Il Tribunale amministrativo del Lazio ha riconosciuto "la violazione delle norme di Diritto internazionale del mare in materia di soccorso presenti all’interno del decreto Sicurezza bis" e la "situazione di eccezionale gravità e urgenza". Viminale pronto a nuovo divieto di ingresso. La nave fa rotta verso Lampedusa scortata da due navi della Marina
Open Arms vince la prima battaglia legale. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato il 13 agosto dalla ong spagnola e ha disposto la sospensione del divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane della sua nave da quasi due settimane bloccata nel Mediterraneo in attesa di un porto in cui sbarcare. Lo ha comunicato la stessa organizzazione presieduta da Oscar Camps, sottolineando che sulla base della decisione dei giudici “ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino in modo che i diritti delle 147 persone, da 13 giorni sul ponte della nostra nave, vengano garantiti”.
Immediata la risposta di Matteo Salvini: “C’è un disegno per tornare indietro ed aprire i porti italiani”. “Un avvocato del Tar del Lazio – ha aggiunto il ministro dell’Interno parlando a Recco in riferimento al giudice Leonardo Pasanisi che ha firmato il provvedimento – vuole dare il permesso a sbarcare in Italia una nave straniera carica di immigrati stranieri e io ancora nelle prossime ore firmerò il mio no”. Il Viminale ha già annunciato ricorso al Consiglio di Stato. Salvini inoltre, a quanto si apprende, è pronto a firmare un nuovo provvedimento di divieto di ingresso.”Finché ci sono io farò tutto quello che è in mio potere per difendere i confini italiani, Amici. #portichiusi“, twitta i ministro.
Ora la nave fa rotta verso Lampedusa scortata da due navi della Marina Militare. Lo si apprende da fonti della Difesa, secondo le quali già dalla serata di ieri il ministro Elisabetta Trenta sta seguendo la vicenda. Dopo aver preso contatti con il Tribunale dei minori di Palermo ed essersi accertata delle condizioni dei 32 minori a bordo, il ministro ha dato mandato al capo di stato maggiore dalla Difesa Vecciarelli di far avvicinare le due navi della Marina in modo da essere pronti ad un eventuale trasferimento. Il ministro è stato inoltre in contatto con le altre autorità di governo competenti per poter arrivare allo sbarco dei 32 minori.
IL RICORSO PRESENTATO IL 13 AGOSTO – “A seguito del ricorso presentato dai nostri legali presso il Tar del Lazio in data 13 agosto 2019 – spiega la ong spagnola – nel quale facevamo presente la violazione delle norme di Diritto internazionale del mare in materia di soccorso presenti all’interno del decreto Sicurezza bis, lo stesso oggi risponde riconoscendo la suddetta violazione nonché la situazione di eccezionale gravità ed urgenza dovuta alla permanenza protratta in mare dei naufraghi a bordo della nostra nave”. Il tribunale amministrativo inoltre, ha disposto “la sospensione del divieto di ingresso in acque territoriali italiane per permettere il soccorso delle persone a bordo”.
IL TAR: “CONTRADDIZIONI NEL DIVIETO D’INGRESSO” – Il tribunale, si legge nel decreto cautelare a firma del presidente Leonardo Pasanisi, ha sospeso il divieto “ritenuto, quanto al periculum in mora, che sicuramente sussiste, alla luce della documentazione prodotta (medical report, relazione psicologica, dichiarazione capo missione), la prospettata situazione di eccezionale gravità ed urgenza, tale da giustificare la concezione della richiesta tutela cautelare monocratica, al fine di consentire l’ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane (e quindi di prestare l’immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli, come del resto sembra sia già avvenuto per i casi più critici”.
“Il ricorso in esame – rileva il giudice estensore Francesco Arzillo – non appare del tutto sfornito di fondamento giuridico in relazione al dedotto vizio di eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso”. Secondo il collegio, “la stessa amministrazione intimata (ovvero il Ministero dell’Interno) riconosce, nelle premesse del provvedimento impugnato, che il natante soccorso da Open Arms in area SAR libica – quanto meno per l’ingente numero di persone a bordo – era in “distress“, cioè in situazione di evidente difficoltà” e “per cui appare, altresì, contraddittoria la conseguente valutazione effettuata nel medesimo provvedimento, dell’esistenza, nella specie, della peculiare ipotesi di “passaggio non inoffensivo“. Se nel provvedimento di divieto di ingresso il Viminale riconosce che l’imbarcazione era in difficoltà – è il ragionamento dei giudici – è contraddittorio impedirle di entrare nelle acque italiane.
“Siamo lieti di constatare come, ancora una volta, dopo il Tribunale per i Minori, anche il Tar abbia ritenuto di dover intervenire per tutelare la vita e la dignità delle persone – sottolinea Open Arms – e abbia riconosciuto le ragioni della nostra azione in mare, ribadendo la non violabilità delle Convenzioni internazionali e del diritto del mare”.
SALVINI: “IO NON TORNO INDIETRO” – La risposta del ministro dell’Interno non si fa attendere: “C’è un disegno per tornare indietro ed aprire i porti italiani, per trasformare il nostro paese nel campo profughi d’Europa. Ma io non torno indietro”, afferma Salvini. “Ditemi se non è un paese strano – aggiunge – quello dove una nave spagnola in acque maltesi si rivolge ad un avvocato di un tribunale amministrativo per chiedere di sbarcare in Italia. Nelle prossime ore firmerò il mio no perché complice dei trafficanti non voglio essere”.