La nave, battente bandiera norvegese e gestita dalle ong francesi Medici senza frontiere e Sos Mediterranee, è ferma tra Linosa e Malta in attesa che venga indicato un porto sicuro. L'unico che gli è stato offerto finora è quello di Tripoli. Resta aperto anche il fronte della redistribuzione tra gli Stati europei per i migranti della Open Arms
È l’unica nave delle ong con a bordo naufraghi che vaga ancora nel Mediterraneo: dopo 13 giorni di navigazione, ora si trova a fare i conti con “il peggioramento dello stato di salute” e la “diminuzione delle razioni alimentari”. La Ocean Viking continua ad essere ferma tra Malta e l’isola siciliana di Linosa, in attesa di un porto sicuro dove far sbarcare i 356 migranti salvati nelle acque del Mediterraneo. Tra loro ci sono 103 bambini e minorenni. L’unico porto che finora è stato offerto all’imbarcazione nave di Sos Mediterranee e Medici senza frontiere è quello di Tripoli, in Libia. Dalle ong, quindi, continuano gli appelli per chiedere che venga indicato un luogo dove dirigersi: “Sono ormai 13 giorni che 356 persone vulnerabili sono bloccate a bordo della Ocean Viking. Ogni giorno la situazione peggiora. Abbiamo pasti per appena 5 giorni, prima di intaccare le scorte di emergenza”, lancia l’allarme Medici senza frontiere.
Le condizioni di salute a bordo – Anche le condizioni di salute dei migranti a bordo peggiorano: “Ci sono persone le cui condizioni potrebbero presto diventare critiche – afferma il medico di Medici senza frontiere, Luca Pigozzi – fino al punto di dover richiedere un’evacuazione. In quasi due settimane ho curato nella clinica a bordo vittime di violenza sessuale, feriti di guerra e persone che hanno subito brutali percosse, scariche elettriche, torture, perpetrate anche con plastica fusa. Un terzo dei miei pazienti sono minori di 18 anni. Tutti hanno intrapreso un viaggio da incubo prima di essere salvati”. Ogni giorno che passa, testimonia ancora il dottore, “vedo la salute mentale delle persone soccorse deteriorarsi in modo preoccupante. Vivono nel terrore di poter essere riportate in Libia, dove sono state esposte a violenti abusi e detenzione arbitraria. In molti hanno tentato più di una volta la fuga dalla Libia, ma sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica, finanziata dall’Europa, che li ha riportati nei centri di detenzione. Alcuni sono sopravvissuti a naufragi o bombardamenti. Tutti hanno bisogno di sicurezza. Come medico, non posso accettare le loro inutili e prolungate sofferenze“.
La richiesta del Garante e il rimpallo tra gli Stati Ue – Una richiesta a cui si unisce anche il Garante nazionale dei detenuti che ai suoi omologhi europei, in particolare quelli di Norvegia e Malta, ha inviato una lettera per chiedere di risolvere lo stallo per la Ocean Viking, con una azione comune urgente per “rafforzare la tutela dei diritti delle persone a bordo”. Ma il rimpallo di responsabilità fra gli Stati della Unione europea, in primo piano Francia, Italia e Malta, non sembra essere in via di risoluzione. L’Eliseo si è detto pronto ad accogliere “un numero importante di migranti” della Ocean Viking, ma conferma il rifiuto a far attraccare la nave in Francia: “Non possiamo rimettere in causa il principio dell’accoglienza nel porto sicuro più vicino perché è giuridico”, è la posizione di Parigi. Il Portogallo nel frattempo ha dato la disponibilità a ricevere fino a 35 migranti.
Il sindaco di Lampedusa: “Difficile accogliere anche loro. Ma se qualcuno deve essere salvato può attraccare” – Dopo che a Lampedusa sono sbarcati i migranti della Open Arms, per l’isola siciliana è difficile accoglierne altri: a dirlo è il sindaco Salvatore Martello, che dichiara: “Il centro di accoglienza è saturo (oltre 200 migranti, molti di loro sono arrivati da soli, a fronte di una capacità di 96 posti)”. “Ma – aggiunge il sindaco, che negli ultimi mesi ha ricevuto diverse minacce per la sua politica di accoglienza – non possiamo mai dire è finita, non diamo più accoglienza a nessuno. A Lampedusa gestiamo questa situazione come marinai, come pescatori. Se qualcuno o una barca devono essere salvati, può attraccare. Se c’è un problema legale, di responsabilità penale, lo giudicheremo sul campo. Ma se qualcuno a Roma ritiene che dobbiamo affrontare soli il problema migranti …”.
La situazione della Open Arms dopo lo sbarco – Sullo sfondo resta ancora la vicenda della Open Arms che, risolta l’emergenza sbarco, è stata sottoposta dalla guardia costiera a fermo amministrativo per gravi anomalie che riguardano anche la sicurezza della navigazione: la nave spagnola non potrà lasciare Porto Empedocle fino all’eliminazione delle irregolarità tecniche e operative rilevate. Ma resta aperto anche il fronte della redistribuzione tra gli Stati europei. Da fonti del Viminale si fa notare che “dei 163 sbarcati in più tranches dalla Open Arms, esclusi i minori non accompagnati e le famiglie con bambini piccoli, 110 potrebbero essere ricollocati nei paesi Ue che hanno dato la propria disponibilità alla Commissione europea: 40 la Francia, 40 la Germania, 10 il Portogallo, dai 3 ai 5 il Lussemburgo“. Ma sempre dal ministero dell’Interno tengono a sottolineare che la Spagna, il paese di bandiera della nave e della ong, si è resa disponibile “solo per 15 posti”. Queste ultime, secondo quanto dichiarato la vicepremier spagnola Carmen Calvo, saranno portate in Spagna dalla nave militare Audaz, che era stata inviata a Lampedusa prima che gli 83 migranti rimasti a bordo della Open Arms venissero fatti sbarcare sull’isola siciliana.