L’ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella, candidato alle europee non eletto ed ex vicecoordinatore lombardo di Forza Italia, ha ottenuto gli arresti domiciliari. Dopo essere stato arrestato lo scorso 7 maggio nella maxi inchiesta milanese su un giro di tangenti e appalti pilotati, è stato scarcerato su decisione del Tribunale del Riesame di Milano. Tatarella è accusato di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito.
Per la difesa, il politico di Forza Italia “non è stato corrotto” dall’imprenditore della Ecol-service Daniele D’Alfonso e, se i pm vogliono ipotizzare che abbia preso soldi per facilitarlo negli appalti Amsa (l’azienda milanese dei rifiuti), al massimo si può contestare un “traffico di influenze illecite” che non giustifica, da codice, la custodia cautelare in carcere. Questo ha sostenuto l’avvocato Nadia Alecci che difende Tatarella assieme al collega Luigi Giuliano. Per l’accusa, invece, l’allora consigliere berlusconiano chiedeva soldi a D’Alfonso senza farsi problemi: per i magistrati di Milano – titolari dell’inchiesta che ha portato in carcere e ai domiciliari 28 persone tra politici, amministratori e capi d’azienda – era a libro paga dell’imprenditore “con evidente mercimonio delle sue funzioni pubbliche”.
Tatarella era presente all’udienza di questa mattina e davanti ai giudici ha detto: “Non ho mai creduto ad alcun complotto politico, è una vicenda che mi è capitata e ho scelto di difendermi nelle sedi opportune, mi sono dimesso per separare le questioni istituzionali e politiche da quelle giudiziarie”. Nell’istanza di scarcerazione, oltre ad indicare le ragioni per cui non ritengono possibile contestare la corruzione al politico, i legali Alecci e Giuliano spiegano che Tatarella il 14 agosto è stato trasferito “senza alcun avviso formale” e “inspiegabilmente” dal carcere di Opera a quello di Busto Arsizio e “di nuovo inserito in un contesto con limitate ore d’aria quotidiane e con ridotte possibilità di momenti di svago e socialità”. E la sua “psiche già minata da 4 mesi” di carcere viene messa “ancor più a dura prova” con questa “decisione”.