Torna a scorrere il sangue tra israeliani e palestinesi. Questa volta, vittima delle violenze è una ragazza israeliana di appena 17 anni, Rina Shenrav, travolta, insieme al padre, il rabbino Eitan Shenrav, di 46 anni, e il fratello Dvir, di 19, rimasti feriti, dall’attentato esplosivo avvenuto alla sorgente di Bubin, nei pressi di Dolev, insediamento ebraico in Cisgiordania. Le indagini delle forze israeliane sono ancora in una fase iniziale e non è chiaro se l’ordigno artigianale fosse nascosto sul posto oppure sia stato lanciato verso la famiglia, anche se alcuni testimoni raccontano di un’auto che è stata vista allontanarsi dalla zona negli attimi immediatamente successivi all’esplosione. Il portavoce militare israeliano Ron Manelis ha confermato che si tratta di “un grave attacco terroristico”.
La famiglia, originaria di Lod, cittadina del centro di Israele, stava effettuando un’escursione alla sorgente di Bubin, luogo turistico non lontano dalla capitale palestinese Ramallah, quando è stata travolta dall’esplosione. Mentre sul posto arrivavano i soccorsi, l’esercito ha iniziato subito le ricerche per individuare i responsabili, organizzando numerosi posti di blocco. Manelis, citato dai media, ha detto che gli investigatori non conoscono ancora l’identità degli autori dell’attentato, se appartengano a un gruppo terroristico o abbiano agito da soli. Nei giorni scorsi, però, varie fonti, comprese quelle della sicurezza palestinese, avevano espresso timore per una nuova ondata di violenze contro israeliani in Cisgiordania, sia da parte di gruppi armati che di singoli lupi solitari palestinesi.
Hamas, che ieri è stata protagonista di un botta e risposta con Tel Aviv a suon di razzi lanciati da e verso la Striscia di Gaza, ha esultato per l’attentato: “L’attacco – hanno riportato fonti locali attribuendo le dichiarazioni ai leader dell’organizzazione – dimostra che la resistenza dalla Cisgiordania non si fermerà mai, nonostante le aggressioni israeliane. Oggi la resistenza ha accolto l’appello di al-Aqsa e la benedetta operazione, che arriva nel 50esimo anniversario del rogo della Moschea, conferma che il nostro popolo non dimenticherà mai Gerusalemme, non importa al prezzo di quale sacrificio”.
Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha però promesso giustizia per la ragazza e la sua famiglia: “La lunga mano di Israele raggiungerà i responsabili e regolerà i conti – ha detto – Invio le mie condoglianze alla famiglia della ragazza uccisa in un grave attentato terroristico e gli auguri di guarigione ai feriti. Continueremo a rafforzare gli insediamenti e metteremo radici più profonde. Colpiremo i nostri nemici, le forze di sicurezza stanno inseguendo i maledetti terroristi e li prenderemo”.
Il presidente Reuven Rivlin si è invece detto “scioccato e rattristato” per l’accaduto, “uno spregevole attacco contro gente innocente che viveva la sua vita pacificamente”. Dopo aver ringraziato l’esercito che sta dando la caccia ai terroristi, Rivlin ha sottolineato che Israele “non si fermerà finché non sarà fatta giustizia” e che continuerà “a combattere il terrorismo senza compromessi”.