Da conduttore e capostruttura dei programmi di Rai1 dedicati al territorio, Mellone difende Grand Tour, il contenitore nato da una costola di Linea Verde che è andato in onda per tre venerdì nella prima serata di RaiUno: "Sono andato a leggere i tweet collegati all'hashtag del programma, ma il 90% dei commenti non erano su Grand Tour bensì erano insulti politici alla conduttrice. Mi sembra un'umiliazione all'intelligenza di chi lavora onestamente. Hanno scritto addirittura che il programma è stato chiuso – ripeto, cosa non vera – a causa della crisi di governo"
“Non è vero che il programma è stato chiuso: le cinque puntate previste andranno in onda questa sera, una dietro l’altra, e non venerdì prossimo. Nessuna puntata è stata cancellata”. Angelo Mellone, da conduttore e capostruttura dei programmi di Rai1 dedicati al territorio, difende Grand Tour, il contenitore nato da una costola di Linea Verde che è andato in onda per tre venerdì nella prima serata di Rai 1. Mellone vuole fare chiarezza.
“È stata una sperimentazione estiva. Inizialmente erano previste quattro puntate, sono diventate cinque solo in corso d’opera. È un programma che costa pochissimo alla Rai e che è già stato ampiamente ripagato da convenzioni e pubblicità perché costa quanto un programma del daytime e non ha dei costi da prima serata: i programmi culturali solitamente costano molto di più”. E ancora: “Ha avuto un iter realizzativo molto ristretto: pensi che noi abbiamo finito le riprese della puntata in onda questa sera tre giorni fa. Chi conosce la televisione sa che sono tempi folli. La stessa Lorella è stata entrata in gioco last minute”.
Mellone, è dispiaciuto?
“Ho letto davvero pochissimi articoli o tweet di analisi relativi al programma, il resto erano soltanto insulti immeritati alla povera Lorella Cuccarini, una fior di professionista. Non c’è stata una sola persona che abbia scritto “che schifo”, “che brutto”, “che noioso”. Anche perché come può essere brutto un programma che racconta la bellezza italiana con quella potenza d’immagine? Anziché guardare commentare il programma, hanno politicizzato le critiche”.
Contro Lorella Cuccarini pensa che ci sia un accanimento?
“Parliamoci chiaro: Lorella Cuccarini è vittima di una ‘shit storm’. Sono andato a leggere i tweet collegati all’hashtag del programma, ma il 90% dei commenti non erano su Grand Tour bensì erano insulti politici a lei. Mi sembra un’umiliazione all’intelligenza di chi lavora onestamente. Hanno scritto addirittura che il programma è stato chiuso – ripeto, cosa non vera – a causa della crisi di governo, ma davvero siamo arrivati a questo? C’è di più: ci hanno pure accusati di essere ‘sovranisti’ perché in una puntata abbiamo mostrato una bandiera italiana. Eppure questo non era un programma conflittuale, politico o divisivo. Questo era un programma dedicato agli innamorati dell’Italia, ma non bisogna essere sovranisti per amare il nostro Paese”.
Secondo lei la Cuccarini era adatta a questo programma?
“È stata una meravigliosa compagna di viaggio. Non ho mai trovato una persona così disciplinata, corretta, di buon umore. Sa, io durante il 95% del mio tempo sto dietro alle telecamere e, posso garantirlo, è raro trovare una professionista così. Lorella poi è famosa, io no. Mi conosce solo chi legge i miei libri, chi guarda Top – Tutto fa Tendenza o gli addetti ai lavori”.
Per lei è stato un rischio buttarsi davanti alle telecamere?
“Quando la rete dispone, io eseguo. Faccio e ho fatto anche il conduttore, anche se questo certamente non era un programma scritto addosso a me, anche se l’ho scritto io, perché non era tra i miei piani. Diciamo che sapevo cosa sarebbe successo e non sono andato allo sbaraglio”.
Quali errori avete fatto?
“Forse il mio linguaggio e quello di Lorella erano troppo distonici, soprattutto all’inizio: avremmo dovuto renderli più omogenei. Abbiamo proposto due registri di viaggio completamente diversi. Lei, che è una donna di spettacolo, si è posta come una donna incuriosita che va in giro per l’Italia a scovare storie con un registro urbano e popolare. Il sottoscritto, dato che scrivo romanzi e programmi televisivi, ha proposto un racconto più antropologico e culturale andando alla ricerca dell’ancestrale, dentro le miniere e scalando i monti”.
Cos’altro?
“Questo programma non ha avuto la furbizia di durare fino a mezzanotte per far aumentare la curva degli ascolti. Invece ogni puntata di Grand Tour è durata 75 minuti ed è finita prima delle 11, cosa rara nel panorama televisivo. Non esiste alcun altro programma che finisce a quell’orario. Proprio per questo motivo la media reale del 10,5% di share non mi sembra tragica. Avrei preferito fare il 18%? Certo, ma anche il 36% o il 41%, è evidente, però dobbiamo tenere conto di tutto. È un programma perfetto? No. Il programma è migliorabile? Senza dubbio. Però ha una sua dignità, una sua identità e persino dei meriti”.
Quali?
“Il coraggio di questo programma è stato portare la montagna in prima serata, per esempio: non lo fa nessun altro. Non è stato un programma ammiccante ma di divulgazione culturale. C’è stato un tentativo di mostrare un’Italia spesso nascosta e raramente raccontata”.
Come risponde invece a Federico Quaranta? Sostiene di esser stato fatto fuori, sia da Grand Tour che Linea Verde, nonostante gli ottimi ascolti.
“Io sono un dirigente della rete e mi attengo alle decisioni della direzione. Sono stato uno dei più grandi sostenitori di Federico e lo ritengo un ottimo conduttore, ma il dovere dei dirigenti è lavorare nel migliore dei modi con i conduttori assegnati. Adesso scopriremo come cucire il programma addosso a Beppe Convertini e Ingrid Muccitelli”.