Quando si parla di inquinamento atmosferico, si pensa subito alle fabbriche, alle auto, alle caldaie; pochi pensano all’inquinamento provocato dalle navi con i loro fumi di scarico nei porti. Il fenomeno è particolarmente evidente per le navi da crociera che in porto tengono i motori perennemente accesi per garantirsi l’elettricità necessaria alle migliaia di passeggeri imbarcati. Ed è veramente drammatico se il porto, come spesso accade, è a stretto contatto con il centro abitato, affumicando con gas tossici non solo il personale e i passeggeri delle navi, ma anche e soprattutto (dipende anche dal vento) i residenti a terra.
Ne sanno qualcosa gli abitanti di Civitavecchia, già notevolmente inquinati dalla centrale a carbone, che da anni si sono mobilitati e, con l’aiuto della Capitaneria di porto e della locale Procura, dopo il sequestro di un traghetto particolarmente inquinante e il divieto di attracco a una nave contornata da fumi neri, sono riusciti a ottenere una notevole attenuazione del fenomeno attraverso una sensibilizzazione degli armatori e dei comandanti, una continua sorveglianza, l’uso di combustibili particolarmente puliti e l’adozione di tutti i possibili dispositivi antinquinamento. Anche se, ovviamente, la vera soluzione sarebbe l’elettrificazione delle banchine, più volte promessa ma mai realizzata.
Ma l’inquinamento da gas da scarico dei porti può provenire anche da mezzi non da crociera, durante le manovre di ormeggio e disormeggio. Un esempio per tutti. Una perla dell’arcipelago toscano, l’isola del Giglio, con un mare splendido e incontaminato, riceve ogni giorno, più volte al giorno e per tutto l’anno zaffate di gas di scarico nero che si depositano sul porto e sull’abitato, provocate dall’arrivo e dalla partenza di uno dei traghetti del servizio pubblico regionale (il “Giuseppe Rum” della Toremar), sinora sordo alle giuste rimostranze di molti gigliesi. Ed è veramente un pugno nell’occhio che certamente non giova al turismo e che i gigliesi, da sempre attenti al loro patrimonio naturale, non si meritano.
Occorre far finire quest’indecenza. Tanto più che l’altro traghetto di linea attracca e riparte senza provocare affatto la nebbia nera del “Giuseppe Rum”, a volte così densa da nascondere le abitazioni del porto. Occorre un intervento deciso e immediato della Capitaneria e del sindaco che, in un caso così evidente, hanno il potere di emettere ordinanze urgenti anche a tutela della salute pubblica per costringere l’armatore ad adottare tutti gli accorgimenti tecnici necessari per riportare i fumi del traghetto al rispetto della legge, dell’ambiente e del decoro dell’isola.
Basterebbe ricordarsi che, come ben sanno le autorità di Civitavecchia, l’art. 674 del codice penale punisce con l’arresto o con l’ammenda chiunque provochi l’emissione di fumi che possono offendere, imbrattare o molestare le persone.