Dice che il governo Pd-M5s è “difficile”, “quindi si può fare”. Perché proprio la difficoltà è la prova che non nasce da “un accordo di palazzo”. Sostiene che i dieci punti di Luigi Di Maio sono compatibili con quelli del Partito democratico, sul combattuto “taglio dei parlamentari” e pure sul conflitto di interessi, “una legge che la sinistra deve fare dal 1994”. Per Tommaso Cerno, ex direttore de l’Espresso che siede sui banchi Pd in Senato e che a inizio agosto ha votato la mozione contro il Tav ricevendo gli applausi del M5s, le trattative tra i dem e i grillini hanno buone possibilità di andare avanti. Anzi, si scusa ufficialmente con il premier Giuseppe Conte che, dice, “ha dimostrato di essere un uomo di Stato”. Quindi nessun veto sulla possibilità che l’ex premier venga confermato e neppure che Luigi Di Maio faccia parte ancora dell’esecutivo. Nelle ore di contatti timidi e diffidenti tra le parti, Cerno si è già schierato: “Questa è l’ultima occasione di dire al Paese che il Pd può ancora chiamarsi sinistra”. E non sarà un caso che si parla di lui come probabile candidato a entrare nella squadra di ministri (si parla del dicastero della Cultura): “Se succede vuol dire che è cambiato il mondo”.
Ci fa una previsione: il governo giallorosso ha speranza di nascere?
E’ difficile quindi si può fare. Se fosse stato facile voleva dire che era un accordo di palazzo e non sarebbe servito a niente. Siccome il Movimento 5 stelle e il Pd sono due partiti seri che non vogliono far cadere l’Italia per vezzo, ci proveranno.
I 10 punti di Di Maio sono accettabili per il Pd?
Ha risposto alzando l’asticella così come ha fatto il segretario Pd. Entrambi stanno dicendo che se si fa un accordo deve essere vero. I 10 punti di Di Maio e i 3 di Zingaretti sono un patrimonio necessario per questo Paese.
Prendiamo il taglio dei parlamentari: è fondamentale per il M5s, ma il Pd sembra frenare.
E’ una riforma giusta. Ma deve essere fatta seriamente entro la legislatura. Non come ha detto Salvini che voleva portare il Paese a votare sempre con mille parlamentari e poi in 5 anni li avrebbe rimessi. Era l’ennesima presa in giro.
Di Maio ha parlato anche di legge sul conflitto di interessi.
E’ la cosa che la sinistra ha il dovere di fare dal 1994. Sarebbe ora che la facesse.
Non l’ha fatto prima. Perché dovrebbe ora?
Se non lo fa non è più un partito di sinistra e può allearsi con Berlusconi. E’ dirimente e il non averlo fatto ha creato molti dei problemi che la sinistra ha avuto. Perché siamo sembrati conniventi a Berlusconi che invece è stato veramente il nostro avversario.
Lei è davvero sicuro che le trattative funzioneranno? La guerra tra correnti nel Pd non si è mai fermata.
Il Pd è un partito enigmatico. Basta vedere il Tav, erano tutti contrari tranne Fassino e Chiamparino e io sono l’unico che ha votato contro. Però ieri, per la prima volta dal 2013, hanno votato all’unanimità il mandato a Zingaretti. C’è il tentativo di qualche piccolo personaggio di fare confusione. Ma sappiano che hanno in mano il futuro del Paese.
Parla di Renzi?
No, lui è tutto fuorché un piccolo personaggio. Ha fatto un atto di cambiamento di idea che gli rende onore, adesso deve dimostrare che era vero e non un gioco. Sa che il futuro della sinistra è con i suoi fratelli e la sinistra è il fratello maggiore del Movimento 5 stelle. Ma quello tra Pd e 5 stelle è un odio tra simili. Quello tra Pd e destra è un odio tra diversi.
Anche lei ha cambiato idea sui 5 stelle?
