. E, come Franceschini, ammette: “E’ una strada difficile, stretta, ma con un Pd unito credo valga la pena provarci”.

L’ipotesi del governo di legislatura aveva visto fra i suoi primi promotori Leu. Non a caso, il capogruppo alla Camera, Federico Fornaro, afferma che “con coraggio occorre verificare le condizioni di un governo di legislatura che affronti le vere emergenze del lavoro, alla lotta alle disuguaglianze, che hanno raggiunto ormai livelli inaccettabili”. Secondo Fornaro, “Salvini se ne deve fare una ragione: la crisi va portata in Parlamento nel rispetto del dettato costituzionale”.