Le proteste che da mesi proseguono a Hong Kong si riflettono anche sulla Borsa. Il colosso cinese dell’e-commerce Alibaba, scrive Reuters, ha infatti deciso di posticipare la quotazione nell’ex colonia britannica. “Avrebbe infastidito Pechino – si legge sul sito dell’agenzia – perché sarebbe stata un grande regalo ad Hong Kong considerando ciò che sta succedendo in città” in questo momento. L’Ipo di Alibaba, che punta a raccogliere fino a 15 miliardi di dollari, potrebbe ora avvenire ad ottobre. Ma nelle ultime ore cresce la tensione anche in merito al caso di Simon Cheng, il dipendente del consolato generale britannico di Hong Kong, scomparso giorni fa. Il ministero degli Esteri di Pechino, che ha presentato una dura protesta contro Londra, ha confermato la detenzione amministrativa del 28enne cinese, spiegando che è stata eseguita nel rispetto “delle leggi locali” verso un cittadino cinese, ha riferito. Ieri, il British Foreign Office, in una nota, aveva rilevato di essere “estremamente preoccupato dalle notizie che un membro del nostro team sia stato arrestato di ritorno da Shenzhen a Hong Kong“.

“La persona da voi menzionata è stata posta sotto detenzione amministrativa per 15 giorni come punizione”, ha risposto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Geng Shuang, alle domande sul caso fatte nel corso della conferenza stampa del pomeriggio. La vicenda di Cheng, che ha 28 anni e che si trova adesso a Shenzhen, è “interna e non diplomatica”, ha detto Geng, essendo un cittadino di Hong Kong. Il portavoce, citando la Public Security Administration Punishment Law alla base della misura restrittiva, ha lasciato intendere che gli addebiti siano di natura minore. Geng ha colto l’occasione per lanciare un monito alla Gran Bretagna per le ingerenze negli affari dell’ex colonia (“ha fatto molti commenti sbagliati su Hong Kong”), invitando Londra a “smettere di puntare il dito e di fare accuse”. La scomparsa di Cheng ha alimentato i timori sulla sicurezza del personale delle rappresentanze diplomatiche dopo il caso di dicembre sull’arresto di Michael Kovrig, analista ed ex diplomatico canadese basato a Hong Kong, arrestato con l’accusa di spionaggio in una mossa vista come una ritorsione di Pechino per l’arresto in Canada su richiesta Usa del direttore finanziario di Huawei, Meng Wanzhou.

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