I dati sono stati diffusi dall'agenzia spaziale brasiliana Inpe che aveva già diffuso i dati sulla deforestazione. La politica ambientale del primo ministro brasiliano punta allo sviluppo e non alla conservazione della più grande foresta mondiale del mondo, deposito di biodiversità vitale che rallenta il ritmo del riscaldamento globale, ed è stata criticata da più parti
L’Amazzonia continua a bruciare e, nell’ultimo anno, i roghi hanno raggiunto numeri altissimi: da gennaio nella foresta brasiliana ci sono stati 72mila incendi, 9500 solo nell’ultima settimana. L’incremento rispetto allo scorso anno è dell’84%: si tratta del dato più alto dal 2013, quando sono iniziate le rilevazioni del fenomeno. I dati, dell’agenzia spaziale brasiliana (Inpe) e riportati dalla Bbc, arrivano poche settimane dopo che il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha licenziato proprio il capo dell’Inpe per aver pubblicato i dati che indicavano un forte aumento della deforestazione nel Paese negli ultimi mesi.
Anche per quanto riguarda gli incendi, gli ambientalisti danno la responsabilità dell’aumento al presidente brasiliano e alla sua politica ambientale, che punta sullo sviluppo invece che alla conservazione. In Amazzonia, nella più grande foresta pluviale del mondo, deposito di carbonio vitale che rallenta il ritmo del riscaldamento globale, gli incendi si verificano spesso nella stagione secca, quando gli allevatori bruciano i terreni illegalmente per poter allevare il bestiame: proprio questa motivazione è stata utilizzata da Bolsonaro per giustificare gli ultimi dati. Ma i dati non sono in linea con quelli degli scorsi anni.
Non solo, la Nasa, l’agenzia spaziale statunitense, ha dichiarato che l’attività antincendio nel bacino dell’Amazzonia è stata leggermente inferiore alla media quest’anno. Dato a cui si aggiunge quello degli scienziati che affermano che che l’Amazzonia ha subito perdite di alberi e vegetazione a un ritmo accelerato da quando il premier di estrema destra è entrato in carica a gennaio. Provocando quindi un danno enorme al territorio, dove vivono circa tre milioni di specie di piante e animali e un milione di indigeni.
Nell’ultimo decennio, i governi precedenti erano riusciti a ridurre la deforestazione con l’azione delle agenzie federali e un sistema di multe. Ma Bolsonaro e i suoi ministri hanno criticato le sanzioni. Una linea politica che ha conseguenze anche a livello internazionale: dopo gli ultimi dati pubblicati sulla deforestazione dell’Amazzonia, Norvegia e Germania hanno deciso di sospendere i loro finanziamenti al fondo brasiliano per la conservazione della foresta sudamericana.