La situazione ambientale in Amazzonia diventa argomento di scontro tra il primo ministro brasiliano, Jair Bolsonaro, e i premier europei, da Macron a Merkel. Dopo l’allarme lanciato dall’Istituto nazionale per la ricerca spaziale, che ha annunciato che da gennaio nella foresta brasiliana ci sono stati 72mila incendi, con un incremento dell’84% rispetto all’anno precedente, ossia da quando è in carica Bolsonaro, il presidente brasiliano ha innescato una violenta polemica politica. Anche perché la foresta pluviale amazzonica è un deposito di carbonio vitale che rallenta il ritmo del riscaldamento a livello globale.

Tra i primi a riprendere l’allarme dell’Istituto brasiliano è stato, su Twitter, il presidente francese Emmanuel Macron che, parlando della “crisi internazionale” che rappresentano gli incendi forestali in Brasile, ha reclamato al G7 di iscrivere la questione nell’agenda del suo vertice: “La nostra casa sta bruciando”, ha avvertito in un tweet accompagnando il suo messaggio con la foto di un incendio. Un messaggio che ha provocato la risposta immediata del premier brasiliano che ha accusato Macron di cedere al “sensazionalismo” per “interessi politici personali”, dimostrando una “mentalità colonialista”: “Il suggerimento del presidente francese di discutere le questioni amazzoniche al G7 senza la partecipazione dei Paesi della regione evoca una mentalità colonialista fuori luogo nel 21esimo secolo”, ha scritto Bolsonaro sul social network.

Concorde sulla necessità di parlare dell’emergenza ambientale al G7 è anche Angela Merkel, che ha rilanciato la proposta del premier francese: l’Amazzonia bruciata dagli incendi rappresenta una priorità, “una situazione di grave emergenza” che deve essere discussa al G7, ha affermato la cancelliera tedesca. Dichiarazioni a cui si aggiungono quelle riportate dal portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, che, in conferenza stampa a Berlino, ha detto che gli incendi della foresta pluviale sono “terribili e pericolosi non solo per il Brasile e per tutti i Paesi coinvolti, ma anche per il mondo intero perché la foresta pluviale è di grande importanza per il sistema globale del clima. Non è esagerato definirla il polmone verde del mondo“. Una linea ribadita anche dal segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres: “Sono profondamente preoccupato dagli incendi nella foresta pluviale dell’Amazzonia. Nel mezzo della crisi climatica globale non possiamo permetterci altri danni a una considerevole risorsa di ossigeno e biodiversità. L’Amazzonia deve essere protetta”.

E l’Unione europea ricorda l’importanza dell’accordo con il Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale: “Il modo migliore per intervenire – ha affermato la portavoce dell’Esecutivo Ue Mina Andreeva – sarebbe con l’accordo commerciale Ue-Mercosur – ma non è ancora in vigore”. L’accordo di libero scambio è stato raggiunto lo scorso giugno dopo 20 anni di negoziati e vincola i paesi contraenti (Ue da un lato, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay dall’altro) alla lotta alla deforestazione e al rispetto degli impegni presi con l’accordo sul clima di Parigi. Ma potrebbe entrare in vigore “non prima di 2 o 3 anni”. E, pur contenendo un capitolo sullo sviluppo sostenibile molto avanzato per un trattato di natura commerciale, per molti osservatori i vincoli giuridici su ambiente e deforestazione sono in realtà molto deboli. “È un modo per ancorare il Brasile all’accordo di Parigi – ha detto il Commissario Ue al commercio Cecilia Malmstroem – Un accordo commerciale non risolverà tutti i problemi, ma è comunque uno strumento di cui disponiamo. L’alternativa è chiara: abbiamo visto che il presidente americano sta cercando di convincere altri leader mondiali a unirsi a lui nel respingere l’accordo di Parigi. Con l’accordo Ue-Mercosur, il presidente Bolsonaro ha fatto la sua scelta: è venuto con noi”.

Ma Bolsonaro non sembra cambiare linea e non ha smentito le dichiarazioni fatte nei giorni scorsi, quando aveva bollato i dati sugli incendi come “menzogne”, per poi rigettare ogni responsabilità spiegando che erano gli agricoltori ad avere dato alle fiamme migliaia di ettari perché avevano bisogno di terra. E, infine, aveva accusato le ong di essere responsabili dei danni: secondo l’ex militare avrebbero provocato i roghi per vendicarsi del taglio dei finanziamenti decisi dal suo governo. Governo che sul tema è sempre più sotto pressione: oggi sono in programma diverse manifestazioni per l’Amazzonia in Brasile, tra San Paolo, Rio de Janeiro e non solo: il movimento Fridays for Future guidato dalla giovane svedese Greta Thunberg, icona della lotta contro il cambiamento climatico, ha lanciato un appello a manifestare davanti ad ambasciate e consolati del Brasile nel mondo, anche a Roma e a Milano. E, a livello mediatico, tante star hanno pubblicato appelli: da Madonna a Cristiano Ronaldo, fino a Leonardo Di Caprio. Tutto questo mentre l’Inpe lancia un nuovo allarme: nelle ultime 48 ore in Brasile ci sono stati 2.500 nuovi incendi, causati principalmente dalla deforestazione.

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