Sequestro degli oltre 130 migranti a bordo della Open Arms da 15 giorni. È questo il reato ipotizzato dai magistrati della Procura di Agrigento, guidati da Luigi Patronaggio, che ha aperto un’inchiesta contro ignoti per sequestro di persona, violenza privata e abuso in atti di ufficio. Un atto dovuto dopo i due esposti presentati oggi dai legali della Ong e dai giuristi democratici. Al quindicesimo giorno in mare, a bordo della nave spagnola ci sono ancora 134 naufraghi soccorsi nel Mediterraneo nei primi giorni di agosto e fermi a poche centinaia di metri dall’entrata del porto di Lampedusa in attesa dell’autorizzazione a sbarcare. Autorizzazione che, anche in caso di emergenza sanitaria, spetta alla Prefettura. Intanto, dopo il via libera del Tar del Lazio all’ingresso in acque territoriali italiane, il Viminale ha dato mandato all’Avvocatura dello Stato di presentare il ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza del Tribunale amministrativo. Il ricorso, però, dovrà avere il via libera da palazzo Chigi e al momento, secondo quanto si apprende, non è ancora arrivato a palazzo Spada.
E, mentre dall’Italia nei giorni scorsi è partita più volte la richiesta che i migranti venissero redistribuiti tra gli Stati europei, la Commissione Europea ha avvertito che non può iniziare ad occuparsi della distribuzione dei migranti fra i paesi che si sono offerti di accoglierli – Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Spagna – fino a quando non verrà indicato il porto di sbarco. “È chiaro che non possiamo distribuire i migranti se non c’è uno sbarco”, ha la portavoce della Commissione per le questioni dei migranti, Tove Ernst. “Possiamo procedere con il coordinamento formale sul terreno e l’appoggio agli Stati membri per la distribuzione solo quando i migranti saranno effettivamente sbarcati”, ha spiegato la portavoce, sottolineando che l’Unione europea non ha competenza per indicare il porto di sbarco e che sta “lavorando con gli Stati membri per trovare una soluzione”.
Nella tarda serata di giovedì dalla nave erano state fatte evacuare per motivi medici 9 persone e poi, nella notte, altre 4 che necessitavano di cure urgenti. Tra questi, c’è un uomo che aveva i piedi perforati da ferite di arma da fuoco ed è stato trasferito nel poliambulatorio della guardia medica di Lampedusa. Un altro migrante era invece a rischio setticemia per un timpano perforato. Tutti gli altri restano ancora a bordo in attesa del via libera a sbarcare. “Cinque evacuazioni urgenti in 14 giorni. Cosa aspettano ad autorizzare lo sbarco di tutte le persone a bordo, che l’emergenza medica diventi insostenibile? Quanta crudeltà”, ha scritto nella notte su Twitter Open Arms. “Viviamo a bordo un’agonia insopportabile. 6 evacuazioni di emergenza in 2 settimane di calvario. Terra in vista e nessuna soluzione. I diritti delle 134 persone vengono calpestati ogni minuto di più. Se la politica europea non sa trovare soluzioni, chi deve farlo?”, ha ribadito l’ong in un altro tweet.
Le condizioni a bordo della nave – Report medici, fatti da operatori di Emergency, danno conto di una situazione di “enorme stress psicologico, disagio” e in alcuni casi di “ideazioni suicidiarie” tra i migranti a bordo. “Negli ultimi giorni – dicono in un appello Oscar Camps, fondatore di Open Arms, e Gino Strada, fondatore di Emergency – la situazione si è ulteriormente aggravata con atti di autolesionismo e minacce di suicidio che rendono ingestibile la situazione e mettono in pericolo imminente di vita le persone a bordo. Bisogna agire nelle prossime ore. Chiediamo che sia immediatamente autorizzato lo sbarco a Lampedusa prima che si aggiungano altre tragedie a quelle già vissute”.
