Cervelli in fuga

“Sono emigrato in Madagascar, mi dicevano che ero pazzo. Il mio futuro non poteva essere a Milano”

Giorgio Maggioni, 45 anni, da più di 20 vive nell'isola, dove si occupa di turismo, gestendo agenzie locali che valorizzano il territorio. "Spesso mi arrabbio sentendo come gli italiani non capiscano la fortuna di avere sanità e istruzione gratis"

A 20 anni Giorgio Maggioni, studente di statistica all’università di Milano, trova un lavoro presso un’agenzia viaggio italiana a Nosy Be, isoletta nel nord del Madagascar. “È stata la mia prima esperienza all’estero; mi ricordo ancora benissimo il momento del ritorno a casa, uno dei più importanti della mia vita, quando ho deciso che il mio futuro non poteva limitarsi a Milano”. Così, mentre all’inizio del millennio i suoi compagni di studi fanno carriera, Giorgio emigra con tremila euro in tasca in Madagascar. “In pochi pensavano di partire a quell’epoca ed ero visto come un pazzo avventuriero”. Oggi, a 45 anni, Giorgio vive e lavora in Madagascar. “Qui ho raggiunto un livello che non avrei potuto neanche sognare restando in Italia”.

Giorgio è andato a vivere da solo all’età di 19 anni: “Per tanto tempo sono stato studente e lavoratore, alternando prima studi in letteratura italiana e poi in statistica a tanti lavori, specialmente nel turismo e nella ristorazione, sia a Milano che nel resto d’Italia come stagionale”, ricorda. La prima esperienza in Madagascar è nata proprio per pagarsi gli studi in una agenzia turistica italiana di Nosy Be. “Lì è cominciata la mia vita in Madagascar che mi ha portato successivamente a essere ristoratore, agente immobiliare, esperto di pietre da collezione e anche sviluppatore di siti web, fino a dedicarmi quasi esclusivamente al turismo”.

L’accoglienza è stata ottima. “Arrivavo in un Paese molto diverso da quello da cui venivo, inizialmente bloccato da una scarsa conoscenza della lingua e dei costumi locali. C’è chi agli inizi ha cercato di approfittare del giovane italiano migrante, ma alla fine hanno desistito”, aggiunge. La differenza tra una cultura occidentale e una unica come quella del Madagascar per Giorgio “è immensa”, spiega. “È vero che spesso nelle campagne più remote l’arrivo di un bianco susciti ancora stupore ma l’accoglienza e il sorriso dei malgasci non mi hanno mai dato nessun problema”, racconta.

Guardando alla burocrazia, in Madagascar è piuttosto semplificata. “È possibile aprire una società in un paio di giorni e gestire facilmente la contabilità”, spiega Giorgio. Cosa manca dell’Italia? “Sicuramente la qualità dei servizi pubblici. Spesso mi arrabbio sentendo come gli italiani non capiscano la fortuna di avere sanità e istruzione gratis, un bene preziosissimo che pochi al mondo possono permettersi. Qui per una scuola francese bisogna sborsare più di tremila euro all’anno e un buon ospedale non lo si trova neanche a pagamento”.

Dal 2001 Giorgio si è stabilito definitivamente ad Antsirabe, la terza città più grande del Paese: oggi, a 45 anni, si occupa di turismo gestendo agenzie locali che valorizzano il territorio. La giornata tipo? “Dopo aver portato i figli a scuola mi presento in ufficio dove rispondo ai clienti, contatto hotel e guide. Nulla di diverso da quello che avrei potuto fare in Italia”, sorride. C’è poi da accompagnare i turisti e seguirli nel loro percorso. “Ricordo con grande piacere il gruppo di 75 geologi e gemmologi provenienti da 5 continenti, dai 20 agli 80 anni, che ho seguito passo dopo passo in una visita di tre settimane in Madagascar. Tra loro c’erano accademici di fama mondiale: era un po’ come portare in gita dei professori”. Ma ci sono vantaggi anche dal punto di vista economico a vivere in Madagascar? “Il turismo vive un momento di grande sviluppo – racconta –. Non avrei potuto raggiungere questo stile di vita in Italia”, dove però Giorgio investe i suoi risparmi. Ma se guarda al suo paese vede stagnazione. “Molti miei compagni di liceo e di università si ritrovano incastrati in lavori che non li soddisfano sia umanamente che dal punto di vista economico e si fanno molte domande sul loro futuro”.