Il pasticcio di un casello fantasma, programmato vent’anni fa, i cui lavori di realizzazione non sono ancora stati assegnati. Una palla al piede per la più importante opera cantierata in corso di realizzazione in Italia, ovvero la superstrada a pagamento Pedemontana Veneta, che dovrebbe collegare la A4, all’altezza di Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, con la A27 all’altezza di Spresiano, in provincia di Treviso. Il condizionale è quantomai d’obbligo perché quel casello costituisce una delle porte d’ingresso dell’arteria lunga 95 chilometri, visto che raccoglie il flusso di veicoli da e verso Milano. Il problema è che quell’accesso non c’è, i lavori non sono ancora stati assegnati, ben che vada arriverà con grande ritardo. E’ il protagonista di un racconto dell’assurdo in cui nessuno sembra disposto ad assumersi le responsabilità in una superstrada già martoriata e che già nascerà monca per il sequestro della galleria di Malo, quella con la volta di burro che ha già ucciso un operaio, al centro di un’inchiesta per frode nei materiali utilizzati.
E’ dalla fine degli anni Novanta che è in programma il nuovo casello di Montecchio Maggiore, con il collegamento alla futura Pedemontana (allora solo un sogno). Viene inserito nel piano finanziario della Brescia-Padova e arriva al progetto esecutivo nel 2009. I lavori sono affidati in house a Serenissima Costruzioni, società del gruppo. L’esecuzione comincia nel 2012, ma nel 2014 (governo Renzi, ministro ai trasporti Maurizio Lupi) si interrompe perché entra in vigore il decreto legge 133/14 che impone il tetto del 40 per cento ai lavori in modalità in house. La società deve risolvere il contratto e il casello rimane un cantiere aperto. Così serve un nuovo progetto (a prezzi aggiornati) e approvazione del ministero dei Trasporti. Il che avviene nel giugno 2018.
E la Pedemontana? L’approvazione del progetto preliminare da parte del Cipe risale al 2006. Ma in esso c’è traccia solo dei collegamenti con la A27 (a Spresiano) e con la A31 Valdastico (a Thiene Schio). Non con la A4, perché l’opera “era già programmata e finanziata”, ricorda ora la Regione Veneto. Troppo ottimismo. Infatti, il casello si è bloccato nel 2015, mentre nel 2017 sono cominciati i lavori della Pedemontana. Ma quello snodo essenziale è entrato in una partita più grande e complicata. Il 22 dicembre 2017 il Cipe approva il progetto definitivo della tratta Verona-bivio di Vicenza dell’alta velocità. Ma siccome linea ferroviaria e autostrada interferiscono, ecco una nuova complicazione per il casello. Il Cipe, “in modo da non comportare maggiori oneri per l’Opera Pubblica” impone una prescrizione a Rete Ferroviaria Italiana: “Stipulare, prima dell’avvio dei lavori sia della tratta AV/AC (a cura di Rfi) sia del nuovo svincolo di Montecchio Maggiore (a cura del concessionario autostradale), un’apposita convenzione per regolamentare la realizzazione in contemporanea dei lavori dei manufatti di sottoattraversamento dell’Autostrada A4 nel Comune di Montecchio Maggiore”. I soggetti che devono sottoscrivere sono RFI, Brescia-Padova (ora dei Benetton, all’epoca della spagnola Abertis), Ministero delle Infrastrutture e Irivac Duedei Trasporti (Gruppo Iri).
Il casello è piccola cosa rispetto al resto dell’intervento, ma vitale per la Pedemontana. Per questo la Regione Veneto ha proposto un accordo di programma con il Ministero per far rientrare il casello nelle opere complementari di Pedemontana. Ma l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha dato parere contrario, spiegando che la prescrizione Cipe va soddisfatta. Il casello continua così a restare sulla carta, anche se è stato individuato l’appaltatore in un gruppo che fa riferimento alla vicentina Maltauro. Ma per consegnare i lavori è necessaria la sottoscrizione di una convenzione con Rfi, per soddisfare la prescrizione Cipe. A giugno la Regione ha scritto: “Rfi non è in grado di sottoscrivere alcun atto, considerate le molte incertezze sulla possibilità di realizzazione della loro infrastruttura”. E spiegato che senza casello sarà il caos: “Per poter passare da A4 alla nuova infrastruttura, si dovrebbe utilizzare la viabilità ordinaria”. Allarme rosso. Tre settimane fa il governatore Luca Zaia ha ammesso in consiglio regionale: “La conclusione dei lavori di Pedemontana e del nuovo casello con attacco ad A4 risultano sfasati di 2/3 anni”.
Un’alternativa è poi maturata al Cipe una decina di giorni fa, con una nuova deliberazione che autorizza Brescia-Padova a realizzare i lavori, pagati però da Rfi. Problema risolto? Non ancora perché ci vuole il via libera della Corte dei conti (almeno due mesi), poi la firma della convenzione, quindi la consegna dei lavori da parte del ministero delle Infrastrutture… Una storia infinita.
