Proseguono su un doppio binario le inchieste sul caso Epstein. Quelle per stabilire come sia stato possibile che il detenuto si sia impiccato con un lenzuolo e quella sui festini organizzati dal miliardario in cui sarebbero state abusate minorenni.

Le due guardie carcerarie che avrebbero dovuto vigilare su Jeffrey Epstein la notte prima del suicidio si sono addormentate lasciando la cella del finanziere senza controlli per almeno tre ore. Gli agenti avrebbero poi falsificato il rapporto per nascondere il loro errore. Lo riporta il New York Times citando fonti investigative dopo che due agenti della prigione federale di Manhattan sono stati rimossi e messi in aspettativa. Sono tre le inchieste sulla morte del miliardario accusato di una lunga serie di reati sessuali anche a danno di minori.

Al setaccio degli agenti dell’Fbi la villa nell’isola privata nelle Virgin Islands dove nelle ultime ore è scattato un raid a caccia di prove sui festini che il finanziere americano organizzava con amici e ragazze minorenni. I federali su Little St. James – secondo quanto si evince dalle immagini riprese dall’alto da un drone – avrebbero trovato e sequestrato alcuni computer ed altro materiale che potrebbe risultare utile alle indagini.

Intanto mentre le indagini che vanno avanti nonostante il suicidio, una donna che lo ha accusato di sfruttamento e abusi sessuali ha presentato presso il tribunale di New York la prima causa civile che potrebbe aprire la strada a decine di azioni legali. La causa è intentata contro il patrimonio del finanziere suicida che ammonterebbe ad almeno 550 milioni di dollari. La vittima, Jennifer Araoz, 32 anni, fu adescata dalla rete di Epstein quando aveva 14 anni fuori dalla scuola e – secondo il suo racconto – fu abusata e violentata dall’età di 15 anni. La denuncia di Araoz anche contro la socia di Epstein, Ghislaine Maxwell.

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