Si ipotizza che alla base della diffusione del virus possa esserci la presenza nel Mediterraneo di sostanze dannose che abbassano le difese immunitarie dei cetacei
Confermato il morbillo dei cetacei come causa dei sempre più frequenti decessi di delfini dall’inizio dell’estate nel mare della Toscana. Sono 40 gli esemplari morti da inizio 2019 al 13 agosto. A riferire i dati è la regione Toscana, sulla base di una relazione sui risultati delle autopsie sulle carcasse dei cetacei, che confermano i primi esiti delle iniziali analisi. Si ipotizza che alla base della diffusione del virus possa esserci la presenza nel Mediterraneo di sostanze dannose che abbassano le difese immunitarie dei cetacei.
Le analisi fisiche, batteriologiche ed ecotossicologiche hanno confermato che si tratta di virus Cemv, il Mobillivirus dei cetacei e hanno evidenziato anche la presenza di Ddt e Pct, ovvero “policlorobifenili organoclorurati di vecchia generazione utilizzati anche come insetticidi ed ancora presenti nel Mar Mediterraneo”. “Questi prodotti – ha spiegato l’assessore toscano all’Ambiente Federica Fratoni – possono avere un effetto immunosoppressore e dunque possono aver contribuito al diffondersi della malattia ed ai suoi effetti”. Il referto è sottoscritto da tecnici del Dipartimento di Scienze fisiche terra e ambiente dell’Università di Siena, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale per la regione Lazio e dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) e annuncia ulteriori indagini per stabilire eventuali correlazioni tra il fenomeno in corso ed i precedenti analoghi avvenuti sempre nel Santuario dei Cetacei nel 2013 e nel 2016. Il lavoro sarà portato avanti in collaborazione con il Centro di referenza nazionale per la diagnosi dei Mammiferi marini spiaggiati (Credima), che sta analizzando i casi di altri delfini spiaggiati in Liguria.
Federica Fratoni è intervenuta richiamando l’attenzione sul problema dell’inquinamento dei mari: “Faccio un appello al Governo perché finalmente l’Italia aderisca alla Convenzione di Stoccolma del 2001, che mette al bando gli inquinanti organici persistenti. Il nostro è l’unico Paese europeo a non aver ancora sottoscritto quel patto di civiltà ed è giunto il momento di rimediare a questo errore. Siamo impotenti davanti a questo virus – ha spiegato l’assessore riferendosi alle sostanze dannose che hanno causato il diffondersi dell’epidemia – ma potremmo fare molto circa un altro problema evidenziato dalle analisi di tessuti e degli organi prelevati durante gli esami autoptici dei delfini”