Economia

Crescita, i titoli di Stato Usa a due anni rendono più dei treasury decennali: segnale che anticipa recessione. Borse in rosso

La curva dei rendimenti Usa si è invertita prima di ogni recessione da 50 anni a questa parte e soltanto in un caso si è trattato di falso allarme. Brutte notizie sono arrivate in mattinata anche dall'Asia: produzione industriale e vendite al dettaglio in Cina sono finite sotto pressione a luglio mancando le attese

Nel giorno in cui dalla Germania arriva la notizia che il pil è tornato negativo e la produzione industriale cinese rallenta scendendo ai minimi dal 2002, anche i titoli di Stato statunitensi danno segnali preoccupanti sullo stato di salute dell’economia. Per la prima volta dal 2007, il tasso pagato dai treasuries statunitensi a dieci anni è sceso sotto quello dei titoli a due anni, dopo che in primavera lo stesso era accaduto per i trimestrali. L’ultima volta in cui si è verificata una simile inversione è stato nel giugno del 2007, quando la crisi dei mutui sub-prime si stava intensificando. La curva dei rendimenti Usa si è invertita prima di ogni recessione da 50 anni a questa parte e soltanto in un caso si è trattato di falso allarme.

L’inversione della curva dei rendimenti si è verificata anche per i titoli inglesi per la prima volta dal 2008. Fuori dagli Stati Uniti, va detto, le curve dei rendimenti sono state meno attendibili nell’anticipare contrazioni. Quella tedesca evidenzia però il maggior appiattimento dal 2008. Del resto da molti mesi i deboli dati economici, le tensioni commerciali e i rischi legati a Brexit hanno aumentato le scommesse di un taglio dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali e causato forti cali nei rendimenti dei titoli di Stato. Anche quelli del Treasury trentennale sono crollati oggi al minimo storico di 2,05%. Negativa la reazione dei mercati. Le Borse del Vecchio Continente hanno chiuso tutte in negativo, con Milano maglia nera: l’indice Ftse Mib ha ceduto il 2,53% a 20.020 punti. Chiusura in forte calo anche per Wall Street. Il Dow Jones, nella sua peggiore giornata del 2019, ha perso il 3,05%, il Nasdaq il 3,02% e l’indice S&P500 il 2,93 per cento.

Del resto brutte notizie sono arrivate in mattinata anche dall’Asia. Produzione industriale e vendite al dettaglio in Cina sono finite sotto pressione a luglio mancando le attese. La produzione, nei dati dell’Ufficio nazionale di statistica, è aumentata del 4,8% annuo, al passo più lento da febbraio 2002 e al di sotto delle stime del 5,8% a causa del braccio di ferro con Washington e della debole domanda interna. Le vendite al dettaglio sono cresciute del 7,6%, contro il 9,8% di giugno e le attese all’8,6%. Nei primi sette mesi, invece, il rialzo si è attestato all’8,3%. Gli investimenti fissi sono saliti del 5,7%, a 34.890 miliardi di yuan (circa 4.970 miliardi di dollari), contro il +5,8% dei primi 6 mesi, tenendosi sotto le attese di +6,8%. La componente privata è scesa a +5,4% (dal 5,7% di gennaio giugno) mentre quella pubblica è aumentata del 7,1% da +6,9%.