Luca Massetti, 25 anni, vive in Australia per seguire il suo PhD. La sua borsa di studio gli permette di pagare tasse e assicurazione, vivere e svagarsi. In media gli stipendi sono più alti rispetto all'Italia, ma nel suo futuro c'è il ritorno a casa, o almeno in Europa. Ma le incognite lavorative se pensa al suo futuro in Italia sono tante
Luca ricorda bene il momento della sua partenza che lo portava via dall’Italia. “Ho pianto per un’ora mentre ero sul volo. È stata la sensazione più strana che abbia mai provato: quella di andare incontro a un futuro incerto, di non sapere cosa ti aspetta dall’altra parte del mondo e cosa ne sarà della tua vita”. 25 anni, da Perugia, Luca Massetti vive in Australia per seguire il suo PhD in veterinaria: “In Italia è veramente difficile accettare le condizioni in cui noi veterinari ci troviamo dopo la laurea”.
Dopo le medie il consiglio di genitori e professori di Luca era quello di scegliere la scuola alberghiera. “E invece ho fatto lo scientifico”, sorride. Poi il test di veterinaria: “Era la mia unica opportunità. Mi piaceva perché la facoltà univa le mie due più grandi passioni di sempre: la scienza e gli animali”. Dopo 5 anni di studio “matto e disperatissimo” Luca si laurea a pieni voti e dopo aver superato l’ennesimo test d’ingresso, insieme a qualche lavoretto sporadico, inizia la specializzazione in sanità animale e igiene delle produzioni. “Sentivo però di non essere soddisfatto. Allora ho iniziato a cercare opportunità all’estero”, spiega.
Così finisce in Australia. “Qui a Melbourne la gente è molto amichevole anche se non nascondo che all’inizio trovare amicizie e stabilità non è stato facile. Penso che qui manchi il calore italiano, nonostante la città pulluli di connazionali, ristoranti e bar. Si vive più alla giornata rispetto a noi”. La giornata di lavoro di Luca varia molto a seconda della settimana. “Per ora sono al primo anno di PhD, quindi lavoro sulla letteratura: mi sto concentrando sullo sviluppo di nuove tecniche biomolecolari per la diagnosi di parassiti del cane. Mi divido tra laboratorio, studio e preparazione della logistica per l’anno prossimo, quando riceverò campioni da cani provenienti dalle principali città australiane”. Per Luca, che viene da una piccola città del centro Italia, l’arrivo in una metropoli è stata una grande scoperta. “La città offre tantissime opzioni: cinema, teatro, musica, eventi, cibo e persone da tutto il mondo. Insomma se dovessi descrivere Melbourne in una parola direi ‘eclettica’”. Il panorama è diverso da quello di Perugia, così come gli stipendi australiani sono altra cosa rispetto a quelli italiani. “In media sono molto più alti. A parità di lavoro, anche se parliamo di camerieri e baristi, la qualità di vita qui è migliore”. E Luca, pur avendo soltanto una borsa di studio, è in grado di coprire tasse e assicurazione, vivere e svagarsi. Melbourne non sarà calda come l’Italia ma il pregio di essere una città multietnica e multiculturale, spiega Luca, è l’assenza di pregiudizi. E poi qui ha realizzato i suoi sogni, come “vedere le balene e i laghi rosa, nuotare con le foche”.
La nostalgia di casa si fa sentire sul versante degli affetti, degli amici, della famiglia e del clima. Dei suoi quattro cani e del gatto di casa e del tartufo. “È una nostalgia che a volte è difficile da combattere e mi chiedo cosa succederà nei prossimi anni, come saranno cambiate le vite delle persone che conosco”. Senz’altro, dice, “il mio futuro non è qui. Questa è solo una tappa della mia vita. Se non riuscirò a tornare in Italia, almeno spero di tornare in Europa”. Resta il fatto, però, che Luca non vuole più accontentarsi. “È veramente difficile accettare le condizioni in cui in Italia noi veterinari ci troviamo dopo la laurea. 400 euro al mese per lavorare 8 ore al giorno se va bene, fare turni di notte per 25/50 euro. Alcuni devono pagare per poter entrare in cliniche rinomate e farsi così quell’esperienza richiesta sul curriculum. No, questo non fa per me”.
La situazione lavorativa per i veterinari in Italia è dura. Ed è la stessa per tanti. “Molti, anzi, quasi tutti sfruttano giovani colleghi neolaureati offrendo opportunità di tirocinio a poche centinaia di euro al mese facendo leva sul fatto che da neolaureati si debba ancora imparare. Per fare questo lavoro in Italia serve davvero tanta, ma tanta passione. I soldi non sono tutto, è vero, ma è frustrante ritrovarsi dopo anni e anni di studio con una paga molto più bassa di quella che si avrebbe potuto ottenere con lavori che non richiedono lauree professionalizzanti”.