Un tecnico, un super partes d’aerea, un nome che sia digeribile per i 5 stelle e vada bene anche al Pd. E ovviamente pure a Sergio Mattarella. È scoppiato il totonomi sul nuovo possibile governo che si potrebbe venire a creare previa intesa tra il Pd e il Movimento 5 stelle. Nel giorno in cui sia Nicola Zingaretti che Luigi Di Maio si preparano a salire al Colle per le consultazioni, i retroscena sono pieni d’identikit, tra bufale, invezioni e notizie inverosimili: chi potrebbe essere il premier del primo governo giallorosso?

Più di una fonte concorda su un punto: potrebbe essere una donna. Un nome terzo tra i due partiti che per il Corriere della Sera non sarebbe certo quello di Emma Bonino o di Laura Boldrini ma piuttosto un nome “fuori dalle casacche di partito e senza una storia politica di parte”. E quindi un identikit che per il quotidiano di via Solferino “somiglia molto” a Marta Cartabia, classe 1963, giudice costituzionale, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Milano Bicocca e considerata vicina a Comunione e Liberazione. Un nome proposto dal Corriere già ai tempi in cui nasceva l’esecutivo Lega-M5s e ultimamente accostata spesso alla poltrona di Sergio Mattarella. Secondo il quotidiano, tra l’altro, una proposta sarebbe stata fatta a Mario Draghi, che però avrebbe comunicato la sua indisponibilità. In realtà appare improbabile che i 5 stelle varino un governo con il presidente della Bce a Palazzo Chigi.

Il Foglio condivide l’ipotesi del premier donna ma delineando un ritratto diverso da quello di Cartabia: Paola Severino. L’ex guardasigilli del governo di Mario Monti, oggi settantenne, è il nome proposto dal Pd ai grillini. Che apprezzano il curriculum dell’avvocato autrice della legge anticorruzione capace di espellere dal Parlamento anche Silvio Berlusconi. Severino, va detto, è anche il legale dell’Eni: caratteristica che potrebbe far storcere il naso alla base ambientalista dei 5 stelle.

Qualche nome, secondo il Messaggero, sarebbe stato fatto anche durante i contatti tra gli sherpa dei due partiti. Per scrivere i 5 punti programmatici di apertura al M5s Zingaretti ha riunito la vice Paolo De Micheli e gli ex ministri Paolo Gentinoli, Graziano Delrio, Andrea Orlando e Dario Franceschini. Quei cinque punti sono stati poi condivisi con gli ambasciatori grillini, che hanno praticamente dato il loro via libera. È durante questi colloqui che sarebbero stati dati alcuni input. Il Pd, infatti, condivide che l’indicazione del premier spetti ai 5 stelle, partito di maggioranza relativa in Parlamento. Il no di Zingaretti a un secondo incarico per Giuseppe Conte, però, ha complicato ogni trattativa. Per questo motivo nelle ultime ore sono emersi i nomi più disparati. Uno dei primi è quello di Raffaele Cantone, ex presidente dell’Anticorruzione bocciato dai grillini perché considerato renziano. Il quotidiano romano, dunque, ipotizza un’altra opzione: che il nome del premier sia in quota dem. È in questo ragionamento che spunta il nome di Enrico Giovannini. Ex presidente dell’Istat, ex ministro del Lavoro di Enrico Letta, ultimamente viene dato in avvicinamento ai temi sociali dei 5 stelle.

Poi c’è il capitolo dei ministri. Zingaretti, dopo aver parlato parlato più volte di “discontinuità” al governo e aver sbarrato la strada a un Conte bis, ha detto al Messaggero di non aver “alcun veto su Di Maio al governo. Ma non si potrà far scendere in campo la stessa squadra che ha perso già una partita”. Insomma: porte aperte all’attuale vicepremier, magari con un cambio di dicastero. E questo ragionamento riguarderebbe anche i ministri del governo Conte a lui più vicini, cioè il guardasigilli Alfonso Bonafede e il titolare delle Riforme Riccardo Fraccaro. Parallelamente, però, entrerebbero al governo nomi che a prima vista sembrerebbero indigeribili per un pezzo di Cinquestelle, come l’ex ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, Dario Franceschini e GrazianoDelrio. In quest’ultimo caso Zingaretti potrebbe così “conquistare” (nella partita interna al partito) almeno il posto capogruppo alla Camera, attualmente ricoperto proprio dall’ex sindaco di Reggio Emilia, scettico e autonomo ma pur sempre renziano. E poi ovviamente ci sarebbero i posti da ministri da concedere all’ex sindaco di Firenze. Che avrebbe già avanzato una rosa di nomi di renziani per il governo: Ettore Rosato, Luigi Marattin, Tommaso Nannicini, Lorenzo Guerini.

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