Ne ho sempre pensato bene. Quando nasce qualcosa che viene chiamato anti-politica, significa che è la politica vera. La politica tende a chiamare anti quello che non le somiglia più, non rendendosi conto che è il Paese a non somigliarle più. Ora ci vuole un governo rock, e non a caso cito Celentano. Il Pd non ha capito né lui né Grillo, e il M5s ha preso il 30 per cento. Almeno chiediamo scusa. Adesso si riapre il dibattito che avremmo dovuto fare dal 2007 e piccole cose personali non possono interferire sul futuro di un Paese messo in ginocchio dalla balle della destra. E non lo dico io, lo ha detto Conte.
Sta dicendo che le piace Conte?
Va benissimo come premier. Zingaretti ha chiesto discontinuità e chi rappresenta più la discontinuità in Italia di un premier che è andato in Parlamento a dire che la Lega ha imbrogliato il Paese? Lui si è reso discontinuo al suo governo. Lo ringrazio, si è dimostrato un uomo di Stato. Io per primo gli chiedo scusa: feci un’interrogazione ironica per chiedere “dove fosse finito”. Stava cercando di vedere se la Lega diceva la verità.
Però, per garantire la discontinuità, Di Maio dovrebbe starne fuori?
No, anzi. Lo ha detto oggi al Quirinale: “Abbiamo sacrificato il consenso per un alleato che era Voldemort Berlusconi”. Quella è la destra che ti succhia la vita. Che quando si è alleata con la sinistra l’ha distrutta. E stava distruggendo anche i 5 stelle. La sinistra ne prenda atto e provi a fare un accordo.
Il Pd offrirà nomi in linea con le richieste di cambiamento?
Credo che se dobbiamo aprire un big bang della sinistra, non dobbiamo parlare di nomi. E se i governi Gentiloni e Renzi hanno fatto un ragionamento al Paese che non è stato amato, saranno loro i primi che non vogliono riproporsi. Ci affidiamo alla serietà di un partito, dove contano gli elettori che hanno detto che così non andava bene.
Chiederete di smontare quanto fatto dal vecchio governo?
Il decreto Dignità ha tutta la dignità di rimanere lì. E anzi essere incentivato. Il decreto Sicurezza lo hanno votato contro voglia. Credo che non sarà difficile capire cosa di quel decreto potrà essere migliorato.
Come si può ricucire dopo tutti gli attacchi?
Siamo come i fratelli incazzati tra di loro per l’eredità, ma per il bene del Paese abbiamo il dovere di fare qualcosa. Gli insulti rispetto alla gente che non ha il lavoro erano Tweet che ci si poteva risparmiare. Quando ci si inizia a parlare le cose cambiano. Io ho fatto un intervento in Aula per spiegare il mio voto contro il Tav e i 5 stelle mi hanno applaudito.
Immagino che il Pd abbia apprezzato un po’ meno.
Il giorno dopo ha aperto ai 5 stelle (ride ndr). Forse hanno capito che la nostra storia sta più da quella parte che da quella di Ignazio La Russa, Daniela Santanchè, Silvio Berlusconi. Che sono avversari che rispettiamo, ma saranno sempre avversari. E tutte le volte che li abbiamo anche solo incontrati ci hanno distrutto.
Dalla nascita o meno del governo giallorosso il Pd sarà segnato?
E’ l’ultima curva del Partito democratico. L’ultima occasione di dire al Paese che possiamo ancora chiamare sinistra quella che è istituita ufficialmente come tale.
Mi spieghi una cosa: lei vuole passare nel gruppo Misto? L’altro giorno era seduto a fianco di Renzi.
Dopo il voto sul Tav, ho detto che il Pd era andato nel gruppo Misto. Ci sono andati loro. Ma se tornano nei loro scranni io sono contento. Io non me ne sono mai andato. Non sono un renziano, anzi. Lo stimo dal punto di vista intellettuale perché ha candidato una persona come me, non della sua area. Di renziani ne ha anche troppi.
No Tav, del Pd ma indipendente. Girano voci che potrebbero chiederle di fare il ministro. Se succede cosa risponde?
Vorrebbe dire che è davvero cambiato il mondo.