Non solo, ha poi parlato anche delle minacce di morte ricevute dall'Isis dopo che è stato pubblicato un video che la immortalava mentre compiva atti sessuali in un hijab, episodi che hanno contribuito a farle decidere di abbandonare quella carriera
Anche se ha lavorato nel mondo del porno solo per tre mesi diversi anni fa, Mia Khalifa è nota ancora sopratutto come pornostar. I 29 film in cui compare come protagonista sono infatti tra i più visti di sempre su Pornhub. 26 anni, nata a Beirut ma naturalizzata negli Stati Uniti, ha un matrimonio fallito alle spalle e ora ha deciso di sfruttare la fama conquistata come pornostar per lavorare come influencer su Instagram, dove pubblica quotidianamente scatti sexy, per la gioia dei suoi 10 milioni di followers.
Ora Mia Khalifa è stata intervistata dalla scrittrice Megan Abbott su YouTube a cui ha rivelato un particolare inedito della sua esperienza nel mondo del porno. La giovane ha infatti voluto smontare il luogo comune secondo cui fare la pornostar assicuri guadagni milionari: “La gente pensa che io stia guadagnando i milioni dal porno – ha detto Mia -. Completamente falso. In totale ho guadagnato circa 12mila dollari da quello e dopo non ho più visto un centesimo”.
Non solo, ha poi parlato anche delle minacce di morte ricevute dall’Isis dopo che è stato pubblicato un video che la immortalava mentre compiva atti sessuali in un hijab, episodi che hanno contribuito a farle decidere di abbandonare quella carriera. “L’Isis mi ha inviato minacce di morte – ha spiegato Mia Khalifa -. Hanno photoshoppato una mia foto su un corpo decapitato, tenendo la mia testa in mano dicendo che sarai la prossima, disgrazia musulmana. Allora io ho detto: ‘Meglio la mia testa che le mie tette, sono più costose’. Una settimana dopo però ho visto un’immagine di Google Maps del mio appartamento su Twitter e sono iniziate le paure. Ho vissuto in un hotel per due settimane e mi sono trasferito dopo aver potuto riunire le mie cose e trovare un nuovo posto. È stato molto più spaventoso questo della decapitazione di Photoshop“, ha concluso.