A bordo della Ocean Viking ci sono 356 migranti salvati in acque libiche nei giorni scorsi dalla nave delle ong Sos Mediterranee e Medici senza frontiere. Per loro, e per i 151 a bordo della Open Arms, i porti europei, a partire da quelli di Malta e Italia, sono chiusi. Ad aprirli invece è la Libia: secondo fonti del Viminale la Guardia costiera libica ha indicato per lo sbarco il porto di Tripoli, dopo che le stesse ong aveva chiesto alla Libia la disponibilità di un Pos, cioè un “place of safety“, un luogo sicuro dove sbarcare.
Ma le ong annunciano che non faranno sbarcare in Libia le persone soccorse: “La richiesta di un porto sicuro – afferma in una nota Medici senza frontiere – è stata fatta al Centro di Coordinamento di Soccorso libico già venerdì 9 agosto dopo il salvataggio del primo barcone, perché quella libica è l’autorità marittima di riferimento nell’area di ricerca e soccorso e avrebbe la responsabilità di indicare un porto sicuro. Ma per il diritto internazionale né Tripoli, né nessun altro porto in Libia, sono porti sicuri e riportare le persone in Libia sarebbe una grave violazione“. L’organizzazione conclude: “Msf e SoS Mediterranee non riporteranno le persone in Libia in nessuna circostanza e restano in attesa dell’assegnazione di un porto che risponda ai requisiti del diritto internazionale”.
L’Unhcr: “L’Europa faccia sbarcare i migranti ” – Contro lo sbarco a Tripoli si è schierata anche l’Unhcr: “I violenti combattimenti in Libia, insieme alle segnalazioni di violazioni di diritti umani, fanno sì che quel Paese non possa essere considerato un porto sicuro e che nessuno deve essere riportato lì”. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati chiede che sia l’Europa a consentire lo sbarco: “I governi europei consentano lo sbarco immediato di 507 persone attualmente bloccate in mare dopo esser state soccorse nel Mediterraneo centrale“.
L’Agenzia dell’Onu ricorda infatti che dopo il bombardamento del centro di Tajoura in cui sono morti 50 migranti, molti leader europei si sono detti scossi per quanto avvenuto. Un sentimento che “deve ora tradursi in atti significativi di solidarietà verso le persone in fuga dalla Libia”. E chiede inoltre che venga “rafforzata la capacità di ricerca e soccorso nel mediterraneo centrale” ribadendo che il “ruolo delle navi delle Ong dovrebbe essere riconosciuto e sostenuto”. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini questa mattina aveva ribadito la chiusura dell’Italia: “Al lavoro al ministero da stamane per evitare lo sbarco di oltre 500 migranti a bordo delle navi di due Ong, una francese e una spagnola”.
L’allarme di Open Arms: in arrivo onde di 2 metri – Dopo dodici in mare è ancora bloccata anche la situazione della Open Arms, con a bordo 151 migranti, che lancia nuovamente l’allarme: “Da mercoledì è in arrivo una perturbazione, previste onde di 2,2 metri“. E aggiunge: l’Italia “ci impedisce di avvicinarci a Lampedusa” e Malta “ha negato autorizzazione a entrare in acque territoriali per ripararci”. La nave della ong spagnola, che il primo agosto ha soccorso 121 migranti e ne ha salvati altri 39 nella notte tra il 9 e il 10 agosto, recuperati in acque maltesi e raggiunti grazie a una segnalazione di Alarm Phone, racconta così la situazione a bordo: “Dodici giorni in mare. Una perturbazione in arrivo. La situazione si fa sempre più difficile. ‘Perché non ci fanno scendere?’ Non sappiamo più cosa rispondere. E l’Europa tace. Un silenzio che grida la vergogna del nostro tempo”.
La richiesta d’asilo per i minorenni – Tra i 151 migranti ancora a bordo, 31 sono minorenni: per loro lunedì sera il capitano della Open Arms, Marc Reig, ha chiesto all’ambasciata spagnola a Malta di concedere l’asilo, sottolineando la necessità di procedere di urgenza “considerata la situazione di incertezza in cui si trova la Open Arms che rimane nelle acque internazionali per un tempo indeterminato”. La Spagna ha però respinto la richiesta: il ministro ai Lavori pubblici spagnolo, José Luis Abalos, ha affermato che la domanda non è valida: secondo la legge spagnola, infatti, le richieste di asilo devono essere presentate di persona oppure da un rappresentante legalmente accreditato.
In ministro ha anche sottolineato che, secondo gli accordi internazionali, i migranti soccorsi dovrebbero essere portati nel porto disponibile più vicino, che in questo caso si trova in Italia. Nei giorni scorsi dalla nave spagnola erano state fatte sbarcare le persone in condizioni maggiormente critiche: un ventenne con presunta tubercolosi sbarcato domenica a Lampedusa con una motovedetta della Guardia Costiera italiana e lunedì due donne, una con un tumore al cervello e una colpita da polmonite, trasferite a Malta con i loro accompagnatori, in tutto otto persone.
Il Tribunale di Palermo: “Vietato respingere i minori non accompagnati” – Il 7 agosto Open Arms aveva presentato un ricorso al Tribunale per i minori e alla Procura minorile di Palermo affinché i minori a bordo della nave “vengano fatti sbarcare e vengano nominati dei tutori per quelli non accompagnati”. Secondo quanto riporta la ong, oggi è arrivata la risposta del Tribunale: “Come è ben noto le Convenzioni Internazionali a cui l’Italia aderisce e soprattutto l’art. 19 co. 1 Bis D Lvo 286/98 come integrato dall’articolo 3 della legge 47/17, impongono il divieto di respingimento alla frontiera o di espulsione dei minori stranieri non accompagnati, riconoscendo loro, invece il diritto ad essere accolti in strutture idonee, nonché di aver nominato un tutore e di ottenere il permesso di soggiorno”. E, prosegue il Tribunale: “Evidentemente tutti questi diritti vengono elusi a causa della permanenza dei suddetti a bordo della nave Open Arms, nella condizione di disagio fisico e psichico descritta dal medico di bordo che ha riferito della presenza di minori con ustioni, difficoltà di deambulazione, con traumi psichici gravissimi in conseguenza alle terribili violenze subite presso i campi di detenzione libici”.
La Open Arms aggiunge: “Allo stato il Tribunale ha ritenuto di chiedere chiarimenti ai Ministri rispetto a una situazione giudicata palesemente illegittima e violativa di diritti fondamentali e chiede infatti ‘di conoscere quali provvedimenti le autorità in indirizzo intendano adottare in osservanza della normativa internazionale e italiana sopra richiamata’. Riteniamo quella del Tribunale una risposta importante – conclude la ong -, e attendiamo anche noi di conoscere in che modo le autorità italiane intendano agire per tutelare diritti riconosciuti, così come dovrebbe avvenire in ogni democrazia liberale europea”.