Seguendo la linea del Viminale c'è il rischio concreto di essere indagati per abuso d'ufficio o altri reati. Il tribunale amministrativo infatti ha sospeso il divieto di ingresso in acque italiane e l'unica via è impugnare la decisione di fronte al Consiglio di Stato. La ministra: "Non esistono nuove motivazioni tali da superare le ragioni di necessità e urgenza posti alla base della decisione del giudice"
Il secondo decreto firmato da Matteo Salvini per fermare la nave Open Arms va contro l’ordine che è arrivato dal Tar del Lazio. È questo il motivo “legale” per cui sia la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, sia il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, non hanno firmato questo nuovo divieto di ingresso in acque italiane. “La mancata adesione alla decisione del giudice amministrativo – specifica proprio Trenta in una nota – potrebbe finanche configurare la violazione di norme penali“. Tradotto, seguendo la linea del Viminale c’è il rischio concreto di essere indagati per abuso d’ufficio, per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria, se non addirittura per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Comunque, una violazione di legge. Non a caso lo stesso premier Giuseppe Conte ha criticato Salvini per la sua “ossessione” per il consenso sulla politica dei “porti chiusi” a tutti i costi.
La nave della ong spagnola Open Arms è arrivata in mattinata davanti all’isola di Lampedusa con 147 migranti a bordo da ormai 14 giorni. La situazione si è sbloccata dopo che il Tar del Lazio mercoledì ha accolto il ricorso dell’associazione e ha sospeso il divieto di ingresso in acque italiane, emesso da Salvini il primo agosto scorso di concerto con i ministeri di Difesa e Trasporti in base a quanto previsto dal decreto Sicurezza bis. Per impedire l’ingresso a Lampedusa della Open Arms, Salvini dovrebbe impugnare la decisione del Tar davanti al Consiglio di Stato: il leader leghista ha annunciato che lo farà, ma intanto ha firmato un nuovo divieto di ingresso. Questa volta però Trenta e Toninelli lo hanno fermato.
Un nuovo decreto infatti andrebbe contro quanto predisposto dal tribunale amministrativo. Il Tar ha infatti stabilito che sussistono sia il fumus boni iuris che il periculum in mora necessari per la sospensione dell’atto contestato, in quanto “sicuramente sussiste, alla luce della documentazione prodotta – tra cui si citazione rapporti medici e psicologici – la prospettata situazione di eccezionale gravità ed urgenza, tale da giustificare – si legge ancora – l’ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane”.
Il Viminale parla di una situazione di fatto che è cambiata dopo l’ingresso dell’imbarcazione in acque italiane che giustificherebbe quindi un nuovo decreto. Opposta la lettura della ministra Trenta: “Non si può infatti ritenere che siano rinvenibili nuove cogenti motivazioni di carattere generale ovvero di ordine e sicurezza pubblica tali da superare gli elementi di diritto e di fatto nonché le ragioni di necessità e urgenza posti alla base della misura cautelare disposta dall’autorità giudiziaria, che anzi si sono verosimilmente aggravati”, si legge nella sua nota. Passando un’altra giornata in mare, le condizioni di salute delle persone a bordo sono ancora peggiorate.
La stessa linea della Trenta è spiegata anche dal collega Toninelli: “Avevo già firmato il decreto di Salvini che vietava l’ingresso della Open Arms nelle acque italiane. Avevo firmato anche stavolta, per ribadire che chi non rispetta il diritto del mare non può sbarcare in Italia”, ha ricordato il ministro. “Quel decreto è stato bocciato dal Tar ed emetterne un altro identico esporrebbe la parte seria del Governo, che non è quella che ha tradito il contratto, al ridicolo – ha però poi sottolineato – Salvini che cerca solo il consenso facile, noi agiamo con senso di Stato e concretezza”.