La scomparsa a 40 anni di Nadia Toffa per cancro ha suscitato grande emozione per varie ragioni: la giovane età della conduttrice delle Iene, la forza ed il coraggio con cui ha affrontato una malattia, che – non dimentichiamo – ormai colpisce un uomo su due ed una donna su tre, ed il tragico destino che l’ha accomunata alle tante vittime dell’inquinamento ambientale oggetto delle sue inchieste di maggior successo: da Taranto alla Terra dei Fuochi, come ha ricordato don Maurizio Patricello, il prete che Nadia ha voluto alle sue esequie a Brescia, terra altrettanto martoriata, come quella da cui proviene don Maurizio.

La morte di Nadia e quelle di tanti giovani e giovanissimi ci pongono scomode domande: perché ci si ammala di cancro e soprattutto perché sempre più giovani adulti, adolescenti e bambini contraggono tumori? Sono domande più che legittime, che a più riprese abbiamo posto e per le quali non ci stancheremo mai di cercare risposte, mettendo soprattutto in evidenza il ruolo dei fattori ambientali nell’origine di queste, come di molte altre patologie croniche invalidanti.

Dall’Oncologia “ufficiale” il ruolo causale dei fattori ambientali continua purtroppo ad essere – a nostro avviso – grandemente sottostimato. Sul Report “I Numeri del Cancro in Italia”, pubblicato annualmente da Aiom ed Airtum, continuiamo a trovare una tabella che, facendo riferimento a vecchi dati Usa, attribuisce alle cause ambientali solo il 2% dei tumori ed a fattori legati allo stile di vita individuale (tabagismo, dieta, inattività fisica, alcool) oltre il 65%.

Negli ultimi decenni si è rafforzata la tesi che il cancro origini fondamentalmente per errati stili di vita e per colpe dei “singoli”, non per cause ambientali: ammettere questo concetto metterebbe in discussione il nostro modo di vivere e… potrebbe forse disturbare il potere economico.

Vivere in un ambiente inquinato rappresenta un importante rischio per la salute, per molte gravi malattie e per il cancro. D’altra parte, come spiegare l’aumento di incidenza (numero di nuovi casi per anno) nei bambini che certo non fumano, non bevono, né hanno erronei stili di vita?

Nel periodo 2006-2013 i residenti (età 0-29 anni) in 28 Siti di Interesse Nazionale (SIN) – aree altamente inquinate fra cui Brescia e Taranto – si sono registrati – rispetto alle medie regionali – eccessi statisticamente significativi di diverse forme tumorali: leucemie mieloidi acute, linfomi Non Hodgkin, tumori del testicolo, tumori embrionali, germinali e sarcomi. Centinaia di bambini e di giovani si sono ammalati di cancro per il solo fatto di vivere in territori contaminati e troppo spesso, come Nadia, non ce l’hanno fatta.

Agenti tossici e pericolosi sono ormai stabilmente presenti nelle varie matrici ambientali: aria, acqua, suolo e all’interno dei nostri stessi corpi. Da una indagine di biomonitoraggio condotta su oltre 200 bambini delle scuole primarie di Forlì per la ricerca di metalli pesanti nelle unghie, il cadmio (metallo potenzialmente tossico e cancerogeno) è presente in oltre il 76% di essi, ma sono stati rinvenuti anche alluminio, antimonio, nichel, piombo, elementi estranei, nocivi e talora cancerogeni, che nessuno vorrebbe fossero presenti nel corpo dei propri figli. Le esposizioni tossiche ambientali non sono all’origine solo del cancro, ma minano le fasi più delicate della vita, a cominciare dalla salute riproduttiva e già nel 2015 la Federazione internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO) individuava come assoluta priorità per ostetrici, ginecologi, ostetriche e gli altri professionisti della salute perinatale una adeguata conoscenza di questi problemi.

Tornando al problema “Cancro”, purtroppo l’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) non ha dato seguito al “Progetto Ambiente e Tumori”, pubblicato nel 2011, che sosteneva il ruolo centrale dell’inquinamento ambientale nell’insorgenza della malattia. Gli autori del progetto, al quale sono orgogliosa di aver partecipato, sono sempre più convinti che solo un radicale cambiamento nell’approccio al problema potrà portare ad una inversione di tendenza all’aumento di incidenza del cancro. La guerra al cancro non si vince solo con le necessarie anticipazioni diagnostiche e terapie, ma con la ricerca delle sue cause e la loro rimozione.

Non sono illusorie fantasie, ma strategie consolidate, facilmente percorribili specie per quanto riguarda i tumori in età giovanile ed anche di sicuro successo, se solo ci fosse la volontà di imboccare nuove strade. Un grande oncologo americano Samuel Epstein scrisse alcuni anni fa: “Quasi tutti gli americani conoscono le pene causate dal cancro a parenti e amici. Il crimine è che molti di questi tumori sarebbero evitabili” e non c’è dubbio che evitare il cancro è il modo migliore per sconfiggerlo!

Nadia ha lottato con coraggio contro la malattia schierandosi con forza dalla parte giusta della battaglia e denunciando l’inquinamento ed il degrado ambientale che, oggi più che mai, alimentano il cancro e non solo. Ricordiamola con affetto e gratitudine anche per questo.

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