Lobby
Pedemontana Veneta, il pasticcio del casello fantasma di Montecchio. In programma da 20 anni ma lavori ancora da assegnare
E' una palla al piede per la più importante opera cantierata in corso di realizzazione in Italia. Di recente il Cipe ha autorizzato Brescia-Padova a realizzare il progetto, pagato però da Rfi. Ma servono ancora il via libera della Corte dei conti, poi la firma della convenzione, quindi la consegna dei lavori da parte del ministero delle Infrastrutture
Il pasticcio di un casello fantasma, programmato vent’anni fa, i cui lavori di realizzazione non sono ancora stati assegnati. Una palla al piede per la più importante opera cantierata in corso di realizzazione in Italia, ovvero la superstrada a pagamento Pedemontana Veneta, che dovrebbe collegare la A4, all’altezza di Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, con la A27 all’altezza di Spresiano, in provincia di Treviso. Il condizionale è quantomai d’obbligo perché quel casello costituisce una delle porte d’ingresso dell’arteria lunga 95 chilometri, visto che raccoglie il flusso di veicoli da e verso Milano. Il problema è che quell’accesso non c’è, i lavori non sono ancora stati assegnati, ben che vada arriverà con grande ritardo. E’ il protagonista di un racconto dell’assurdo in cui nessuno sembra disposto ad assumersi le responsabilità in una superstrada già martoriata e che già nascerà monca per il sequestro della galleria di Malo, quella con la volta di burro che ha già ucciso un operaio, al centro di un’inchiesta per frode nei materiali utilizzati.
E’ dalla fine degli anni Novanta che è in programma il nuovo casello di Montecchio Maggiore, con il collegamento alla futura Pedemontana (allora solo un sogno). Viene inserito nel piano finanziario della Brescia-Padova e arriva al progetto esecutivo nel 2009. I lavori sono affidati in house a Serenissima Costruzioni, società del gruppo. L’esecuzione comincia nel 2012, ma nel 2014 (governo Renzi, ministro ai trasporti Maurizio Lupi) si interrompe perché entra in vigore il decreto legge 133/14 che impone il tetto del 40 per cento ai lavori in modalità in house. La società deve risolvere il contratto e il casello rimane un cantiere aperto. Così serve un nuovo progetto (a prezzi aggiornati) e approvazione del ministero dei Trasporti. Il che avviene nel giugno 2018.
E la Pedemontana? L’approvazione del progetto preliminare da parte del Cipe risale al 2006. Ma in esso c’è traccia solo dei collegamenti con la A27 (a Spresiano) e con la A31 Valdastico (a Thiene Schio). Non con la A4, perché l’opera “era già programmata e finanziata”, ricorda ora la Regione Veneto. Troppo ottimismo. Infatti, il casello si è bloccato nel 2015, mentre nel 2017 sono cominciati i lavori della Pedemontana. Ma quello snodo essenziale è entrato in una partita più grande e complicata. Il 22 dicembre 2017 il Cipe approva il progetto definitivo della tratta Verona-bivio di Vicenza dell’alta velocità. Ma siccome linea ferroviaria e autostrada interferiscono, ecco una nuova complicazione per il casello. Il Cipe, “in modo da non comportare maggiori oneri per l’Opera Pubblica” impone una prescrizione a Rete Ferroviaria Italiana: “Stipulare, prima dell’avvio dei lavori sia della tratta AV/AC (a cura di Rfi) sia del nuovo svincolo di Montecchio Maggiore (a cura del concessionario autostradale), un’apposita convenzione per regolamentare la realizzazione in contemporanea dei lavori dei manufatti di sottoattraversamento dell’Autostrada A4 nel Comune di Montecchio Maggiore”. I soggetti che devono sottoscrivere sono RFI, Brescia-Padova (ora dei Benetton, all’epoca della spagnola Abertis), Ministero delle Infrastrutture e Irivac Duedei Trasporti (Gruppo Iri).
Il casello è piccola cosa rispetto al resto dell’intervento, ma vitale per la Pedemontana. Per questo la Regione Veneto ha proposto un accordo di programma con il Ministero per far rientrare il casello nelle opere complementari di Pedemontana. Ma l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha dato parere contrario, spiegando che la prescrizione Cipe va soddisfatta. Il casello continua così a restare sulla carta, anche se è stato individuato l’appaltatore in un gruppo che fa riferimento alla vicentina Maltauro. Ma per consegnare i lavori è necessaria la sottoscrizione di una convenzione con Rfi, per soddisfare la prescrizione Cipe. A giugno la Regione ha scritto: “Rfi non è in grado di sottoscrivere alcun atto, considerate le molte incertezze sulla possibilità di realizzazione della loro infrastruttura”. E spiegato che senza casello sarà il caos: “Per poter passare da A4 alla nuova infrastruttura, si dovrebbe utilizzare la viabilità ordinaria”. Allarme rosso. Tre settimane fa il governatore Luca Zaia ha ammesso in consiglio regionale: “La conclusione dei lavori di Pedemontana e del nuovo casello con attacco ad A4 risultano sfasati di 2/3 anni”.
Un’alternativa è poi maturata al Cipe una decina di giorni fa, con una nuova deliberazione che autorizza Brescia-Padova a realizzare i lavori, pagati però da Rfi. Problema risolto? Non ancora perché ci vuole il via libera della Corte dei conti (almeno due mesi), poi la firma della convenzione, quindi la consegna dei lavori da parte del ministero delle Infrastrutture… Una storia infinita.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Proprio perché sono una patriota metterò questa nazione in sicurezza, perché come dice la nostra Costituzione difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica al Senato sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.