Politica

Crisi di governo, torna l’incubo PdR. E l’unico modo per sconfiggerlo è alle urne

A volte la realtà è talmente angosciante da spingere a cercare rifugio nell’attività onirica, laddove è permesso fantasticare e credersi circondati da quel consenso che nel quotidiano manca. Un governo composto dal Pd renziano e M5S rappresenterebbe un incubo collettivo, frutto del rifiuto di fare i conti col principio di realtà. Il partito sul quale Matteo Renzi esercita la golden share esulta incredulo nello scorgere di nuovo un proprio ruolo dopo aver perso a suon di cazzotti elettorali qualsiasi potere rappresentativo. Il “PdR” è un fossile politico che ha saputo incistarsi per sopravvivere, e come tale non può più stare a contatto con l’aria del voto ma deve continuare a parassitare politicamente su qualche altro organo, protetto da quell’ampolla che lo schermi dal letale vento sollevato dalla scheda elettorale.

Un governo Pd-5Stelle, costruito in laboratorio contro la chiara volontà dei propri elettori, inietterà sottocute alla nuova maggioranza i protagonisti della Leopolda. Una volta inoculati, questi daranno il via a un minuzioso lavoro di corrosione interna degli organi. Dapprima minando le fragili gambe dell’esecutivo, per poi fare il vuoto attorno al nuovo premier e, come con Enrico Letta, colpirlo alle spalle. Poi, come un Ophiocordyco, prenderanno possesso del corpo dell’esecutivo.

Davvero qualcuno può pensare che chi ha passato il suo tempo a denigrare, attaccare, deridere, calpestare sistematicamente il mondo 5Stelle possa diventarne partner? I 5stelle cadranno nella trappola, oggi che sono “guariti”? Sì, guariti! Quando Renzi era potente, essi per Massimo Recalcati – quello che dalla Leopolda lo investiva amorevolmente a pacche ed ammiccamenti del ruolo di “Telemaco” il rottamatore – erano “un movimento basato su di un mito incestuoso”. Renzi imperante, costui li tratteggiava beffardamante come “una Srl guidata da un comico bipolare”, apostrofando Luigi Di Maio come “un ex-steward con evidenti difficoltà di ragionamento e lessicali” (sic).

Beh, oggi che Renzi non è più in auge, e le redini del governo le hanno i 5stelle (vedi te la coincidenza di tempi) apprendiamo ieri che egli ha cambiato la diagnosi! I grillini sono guariti! Non si trattava di veri squilibri, ma solo di crisi adolescenziali ormai superate! Diamine! E noi che li credevamo mentalmente spacciati e in balia di un comico pazzo! Resta da capire se Di Maio, oggi affidabile e soprattutto potente, verrà considerato dall’analista compensato nel suo gap lessicale. Forse aveva ragione nonna, il padrone gode sempre di ottima salute.

Scherzi a parte, davvero gli elettori del M5S avallerebbero un governo con Boschi-Lotti? Gli italiani hanno capito da tempo che il renzismo è un salvinismo senza appoggio popolare. Entrambi hanno agito su un livello semplificativo della realtà, sull’annullamento delle differenze, delle particolarità. Tutti odiatori (operai, giovani, cassintegrati, insegnanti) per il renzismo, originato da un mondo artefatto e ricco, lontano millenni dai problemi reali del Paese. Tutti sudditi accontentabili con formulette banali per il salvinismo, erogatore di formule rassicuranti che hanno allettato tutti colori che sono stati spaventati dal mutamento genetico del Pd.

Anche la terza stampella del governo onirico, LeU, è in realtà la luce di un stella spenta, che non esiste più, frutto di una fusione a freddo che si è dissolta dopo la tornata elettorale.

Nella mia terra parte di questa forza è stata svuotata di consensi e militanza, dissolta sotto il peso di chi ne ha fatto campo per vecchie manovre da Prima Repubblica. E’ vero che quelli di LeU, che saranno presumibilmente al governo, erano anch’essi affetti da “masochismo”, in quanto mummie. Ma siamo certi che, per il suddetto motto della nonna, verranno anch’essi dichiarati guariti
dall’analista.

Nicola Zingaretti e gli eletti di Leu dovrebbero trovare il coraggio di dire no al governo degli ologrammi, cercando nelle urne di sancire un patto tra il M5S e quello che resta della Sinistra. Ne usciranno di certo ridimensionati, ma epurati dalle scorie. Il Pd sarebbe finalmente un corpo acciaccato ma bonificato, finalmente pronto alla riabilitazione per poi riprendere una propria strada. Gli italiani si troverebbero a scegliere tra due schieramenti chiari e distinti. Da una parte la sinistra raggruppata, finalmente libera dal renzismo, pronta a recuperare le parole cestinate da Telemaco. Dall’altra parte lo schieramento naturale delle destre, che va da Matteo Salvini a Forza Italia, finalmente libere di legarsi senza compromessi col campo avversario.

Il renzismo, liberato dal fallace fardello teorico che vi aveva individuato il Telemaco rottamatore, va portato a contatto con l’aria aperta, esposto al voto. Solo in questo modo verrà archiviato e ci potremo destare dall’incubo.