Nuovo scontro tra il ministero delle Infrastrutture e Autostrade per l’Italia sulla Gronda di Genova il giorno dopo la pubblicazione dell‘analisi costi-benefici del Mit che boccia il progetto della nuova autostrada a nord del capoluogo ligure. Giovedì mattina Danilo Toninelli in una nota ha chiarito che le conclusioni di quello studio non segnano la fine dell’opera: “La Gronda si farà e grazie al lavoro istruttorio del Mit sarà realizzata nei termini in cui è davvero utile a Genova e a tutti i cittadini italiani”. Ma Autostrade per l’Italia a stretto giro ha criticato l’analisi, sostenendo che è basata su un progetto superato, che “il costo finale dell’opera è di 4,3 miliardi di euro, invece dei 4,7 erroneamente riportati dallo studio Mit”, e che le soluzioni alternative “non sono tecnicamente realizzabili”. Il ministero smentisce e ribatte che si tratta di “dichiarazioni venate di toni inaccettabili da parte di chi dovrebbe innanzitutto ricordare quali sono i rispettivi ruoli: da una parte c’è lo Stato concedente e dall’altra un concessionario privato che gestisce pro tempore un asset pubblico”. Non solo: “Aspi dimentica, o vuole trascurare, il fatto che una delle componenti fondamentali” del suo scenario, il ponte Morandi, “non c’è più. Basterebbe questo a rendere indispensabile la revisione del suo progetto”.
Toninelli era intervenuto in mattinata dopo che il consigliere comunale del Pd Alessandro Terrile aveva chiesto via facebook al segretario Nicola Zingaretti che “l’avvio dei lavori di realizzazione della Gronda di Ponente sia materia non negoziabile” nelle trattative per un eventuale governo con il M5s. Nel documento del Mit si legge che “la redditività dell’opzione della Gronda autostradale è significativamente inferiore a quella delle altre alternative“, alternative che secondo Toninelli restano percorribili. Di parere opposto il concessionario, secondo cui “qualunque tipo di modifica del progetto farebbe ripartire da zero l’iter progettuale e autorizzativo causando un ritardo di 6-10 anni nella realizzazione dell’opera, determinando il rischio di affossarla definitivamente”.
Come aveva ricordato Terrile, “l’opera è stata da tempo progettata, ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie, compresa la valutazione di impatto ambientale ed è interamente finanziata dal concessionario“, Autostrade appunto, “o meglio dai pedaggi pagati dagli utenti. I lavori potevano già partire a gennaio scorso, e diversi cittadini e imprese sono già stati espropriati. Modificare oggi il progetto significa ripartire da capo con il percorso autorizzativo, e quindi non fare nulla per almeno tre o quattro anni. Aggiungiamo che la stessa analisi costi benefici del Mit riconosce che fermare l’opera costerebbe ai contribuenti circa un miliardo di euro“.
Autostrade rimarca proprio questo punto e aggiunge che “le soluzioni alternative proposte” dal Mit “non sono tecnicamente realizzabili, in quanto i lavori necessari non sono eseguibili, oppure bloccherebbero di fatto il traffico da e verso Savona per numerosi anni. Infatti, invece di spostare il traffico pesante al di fuori del tessuto urbano, caricherebbero di pesanti flussi le tratte cittadine, congestionando ulteriormente la città di Genova. Inoltre, l’analisi del Mit non tiene minimamente conto delle valutazioni di sicurezza, elemento fondamentale per qualunque studio di questo tipo”. E ancora: “L’analisi del Mit è basata su un progetto superato della Gronda, non sul progetto esecutivo. Vengono usate infatti planimetrie superate e inserite connessioni ad oggi non esistenti o non facenti parte del progetto di Aspi. Non si tiene conto inoltre della liberalizzazione del tratto della A10 tra Prà e Genova Aeroporto, richiesta dallo stesso Mit con l’approvazione del progetto definitivo nel settembre 2017″. E’ dunque “evidente che il gruppo di lavoro del Ministero non ha lavorato sul progetto esecutivo, di cui il Ministero è in possesso dallo scorso agosto, e che l’analisi è stata svolta senza alcun contraddittorio con Autostrade per l’Italia”.
“Le dichiarazioni di Aspi sulla Gronda sono venate di toni inaccettabili”, replicano fonti Mit. “Rispetto al merito delle analisi, il Mit per primo auspica un confronto con tutti gli attori in campo su ogni rilievo che dovesse emergere. Tuttavia l’obiezione di Aspi circa la non considerazione della liberalizzazione del tratto urbano della A10 è falsa, dato che di tale liberalizzazione si è tenuto conto nello studio. Circa la presunta non fattibilità delle alternative considerate ci si limita a ricordare come la più impegnativa, il bypass di Multedo, è un’opera inserita nel Piano Urbanistico Comunale di Genova. Quanto, infine, alla accusa di arbitrarietà della valutazione dei dati, questa è semplicemente resa impossibile dalla struttura comparata dell’analisi, che pone sullo stesso piano di valutazione tutte le alternative esaminate”.
Intanto la capogruppo regionale in Liguria del M5S Alice Salvatore commenta l’analisi del Mit sottolineando come dia ragione agli studi del Movimento a favore di un progetto alternativo a quello di Autostrade per l’Italia. “La puntuale e dettagliata analisi costi/benefici del Mit, ricca di diversi scenari messi a confronto, dà ragione al Movimento 5 Stelle – scrive Salvatore in una nota -: è preferibile seguire lo scenario alternativo migliore, non la Gronda iniziale di Autostrade per l’Italia targata Benetton che altro non farebbe che riempire Genova di milioni di metri cubi di amianto, bloccando la città per 10 anni con 5 megacantieri evitabili. Uno scenario che il MoVimento 5 Stelle ha sempre denunciato pensando al bene della Liguria”.