E’ stato di recente pubblicato da parte dell’Istituto Superiore di Sanità il rapporto “Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche” finalizzato, secondo gli autori, a presentare una “sintesi delle evidenze scientifiche sull’esposizione a radiofrequenze… e sugli effetti più temuti, i tumori”. Il rapporto giunge a conclusioni rassicuranti circa i possibili rischi per la salute umana, tanto che l’Ansa titolava la notizia il 7 agosto in questo modo “ISS, l’uso dei cellulari a lungo termine non aumenta il rischio tumori”.
Il dibattito sugli effetti dei campi elettromagnetici (CEM) sulla salute si arricchisce quotidianamente di importanti evidenze scientifiche di rischio, ed è più che mai acceso anche a causa dell’implementazione della nuova infrastruttura 5G, che aumenterà l’esposizione della popolazione alle radiofrequenze in generale e, in particolare, alle onde millimetriche, mai usate su così larga scala. In questo contesto il rapporto non poteva passare sotto silenzio.
Critiche sono giunte dall’Associazione Italiana Elettrosensibili con un comunicato stampa in cui si sottolinea soprattutto la “sapiente” scelta operata dagli autori nel citare studi e lavori senza tener conto alcuno delle fonti di finanziamento, trascurando quindi i conflitti di interesse che gravano pesantemente sugli esiti delle ricerche.
Alla luce delle attuali conoscenze è inoltre assolutamente improprio e riduttivo prendere in esame il solo effetto cancerogeno e riconoscere come validi limiti di legge (quelli proposti a livello internazionale dall’ICNIRP, ong privata) unicamente basati sull’azione acuta di riscaldamento dei tessuti, ignorando deliberatamente numerosi effetti biologici non-termici e successivi ad esposizione cronica, ben descritti dalla letteratura scientifica anche per esposizioni inferiori ai limiti attuali: azione genotossica, danno ossidativo con aumento di radicali liberi, riduzione della sintesi di melatonina, alterazione della concentrazione del calcio, inibizione della apoptosi (morte cellulare programmata), alterazione della funzionalità del sistema immunitario, riproduttivo, metabolico, neurologico ed altro ancora.
Quanto all’azione cancerogena, i Cem sono stati classificati nel 2011 dalla Iarc nel gruppo 2B (possibili cancerogeni), ma già nel 2013 se ne auspicava una rivalutazione in 2A (probabili cancerogeni), visto il rischio quadruplicato di glioma cerebrale ipsilaterale in chi inizia ad usare il cellulare prima dei 20 anni. Al momento, grazie soprattutto ai recentissimi studi del National Toxicology Program e dell’Istituto Ramazzini, che hanno dimostrato la comparsa di tumori in animali da laboratorio, la Iarc ha annunciato una rivalutazione della classificazione dei Cem con “high priority” e, secondo alcuni, la ricollocazione potrebbe addirittura essere nel gruppo 1A (certamente cancerogeno).
Anche l’Associazione Isde ha preso una netta posizione sul rapporto dell’Iss grazie al Presidente del Comitato Scientifico Internazionale, dottor Agostino Di Ciaula, che ha pubblicato un documento nel quale il rapporto ISS viene giudicato, con motivazioni dettagliate e puntuali, inadeguato a proteggere la salute umana, chiedendone il ritiro e una rielaborazione che tenga in adeguato conto tutte le evidenze scientifiche disponibili.
Il documento di Di Ciaula per la chiarezza e completezza merita di essere letto per intero e qui posso solo riassumere i principali motivi per cui il rapporto dell’Iss è severamente criticato. Il documento dell’ISS ignora i risultati di numerosi studi che suggeriscono effetti biologici non-termici successivi a esposizioni croniche anche inferiori ai limiti attuali, ignora il rischio di patologie non-oncologiche da esposizione a radiofrequenze e l’ipersensibilità ad esse, ignora il fatto che in alcune metanalisi prese in esame sono stati inseriti studi “negativi” senza tener conto dei limiti dichiarati dagli stessi autori, basa le sue conclusioni su un esame della letteratura incompleto degli studi descrittivi dei trend di incidenza dei tumori de sistema nervoso centrale, nelle conclusioni parla timidamente di “incertezze scientifiche” ma evita di esplicitare la sostanza di tali incertezze e non propone quali conseguenze trarne specie per quanto attiene la maggiore vulnerabilità dei bambini, cui andrebbe aggiunta quella delle donne in gravidanza e dei soggetti elettrosensibili.
Per quanto riguarda il 5G il rapporto dell’ISS riconosce come la normativa nazionale sia in questo momento inadeguata a verificare l’esistenza di livelli certamente sicuri per la salute pubblica, ammette che lo sviluppo del 5G avverrà “in un futuro non facilmente prevedibile”, che “al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G” e che “sarà dunque necessaria una revisione della normativa nazionale”.
Tuttavia dall’Iss non viene avanzata alcuna soluzione immediata finalizzata a garantire la piena tutela sanitaria degli esposti né misure di prevenzione primaria, né viene richiesta una moratoria, come fatto da tempo dall’Isde. Da un ente pubblico, organo di riferimento tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale in Italia, quale è l’Iss, ci saremmo aspettati ben altra posizione, visto che l’infrastruttura 5G ha già interessato, nello scorso anno e in via “sperimentale”, circa 4 milioni di italiani ed è ora in fase di avanzata implementazione su tutto il territorio nazionale.
La nostra attenzione non viene in alcun modo meno ed un appello affinché il rapporto dell’Iss sia ritirato e rielaborato al più presto è stato lanciato a firme congiunte dal dottor Agostino Di Ciaula e dal Professor Benedetto Terracini, “padre” dell’Epidemiologia in Italia. Ovviamente invito tutti a sottoscriverlo e a diffonderlo il più possibile.