Collegi spartiti in maniera scientifica, un listone per nascondere il logo di Forza Italia (e quindi non perdere voti) e soprattutto: il divieto di alleanza con Giovanni Toti. Sono alcuni degli elementi della nuova alleanza che sarà siglata tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Un patto che – da quello che raccontano i quotidiani – dovrebbe essere addirittura siglato davanti a un notaio: il ché la dice lunga sul livello di fiducia tra i leader di Lega e Forza Italia. “Oggi o domani Berlusconi e Salvini si incontreranno dal notaio per rispolverare una vecchia alleanza in bianco e nero. Per tornare al passato. La notizia del notaio nessuno la sta smentendo. Cosa succederà con questo accordo? Salvini svenderà la Lega a Berlusconi – come fece Bossi nel 1996 – e Berlusconi svenderà i suoi attuali parlamentari in cambio di qualche poltrona per i big di partito”, scrive su facebook Luigi Di Maio che si rivolge “agli elettori della Lega: era questo il cambiamento che volevate?”.

Il no degli azzurri: “Facciamo nostre liste” – Di sicuro non lo vogliono quelli di Berlusconi: dal coordinamento degli azzurri a Palazzo Grazioli, infatti, fanno sapere al Carroccio di essere contrari a sciogliersi in una lista unica. “Il coordinamento di presidenza di Forza Italia – si legge in una nota diffusa dal partito azzurro – in relazione all’ipotesi di un listone di centrodestra apparsa su alcuni quotidiani, si dichiara radicalmente contrario a questa ipotesi. Forza Italia pur auspicando un accordo di coalizione con gli altri partiti di centro-destra, non è disposta a rinunciare alla propria storia, al proprio simbolo e alle proprie liste in vista delle prossime elezioni Politiche”. Insomma dai berlusconiani sarebbe arrivato un alt all’ex premier, pronto a siglare il nuovo patto con Salvini per garantirsi un’influenza sul futuro governo di centrodestra. Sopratutto su temi storicamente cari all’ex cavaliere come la giustizia e il conflitto d’interessi.

L’incontro saltato e l’attesa per il faccia a faccia – La strada per la nuova alleanza, per la verità, al momento sembra tutta in salita. Salvini, infatti, era atteso in tarda mattinata a palazzo Grazioli per un faccia a faccia con Berlusconi. Ma, allo stato, raccontano fonti parlamentari di centrodestra, il leader della Lega non ha ancora varcato il portone di via del Plebiscito e già c’è chi parla di colloquio rinviato di qualche ora (magari dopo l’intervento di Matteo Renzi), se non proprio annullato, perchè la trattativa tra i due leader si sarebbe impantanata. E Salvini fa sapere che è al Viminale al lavoro. Nel frattempo si registra il caos al Senato in vista del voto di oggi dell’Aula sul calendario della crisi di governo. Nelle ultime ore, raccontano in ambienti parlamentari, sta circolando l’ipotesi di un centrodestra pronto a non partecipare alla votazione per non risultare in minoranza e certificare, al contrario l’esistenza del nuovo asse Pd-M5S-Leu per la formazione di un governo di garanzia elettorale.

Listone unico e via Toti – Secondo il quotidiano Repubblica, il ministro dell’Interno è pronto a proporre a Berlusconi di correre all’interno di un unico listone con le insegne che invocano inequivocabilmente a “Salvini premier”. Il segretario del Carroccio, infatti, teme di perdere consensi con questo ritorno al passato: non vuole quindi “inquinare” la coalizione col simbolo – considerato in caduta libera – di Forza Italia. A Fratelli d’Italia, invece, sarà concesso di correre col proprio simbolo. Secondo Denis Verdini, diventato trait d’union tra Arcore e via Bellerio, con questa composizione il centrodestra vincerebbe ovunque: anche al sud. Berlusconi, però, ha imposto almeno un paio di richieste: una quota di collegi blindati e l’esclusione di Giovanni Toti che con la sua “Cambiamo” è recentemente uscito dal partito azzurro. “Forza Italia da anni perde consensi, non rappresenta più un pezzo di elettori che si riconoscono nel centrodestra, perciò abbiamo scelto strade diverse, adesso quegli elettori hanno diritto di avere qualcuno per cui votare”, dice il presidente della Regione Liguria, che punta ad essere accolto in lista dai leghisti. “L’importante è che dentro alla squadra ci siano tutte le sensibilità che gli italiani possano voler scegliere – ha aggiunto il governatore – perché se cominciamo a escluderne qualcuna per preservare la riserva indiana di Forza Italia, che pur estinguendosi oggi ha un centinaio di parlamentari utili, che domani non lo saranno più, se gli italiani saranno costretti a votare, diventa più complicato il ragionamento”.

I berlusconiani contro B. pensano a Renzi – La “riserva indiana” di Forza Italia, in effetti, rischia di essere fondamentale. Berlusconi punta a ottenere “pari dignità politica” nel centrodestra. Che vuol dire un numero di colleggi legato al risultato delle europee e non quindi sui sondaggi. Alle elezioni di maggio, infatti, Forza Italia ha preso l’8 percento, mentre le rilevazioni le accreditano un paio di punti di meno: Berlusconi, però, al momento ha 166 parlamentari. In caso di ritorno al voto si ridurrebbero al massimo a una settantina. Proprio per questo Forza Italia è in rivolta e ha detto no all’ipotesi del listone unico. Per quale motivo molti deputati attualmente in carica – e con altri tre anni e mezzo di mandato davanti – dovrebbero suicidarsi tornando alle urne? Già oggi – sempre secondo Repubblica – in Aula a Palazzo Madama potrebbero contarsi parecchi scranni vuoti tra i 61 banchi di Forza Italia per votare con Lega e Fdi la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte. Per questo si comincia a parlare di un centrodestra che diserterebbe il voto per non mostrare spaccature. I boatos parlano già di una trentina di parlamentari pronti a seguire Matteo Renzi, primo nemico del ritorno alle urne e soprattuto sponsor di un governo di scopo con i 5 stelle. Gianfranco Rotondi è già pronto a fare il salto: “Oggi da Renzi vengono parole appropriate, da uomo di Stato: nessun calcolo elettorale giustifica la resa al cronoprogramma di Salvini. Il suo show è finito, la legislatura inizia adesso e sarà costituente perché il solo taglio dei parlamentari non significa nulla. Fi ha il dovere di esserci e di accettare una sfida che riformi le istituzioni e quindi ridisegni il quadro politico”. Intanto è tornato in campo Gianni Letta: il gran ciambellano di 25 anni di berlusconismo ha riaperto canali di comuniicazione tra Arcore e i renziani. Canali che, a sentire alcune intercettazioni di Luca Lotti con Luca Palamara (“o sto parlando con la Carfagna, con un pezzo di Forza Italia, con un pezzo dei moderati, con un pezzo del Pd che si stacca”), non sarebbero mai stati chiusi. È il piano B di Berlusconi: nel caso in cui le condizioni dettate da Salvini dovessero essere troppo stringenti, farebbe fallire il ritorno alle urne.

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