L’esigenza di soccorrere le persone in difficoltà, specie se in pericolo di vita, è scolpita da tempo immemorabile nella coscienza giuridica dell’umanità. Basti pensare che già ai tempi della diciannovesima dinastia egizia (circa 1.200 anni prima di Cristo) vigeva una norma, immortalata in alcune iscrizioni, secondo la quale chi rifiutasse aiuto a una persona in difficoltà doveva essere bastonato e lasciato tre giorni senza cibo.

Si tratterebbe di una pena eccessiva per l’ “ex” ministro degli Interni Salvini, data in particolare la frequenza, intensità e abbondanza dei suoi pasti, consegnati ai posteri da un numero spropositato di selfie. E’ però innegabile che Salvini si sia macchiato in continuazione della colpa descritta nelle steli egiziane.

Lo ha rilevato, da ultimo, il Tribunale amministrativo di Roma, in sede di concessione della sospensiva sul provvedimento cosiddetto di chiusura dei porti relativo all’ennesima vicenda di negazione dei soccorsi a centinaia di profughi in difficoltà, tra i quali numerosi minori. Il Tar, in particolare, ha fatto riferimento alla violazione del diritto internazionale del mare che riproduce il principio imperativo dell’assistenza ai naufraghi e alle persone in difficoltà, e ha rilevato come le persone a bordo della Open Arms, tra le quali numerosi minori, fossero effettivamente in situazione di distress. Grazie, per inciso, all’ottimo team legale composto fra gli altri dagli avvocati Salerni ed Angelelli, che ha raggiunto un importante risultato.

Salvini, dal canto suo, si agita scompostamente per esaltare al massimo le potenzialità demagogiche della sua posizione in merito. La posizione è spinta al parossismo, traducendosi nella negazione allo sbarco perfino per i minori e nel rifiuto di mettere in opera gli indispensabili meccanismi di solidarietà su scala europea. Sarebbe interessante vedere cosa succederebbe nel caso di una nuova richiesta di autorizzazione a procedere per sequestro di persona. Probabilmente, date le note vicende politiche degli ultimi giorni, non ci sarebbe un veto da parte del Senato.

Bisogna altresì cominciare a lavorare concretamente a un’ipotesi di deferimento dello stesso Salvini alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità. L’elenco è oramai lungo e particolareggiato. La relativa istanza potrebbe essere esaminata dal Procuratore generale presso tale Corte unitamente a quelle già presentate contro le autorità europee. Nel caso di Salvini infatti gli elementi della continuità, volontarietà e nocività della condotta antigiuridica tenuta ai miei occhi risultano estremamente chiari.

Passando a un piano politico più generale, si capisce sempre meglio perché l’asse programmatico della futura eventuale coalizione di centrodestra imperniata su Berlusconi e Salvini abbia come obiettivo esplicito il contenimento della magistratura. Da un lato vi è l’esigenza di fermare le inchieste che vedono coinvolti alcuni personaggi del sottobosco salviniano, che si sono resi colpevoli di gravi violazioni del diritto penale, nonché quelle ai casi di trasferimento internazionale di valuta, tentato o riuscito, operati in occasione di taluni viaggi dello stesso Salvini all’estero, in Russia e Marocco, secondo quanto finora accertato. Dall’altro, vi è la volontà di rimuovere i vincoli dello Stato di diritto che vengono appunto resi operativi dall’azione della magistratura, sempreché quest’ultima risulti refrattaria a subire condizionamenti da parte del potere politico ed economico, come finora è avvenuto in linea di massima in Italia, per fortuna. Il decreto cosiddetto sicurezza bis votato sconsideratamente dall’agonizzante Salvimaio non può certamente pesare più del diritto internazionale e della Costituzione italiana, e di questo la magistratura italiana è ben consapevole, con grande smacco di Salvini e dei suoi accoliti.

Risulta quindi più che mai necessario che le forze politiche diverse dalla destra berlusconiano-salviniana (con l’appendice Meloni), purghino i propri errori e le proprie malefatte, che hanno prodotto come risultato proprio la resistibile ascesa di Salvini. In questo senso va l’appello promosso dall’Associazione nazionale dei giuristi democratici che va integrato con un indispensabile riferimento a una nuova legge elettorale basata in modo esclusivo ed incondizionato sul metodo proporzionale, che è quello più democratico e che discende in modo diretto ed automatico dai principi costituzionali, contro le velleità autoritarie degli aspiranti capetti di ieri e di oggi.

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