La cancellazione del decreto sicurezza bis è così importante? Credo di no, rischia anzi di essere un falso feticcio. Parlo qui degli aspetti legati al salvataggio dei naufraghi, all’arrivo dei profughi. Su questo punto il decreto sicurezza bis è una sparata assurda, tanto che nei primi due casi in cui lo si è utilizzato è stata in primis la magistratura a non considerarlo valido. Questo è successo a fronte di un ministro degli Interni che ha subito tentato di utilizzare quel decreto. Ma senza neanche modificarlo, è sufficiente non applicarlo.

Il punto vero non è il feticcio dei decreti o della abrogazione dei decreti, ma avere un ministro che lavori e non faccia solo propaganda e che lavori per ottenere quel coordinamento con altri governi europei che è già perfettamente possibile nei fatti, per smistare chi arriva dal mare. Di più: il punto vero è quello di una iniziativa attiva dei governi europei più responsabili per evacuare dalla Libia i profughi che rischiano la vita. E’ di questo che bisogna essere capaci. Costringere i pentastellati a rimangiarsi un decreto votato di malavoglia appaga forse le nostre simbologie politiche, ma potrebbe addirittura allontanarci dai veri problemi.

Un analogo ragionamento si può fare per il decreto sicurezza uno, almeno per le parti riguardanti i migranti. Certo, l’abolizione del permesso umanitario ha creato problemi e soprattutto preoccupazioni e paure ulteriori tra i richiedenti asilo, ma il problema vero, o meglio la soluzione, non è quella di tornare alla situazione precedente. Anche con la presenza dell’istituto del permesso umanitario il profugo dalla Libia e/o richiedente asilo vive nell’ansia precaria di imbattersi in una Commissione e poi in un giudice più o meno diversamente orientato, e di trovarsi poi senza documenti.

La soluzione vera è quella di introdurre il permesso di soggiorno per “comprovata integrazione” previsto dal progetto di legge Ero Straniero, di aprire così le porte alla regolarizzazione e intanto di incentivare allo studio e al lavoro tutti i giovani che sono arrivati in Italia. E di aprirgli con la riforma del Trattato di Dublino le porte di una regolarizzazione in altri paesi Ue dove di fatto già vanno, ma fino ad oggi possono solo lavorare in nero.

Agitare come bandiera la cancellazione dei decreti Salvini rischia di essere addirittura controproducente se devia ancora una volta l’attenzione dalle vere soluzioni.

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