Gli ambientalisti, provocatoriamente, lo hanno ribattezzato Libero, oppure Papillon, dal nome del celeberrimo Henri Charrière, protagonista di memorabili evasioni dalle colonie penali francesi. Ma per gli uomini della Forestale che da due mesi gli stanno dando la caccia, è semplicemente M49. Una lettera e un numero, come un detenuto. Perché l’orso di tre anni, diventato un caso nazionale, è in realtà un latitante, un animale che le autorità vorrebbero catturare e, nel caso in cui aggredisse gli uomini, abbattere. Adesso anche il presidente della provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, ha preso la decisione già adottata a fine giugno da Maurizio Fugatti, presidente della Provincia di Trento: ha firmato un’ordinanza di cattura per il plantigrado.

Per le autorità della Regione autonoma, M49-Libero-Papillon deve essere catturato e trasferito il prima possibile in una struttura per animali selvatici in grado di contenerne la sua forza, visto che a metà luglio è riuscito a evadere dal recinto elettrificato di Casteller, sulle colline sopra Trento, a poche ore dalla sua cattura. Due mesi in fuga, con i cani alle calcagna. Due mesi alla ricerca di cibo. Ne sanno qualcosa i custodi che nella notte tra il 14 e il 15 luglio lo hanno visto scavalcare i quattro metri e mezzo di recinzione elettrificata, incurante delle scosse, prima di scomparire nella notte.

L’ultimo episodio, che ha indotto Kompascher a firmare l’ordinanza di cattura, risale a pochi giorni fa. M49 è stato avvisato in Alto Adige, dopo aver sconfinato dalle valli del Trentino (frequentava le Giudicarie). Lo hanno avvistato nella zona di Passo Oclini-Passo Lavazè, dove avrebbe rovistato tra i rifiuti ammassati all’esterno della roulotte di due pastori, mangiato il miele di un’alveare e aggredito un vitello.

La decisione del presidente altoatesino ha fatto scattare il protocollo previsto dal Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace). Il provvedimento d’urgenza è stato firmato dopo una riunione tecnica. Ed è in attività un’autentica task force, anche se il direttore dell’Ufficio caccia e pesca, Luigi Spagnolli, intervistato dalla Rai in lingua tedesca ha dichiarato che “l’orso non può essere né catturato, né tantomeno abbattuto”, in quanto tutelato da una normativa europea che prevede solo la possibilità di stordirlo per infilargli di nuovo il radiocollare. Una specie di braccialetto elettronico per controllare gli spostamenti. Libero-Papillon non sembra intenzionato a farselo rimettere al collo, dopo che gli era stato tolto a Trento, prima della fuga.

La decisione ha comunque scatenato la reazione dgli ambientalisti. A cominciare dall’Associazione italiana difesa animali ed ambiente (Aidaa), il cui presidente nazionale Lorenzo Croce ha firmato un esposto alla procura della Repubblica di Bolzano. Chiede di ricostruire cosa è avvenuto a passo Oclini: “L’orso si sarebbe diretto verso una roulotte dove stavano due pastori, ma sarebbe stato allontanato dai forestali che avrebbero sparato alcuni colpi di fucile in aria”. E l’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) ha lanciato un avvertimento: “Nessuno tocchi l’orso, denunceremo chiunque gli faccia del male. La politica non vuole fare prevenzione, ma solo difendere le poltrone sulla pelle degli animali. Basta con i proclami e i comizi elettorali a beneficio degli allevatori e degli agricoltori estremisti”.

In qualche modo si è associato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, chiedendo che M49 sia lasciato vivere. E Isabella Pratesi di Wwf Italia ha aggiunto: “L’orso M49, che per noi si chiama Libero, sta semplicemente vivendo la sua vita, libero in natura, come tutti gli animali dovrebbero fare. Non è mai stato pericoloso per gli uomini, tuttavia è già stato sottoposto ingiustamente a fatti traumatici (come scosse elettriche), maltrattato e braccato solo per aver seguito la sua natura. Ha causato danni per poche migliaia di euro, che è giusto siano risarciti, ma dobbiamo imparare a considerare gli orsi un valore del nostro territorio, non una minaccia”.

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