Dopo appena 14 mesi di governo giallo-verde ieri il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha certificato il fallimento politico della Lega e dei 5stelle. Il premier Conte ha vestito i panni del Professore e ha fatto uno shampoo accademico a Matteo Salvini. Una vera e propria umiliazione pubblica. Conte, senza tante remore, ha ricordato a Salvini tutti i suoi limiti e tutti i suoi gravi errori istituzionali e politici. Lo spettacolo era completamente nuovo. Mai si era visto un ministro dell’Interno e vicepremier subire platealmente una lezione di diritto, di bon ton istituzionale, di comportamento etico-morale, di comportamento religioso e di lealtà.

Insomma, Conte ha detto a Salvini tutto quello che da mesi noi democratici diciamo e che i 5stelle e lo stesso premier in questi mesi hanno finto di non vedere.

Ieri per la prima parte del discorso di Conte sembrava di assistere a una ramanzina familiare. Conte al centro e i due figli ai lati. Luigi Di Maio, il vero sconfitto in tutta questa situazione, sembrava il figlio che si compiace quando l’altro fratello viene cazziato dai genitori. Poi un piccolo sbuffetto anche ai 5stelle per non sembrare troppo di parte.

Insomma, ieri un vero e proprio cambiamento. Mai nella storia della Repubblica italiana si era vista una scena del genere. La dimostrazione reale dell’inconsistenza, dell’incompetenza e del fallimento del governo populista. Una fine pessima e surreale. Il finto capitano Matteo Salvini che era talmente confuso che non sapeva dove sedersi per parlare. Più che un Capitano, un Mezzo Marinaio.

In 26 minuti di discorso di Salvini, nulla di concreto è stato detto per spiegare la crisi reale e le sue motivazioni. Una pochezza politica imbarazzante. Meglio i discorsi da vocalist al Papeete. Più facile, più semplice ripete sempre i soliti piccoli slogan. Ieri ad un certo punto del discorso del leader leghista ci stava bene anche un classico: “su le mani, Senato ci sei?”. Desolante.

Poi si è passati al patetico: Salvini che lascia una porta aperta al ritorno del governo giallo e la Lega che prima della replica di Conte ritira la mozione di sfiducia. In questo caso un bravo a Conte, che gli ha dato il colpo di grazia dicendogli: “ti manca il coraggio e non ti preoccupare ci penso io”. Un finto Capitano degradato in diretta nazionale.

Questo il sunto di ieri. Politica vera poca, politici veri pochi, interessi generali pochi e uomini veri pochissimi. Difficile non dare merito, invece, a Matteo Renzi. Un grande ieri.

Ora la palla passa a Sergio Mattarella e ai partiti. Alcune cose sono chiare. La Lega e soprattutto Salvini hanno fallito. Di Maio ha fatto anche peggio. Ha trascinato il Movimento verso il baratro. Come uscirne?

1. La prima soluzione facile sarebbe il voto, ma vista la legge elettorale e i problemi economici imminenti ci sarebbe un grave rischio per la tenuta del sistema. A ciò si aggiunga la poca voglia di molti neoparlamentari di tornare a casa.

2. La seconda strada, più complicata, sarebbe un governo istituzionale. Il cosiddetto governo Ursula. Da specificare, per non confondersi con la politica fiorentina Ursula Bassi, un governo che si rifaccia a livello europeo ai partiti che hanno sostenuto l’elezione di Ursula Von Der Leyen. Qui le incognite sono tantissime e molto difficili ma tutte da verificare.

3. La terza via, che potrebbe essere per me la più probabile conoscendo le capriole e la mancanza di coerenza da parte dei personaggi, potrebbe essere un nuovo governo giallo-verde con alcuni aggiustamenti. Vedremo non a breve.

In tutto questo l’Italia resta ancor oggi senza alcuna credibilità politica e istituzionale. I dati oggettivi però rimangono. Salvini ha perso i suoi gradi e ha perso la faccia in diretta nazionale. Di Maio completamente sconfitto. Renzi un gigante rispetto a tutti gli altri.

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