Il re è sempre più nudo e la bufala che tutte le energie alternative siano verdi, compatibili con territorio ed ambiente, si dimostra sempre più tale. L’ultimo esempio lo abbiamo in Tuscia, dove 250 ettari di terreni agricoli rischiano di essere sacrificati sull’altare dell’ossimoro dello sviluppo sostenibile.
Si tratta del progetto per la realizzazione di un “impianto fotovoltaico a terra della potenza di circa 150 MWp connesso alla Rtn”, proposto dalla società energetica romana Dcs s.r.l., in località Pian di Vico, nel Comune di Tuscania (Vt).
La potenza delle lobbies dell’energia green è talmente forte che, nel caso specifico, la Valutazione d’impatto ambientale (V.i.a). regionale ha avuto esito positivo, nonostante la soprintendenza per Archeologia, Belle arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale abbia espresso un parere radicalmente negativo per il pesante impatto ambientale sul contesto di paesaggio archeologico (“non compatibile con il contesto di riferimento, per estensione, tipo, materiali”, e “non compatibile con la tutela del territorio dal punto di vista paesaggistico e agricolo”). Nonostante che la Direzione generale delle politiche abitative, e la Pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica della Regione Lazio, sempre nell’ambito della procedura di V.i.a., abbia affermato che il progetto, “qualora venisse realizzato, produrrebbe un notevole impatto, in quanto andrebbe a occupare un’ampia superficie a destinazione agricola” pari a oltre 246 ettari, comprese alcune aree boscate.
A questo punto non restano che le vie legali per fermare quella che per me è solo una follia. Ed è la strada che hanno intrapreso Assotuscania, Gruppo d’intervento giuridico onlus, Italia nostra, Lipu – BirdLife Italia, Mountain wilderness Italia e Pro natura. Anche il ministero per i Beni e Attività culturali – Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio ha proposto formale opposizione davanti al Consiglio dei Ministri, che tuttavia ancora non si è pronunciato. Né si pronuncerà, data la crisi di governo. E il progetto di centrale fotovoltaica di Pian di Vico non è l’unico, purtroppo. A febbraio, dal protocollo regionale si evinceva che i progetti di centrali fotovoltaiche a terra presentati e sottoposti alla procedura di via nella Tuscia erano ben undici, per un totale di 1200 ettari!
Questo è il risultato di una politica scellerata da parte delle Regioni, che potrebbero vietare il fotovoltaico su terreni agricoli e non lo fanno. Dimodoché, oggi in Puglia abbiamo già ben 1480 ettari di installazioni; in Lazio 380; in Emilia Romagna 340. E ciò, malgrado le linee guida nazionali prevedano espressamente: “il ricorso a criteri progettuali volti ad ottenere il minor consumo possibile del territorio, sfruttando al meglio le risorse energetiche disponibili.”
In compenso, ovviamente, nessuna norma che preveda l’obbligo di installazione di pannelli su edifici abitativi o industriali (non sia mai imporre vincoli all’Ance!) e nessuna centrale a combustibili fossili che venga chiusa. Mentre in parlamento giace, dimenticata, la proposta di legge che prevede il consumo zero di suolo. Si sa, per gli italiani i veri problemi sono l’ordine pubblico, i migranti, la legittima difesa. Del futuro dei nostri figli chissenefrega. Questa è l’Italia.