A Ferragosto i medici dello staff di Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, hanno compilato una relazione, resa pubblica oggi dall’Ansa, in cui si legge che “la situazione generale vede condizioni igienico-sanitarie pessime: spazi non idonei a ospitare un così ingente numero di persone. I naufraghi vivono ammassati gli uni sugli altri, non c’è possibilità di deambulare, sono presenti solo due bagni chimici e spesso i naufraghi sono costretti a espletare i loro bisogni fisiologici nello stesso spazio in cui dormono e mangiano”. Secondo quanto riporta lo staff medico, a bordo ci sarebbero diversi casi di scabbia, di cistite emorragica e altre patologie. Cisom segnala anche “un uomo con artrite settica del ginocchio sviluppata dopo la rimozione di sei colpi di pistola in Libia, una donna con ustioni da carburante e un uomo con ferite da arma da fuoco”. E ancora: “una donna soffre di crisi epilettiche, ma è trattata e stabile” e un uomo una cisti pilonidale infetta”. “Diversi migranti – si legge nella relazione – presentano infezioni della cute verosimilmente di origine stafilococcica”.
Relazione in parte discordante, però, con quanto riporta il responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, Francesco Cascio, che ha visitato i migranti fatti sbarcare per motivi sanitari: “Dei 13 naufraghi fatti sbarcare dalla Open Arms solo uno aveva una otite, gli altri non avevano alcuna patologia come abbiamo accertato in banchina. Infatti, sono stati tutti condotti nell’hotspot. Eppure dalla relazione dello staff Cisom risulta che a bordo ci sarebbero persone con diverse patologie, tra cui 20 casi di scabbia“, ha detto il medico, ex politico del Nuovo centrodestra e di Alternativa Popolare, il partito di Angelino Alfano e, prima ancora, tra i “big” di Forza Italia in Sicilia. Alle dichiarazioni del medico di Lampedusa si attacca anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “L’emergenza medica a bordo di Open Arms? Balle“, scrive. “Siamo davanti all’ennesima presa in giro della ong spagnola che per giorni ha girovagato nel Mediterraneo al solo scopo di raccogliere più persone possibili per portarle sempre e solo in Italia – aggiunge – Queste Ong fanno solo battaglia politica sulla pelle degli immigrati e contro il nostro paese. Ma io non mollo”.
L’appello del sindaco di Lampedusa – All’appello dell’ong si è unito anche il sindaco dell’isola, Salvatore Martello: “Ormai siamo alla farsa, al ridicolo. Se c’è un problema serio su una nave è inutile che li facciano scendere con il contagocce. Li facciano scendere tutti – ha detto – il mio discorso è sempre lo stesso un pescatore che ha bisogno di ripararsi in qualsiasi posto del mondo chiede l’autorizzaizone e gli danno il riparo. Non capisco per quale motivo a una imbarcazione, al di là dei migranti a bordo, che chiede di entrare in porto per ripararsi dalle cattive condizioni non venga dato un posto per ripararsi“. Appello che continua anche su Facebook, dove il sindaco ha pubblicato una foto con una maglia con scritto “#Iosonounpescatore” e il commento: “La prima volta che sono salito su una barca mi hanno insegnato che ogni vita umana in pericolo va salvata. Perché il mare ha le sue regole e vanno rispettate”.
Il ricorso di Salvini contro lo sbarco – Dopo il via libera del Tar all’ingresso in porto con la sospensione del primo provvedimento del ministro dell’interno, Matteo Salvini, che bloccava l’ingresso dei migranti, a Ferragosto il vicepremier ha firmato un nuovo divieto facendo ricorso al Consiglio di Stato. Ma il divieto non è stato firmato né dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta né dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli per cui al momento non risulta valido e la nave dell’Ong spagnola può restare in acque italiane al largo dell’isola. Ma lo sbarco delle persone a bordo può essere autorizzato solo dalla Prefettura, in questo caso quella di Agrigento, dunque in sostanza dal Viminale. La Prefettura poi predisporrà la macchina organizzativa.
La posizione di Conte – Il premier Giuseppe Conte aveva ribadito ieri la sua volontà di far sbarcare subito tutti i minori a bordo, spiegando che “Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo hanno comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti. Ancora una volta, i miei omologhi europei ci tendono la mano”, ma il governo spagnolo ha tenuto a precisare si esser disponibile a collaborare solo se anche altri Paesi europei faranno lo stesso. “Il nostro Paese è disposto a partecipare a una ripartizione equilibrata dei migranti accolti sulla nave” attualmente nelle acque territoriali italiane, hanno riferito da Madrid, spiegando che lavora con la Commissione Ue e altri Stati membri “per arrivare a una soluzione comune, europea, ordinata e solidale”. Tutto questo però, non ha ancora portato ad un effettivo sbarco dei migranti a bordo.