La conferenza stampa a favore dell’accordo "che il tabellone di Palazzo Madama mostrerà stasera essere possibile". L'ex premier traccia già le possibili convergenze con i Cinquestelle: dal taglio dei parlamentari alle misure ambientali e sulle periferie. Poi l'appoggio al segretario democratico, almeno durante la gestione della crisi: "Ha tutti i diritti e i doveri di gestire questa fase insieme ai capigruppo"
“Io non darò alibi a nessuno per fare saltare l’accordo che il tabellone di Palazzo Madama mostrerà stasera essere possibile”. Così Matteo Renzi in conferenza stampa al Senato annuncia che una maggioranza esiste, almeno dal suo punto di vista, così come la sua disponibilità a partecipare a un governo che duri a lungo. “Il mio appello è serio e non si impicca alle formule”, ha ribadito l’ex premier: “Io lo chiamo governo no tax perché deve mettere mano all’Iva e a mille questioni aperte”. Questioni che Renzi va già ad elencare, quasi come ad offrire una prima bozza di programma del nuovo esecutivo M5s-Pd. A partire dal taglio dei parlamentari: “Sono dell’idea che possa essere un punto di incontro e non di scontro”, dice Renzi. Poi gli obiettivi, a partire dal tema clima: quindi un “piano contro il dissesto idrogeologico” e per “l’economia circolare”. Ma anche un “piano sulle periferie” e un accordo per portare una figura di spessore alla Commissione europea. Un appello rivolto ai Cinquestelle e al suo Pd che ora però dovranno trovare una convergenza che vada oltre il voto al Senato.
Renzi chiede un tutti contro Matteo Salvini: “Contro la deriva del Papeete c’è la democrazia parlamentare”, sottolinea. E abbandona, per ora, ogni piano di scissione dal Partito democratico, ribadendo lealtà al Pd e al suo segretario almeno durante la gestione della crisi: “Zingaretti ha invocato unità e che sia la segreteria a gestire questo passaggio: mi sembrano due richieste comprensibili e da accogliere“. “Ho parlato da ex presidente del Consiglio – chiarisce Renzi – il segretario del Pd ha tutti i diritti e i doveri di gestire questa fase insieme ai capigruppo. C’è una discussione aperta con toni anche diversi, mi ha fatto riflettere Bettini“. Ovvero colui che per primo ha proposto un governo di legislatura, con un programma solido e di ampio respiro. “Decideremo, valuteremo, sono molto rispettoso del dibattito nel Pd ma da ex premier dico che rischiamo la recessione“, continua Renzi.
Lui che è stato il primo e il più attivo nel rigettare la prospettiva di un ritorno alle urne, rivendica questa posizione: “Se si va a votare non so se il Pd prende il 25% ma so che l’Iva va al 25% ed è un disastro per il Paese, è sicura la recessione“, evidenzia ancora l’ex premier. “Siamo di fronte a un fatto clamoroso che non va sottovalutato, la prima crisi in pieno Ferragosto nella storia della Repubblica”, e “da ex presidente del Consiglio ho voluto lanciare un appello alle forze politiche che oggi ha lo spazio per poter essere accolto. Toccherà ai segretari di partito e ai capigruppo” vedere come ma “è evidente l’occasione, testimoniata dal voto sul calendario“.
Un voto che, secondo Renzi, ora è Salvini a voler evitare a tutti i costi: “Alzate le terga, come ha detto il ministro dell’Interno, e raggiunta Roma, i senatori scoprono che il ministro dell’Interno non vuole votare oggi in Senato perché si è accorto che è in minoranza“. “Salvini si deve dimettere: costa fatica, ci vuole grandissimo coraggio. Ma oggi Salvini ha scelto di imprimere una svolta che è miseramente fallita: torni ai suoi mojito, nelle forme che riterrà più opportune”, attacca Renzi.
“Non ho mai parlato con tanti avversari politici come nelle ultime 72 ore”, ammette il senatore Pd. Che per questo è stato criticato, soprattutto da chi, anche fra i democratici, ritiene che un governo con i Cinquestelle non faccia altro che aumentare il consenso di Salvini: “Salvini il consenso lo ha aumentato quando era al governo, non all’opposizione. Da 26 anni è pagato dallo stipendio degli italiani, dal 1993, e non ha portato a casa risultati“, risponde Renzi. “Credo – aggiunge – che si debbano rispettare le regole della democrazia parlamentare. Salvini è al governo col 17%, il Pd alle opposizioni con il 19% per scelta. Non penso che il consenso di Salvini crescerà, credo che abbia molte difficoltà che sta cercando di nascondere, la sua Bestia è una macchina molto dispendiosa. Non ha portato a casa dei risultati, la scelta dell’ultima settimana già lo sta indebolendo“.
Renzi è convinto che il suo appello possa essere certificato del “tabellone di oggi al Senato” e che almeno il Partito democratico sia dalla sua parta: “Io vedo il Pd che ha decisamente aperto, che c’è discussione in corso”. “Non ho fatto questa proposta perché volevo parlare all’interno del Pd, non voglio sciuparla con il dibattito interno“, ribadisce ancora l’ex premier. Che respinge al mittente le accuse di “accordicchio” con il M5s: “C’è una Costituzione che dice che si vota ogni 5 anni e che affida al Parlamento il compito di indicare una leadership. Non credo di essere allergico alle urne. Sono allergico all’ignoranza costituzionale“. Anche se l’accordo va fatto con lo stesso Movimento 5 stelle a cui Renzi chiuse la porta in faccio nell’aprile del 2018: “Sia M5s che Lega avevano detto di non voler fare accordi con nessuno. Sono orgoglioso di quello che ho detto ad aprile 2018 e penso che la stragrande maggioranza delle persone la pensi come me”, risponde.