Mancava solo un nome nel cast di Tosca, l’opera scelta per la Prima della Scala. Quello del pittore Mario Cavaradossi: ieri il teatro ha annunciato che sarà Francesco Meli, tenore genovese, a completare la parata di stelle del prossimo 7 dicembre. Al suo fianco, la superstar Anna Netrebko nel ruolo di Tosca e il baritono Luca Salsi in quello di Scarpia. Classe 1980, Meli ha debuttato alla Scala a soli 23 anni, diretto da Riccardo Muti. Da lì, una carriera tutta in ascesa: perfino Placido Domingo lo ha indicato tra i suoi eredi. Per il ruolo del pittore Mario Cavaradossi (protagonista della struggente romanza E lucevan le stelle), in molti puntavano sul tenore azero Yusif Eyvazov, partner della Netrebko sul palco e nella vita (sono sposati dal 2015). E invece, l’ha spuntata Meli, che è nel suo momento di grazia: il 2019 gli ha sorriso fin dall’inizio, quando è stato scelto come tenore del tradizionale concerto di capodanno al teatro la Fenice di Venezia. Quest’anno, dopo l’attesissima prima di Sant’Ambrogio, sarà sul palco della Scala anche come Manrico nel Trovatore, poi come Alfredo nella Traviata diretta da Zubin Mehta e come Enzo nella Gioconda di Ádám Fischer.
La sera del 7 dicembre sul podio ci sarà Riccardo Chailly, direttore musicale del Piermarini, che porta avanti il lavoro di recupero filologico dell’opera di Puccini. Si annuncia una prima di grandi ritorni: Meli e Netrebko infatti avevano già cantato insieme in Giovanna D’Arco, inaugurando la stagione nel 2015. Il soprano russo è l’ultima diva del melodramma: la prima volta che è entrata in teatro, racconta, è stata per pulire i pavimenti. Oggi è la regina indiscussa della lirica, così famosa da essere apparsa perfino in un film cult per adolescenti, Principe Azzurro Cercasi – quello che lanciò Anne Hathaway – nel ruolo di se stessa. La Netrebko aveva già lavorato con il baritono Luca Salsi, che sarà Scarpia in Tosca, durante la prima della Scala 2017, nell’Andrea Chénier di Umberto Giordano. Praticamente una rimpatriata.
Completano il poker d’assi del cast Vladimir Sazdovski (Angelotti), Carlo Bosi (Spoletta), Giulio Mastrototaro (Sciarrone) e Alfonso Antoniozzi nel ruolo del sagrestano, che ben s’addice alla verve del cantante viterbese. La regia è di Davide Livermore, che aveva già firmato l’Attila, opera inaugurale della scorsa stagione, ambientando il dramma verdiano in un’Italia lacerata dalla guerra. Quest’anno, si affida di nuovo alla stessa squadra: le scenografie sono dello studio Giò Forma, equipe milanese di architetti e designers coordinata da Cristiana Picco (l’anima artistica, che aveva già lavorato come scenografa alla Scala dopo gli studi), Claudio Santucci e Florian Boje: dietro ogni grande progetto di design, dall’Albero della Vita di Expo alle sfilate di moda, fino ai concerti, ci sono loro. Le luci drammatiche anche quest’anno saranno di Antonio Castro e i costumi di Gianluca Falaschi, formato all’Accademia Costume e Moda di Roma, che ha alle spalle un lungo sodalizio sia con Livermore che con Antoniozzi, nella sua altra veste di regista.