Intervista (brevissima) del Foglio all'ex "Lìder Massimo" che diventò capo del governo con una maggioranza diversa da quella che pochi mesi prima aveva sostenuto Prodi
“Un governo si può fare. Chiamarlo ribaltone non ha senso“. Massimo D’Alema parla, apparentemente controvoglia, con il Foglio, in un’intervista brevissima. Chi, meglio di lui, può parlare dell’ipotesi della formazione di un altro governo a legislatura partita da poco. Nel 1998 diventò presidente del Consiglio – il primo ex comunista a Palazzo Chigi – grazie a una nuova maggioranza da quella appena caduta sotto i colpi di Rifondazione, che mise fine al primo governo Prodi. Ma “cosa si ribalterebbe?” si chiede D’Alema al Foglio. In realtà l’ipotesi di una maggioranza formata da Partito democratico e Cinquestelle, dice, “sarebbe frutto di un accordo…”. Ma?, gli obiettano dal giornale diretto da Claudio Cerasa. “Ma bisogna capire non se si possa fare, ma ragionare se sia sostenibile per una legislatura. La s-o-s-t-e-n-i-b-i-l-i-t-à. Questo è il problema”. Sostenibilità, scritto così perché evidentemente l’ha detto così, diciamo. L’ex capo del governo non dice altro: “Mi chiedete di aggiungere confusione alla confusione. Ci sono momenti in cui bisogna rimanere tranquilli”. Pare questa anche la linea dei due partiti che la formerebbero, la nuova maggioranza. Anche perché la vecchia, formalmente, è ancora tutta intera: per la crisi bisogna aspettare il 20 agosto.