Carlo Delle Piane ovvero una vita per il cinema. È morto a Roma ad 83 anni uno degli attori più eclettici, singolari e sottovalutati del nostro paese. Delle Piane ha attraversato con inusuale riservatezza sessant’anni di cinema italiano con esemplare umiltà. Il suo maturo “scopritore”, Pupi Avati, che nel ’77 gli fece fare il salto di qualità, rendendolo protagonista in Tutti defunti tranne i morti, una volta lo definì “il fil rouge del cinema italiano del dopoguerra”. Nato proprio nel cuore della capitale, a Campo de’ Fiori nel ’36 si era ritrovato nel 1948 un po’ per caso ad interpretare il Garoffi per il Cuore di De Amicis versione di Duilio Coletti, quella con Vittorio De Sica ad interpretare il maestro Perboni e la Mercader la maestrina dalla penna rossa.
Il 12enne Delle Piane, infatti, per paura degli scout (Coletti e De Sica) sbucati in classe si era nascosto sotto al banco e per questo, si racconta, i due big lo avevano notato e arruolato. Già presente quel naso storto, schiacciato da una parte (si era preso in piena faccia da pochi metri il rinvio di un avversario in un campo da calcio), viso picassiano e occhio vispo, Delle Piane scoprì senza troppo entusiasmo ancora adolescente che il lavoro della vita sarebbe stato recitare davanti ad una macchina da presa.
Quando un paio di anni fa il Festival di Pesaro gli dedicò una retrospettiva e lo invitò a raccontare la sua carriera, Delle Piane parlò della cosiddetta “gavetta”: “Oggi, tutti i ragazzi giovani hanno voglia di arrivare immediatamente e si bruciano, si rovinano, Magari hanno la fortuna di girare una cosa importante ma non sono ancora pronti. Per fare l’attore ci vuole la gavetta”. Concetto che nella pratica volle dire almeno quattro/cinque film all’anno come assoluto comprimario dal 1950 e fino almeno a fine anni sessanta. Tantissime le commedie, forse tutte, ma un paio i momenti esilaranti in cui spalleggia i grandi del dopoguerra: è determinato e tosto figlio di Totò in Guardia e ladri nel 1951 ad appena quindici anni (legge un tema a fianco del principe De Curtis preconizzatrice di tante future gag cinematografiche e teatrali); è spalla di Alberto Sordi in Un americano a Roma, prendendosi da Albertone il reiterato tormentone “e statte zitto cicalò”.
Poi si accumulano i musicarelli, le commedie estive su spiagge e località di villeggiatura, come gli infiniti Totò ambientati e collocati ovunque. È forse nel 1970 che Delle Piane trova il suo primo vero ruolo importante in Lady Barbara, l’ennesimo film lancio per una star della musica, Renato dei Profeti, ma che vede il sempre comico minuto attore romano alle prese perfino con una suonata al piano che ricorda un lontano Paolo Conte. Nei primi anni settanta ecco arrivare la comparsata in Che? di Polanski e un ruolo più strutturato in Teresa la ladra di Carlo di Palma assieme a Monica Vitti. Ancora: un paio di commedie scollacciate con Nando Cicero (L’insegnante e La dottoressa del distretto militare) ed ecco la chiamata di Avati. Siamo nel ’77, Delle Piane interpreta Dante, un assillante rappresentante di libri sulle leggende degli antichi casati nobiliari emiliani da vendere proprio ai discendenti delle famiglie stesse. Il film è chiaramente grottesco e Delle Piane allarga i minutaggio ma non è ancora pronto per il salto nei ruoli drammatici che lo faranno definitivamente conoscere al grande pubblico.
Nel ’78 segue ancora Avati in un piccolo gioiello low budget in costume, Le strelle nel fosso, dove è uno dei quattro fratelli protagonisti, isolati tra le paludi del ferrarese e improvvisamente eccitati alla vista di una viandante perduta tra i rovi e gli acquitrini. Ancora non proprio al centro della trama in un film corale, sempre di Pupi, Una gita scolastica, anche se interpreta il professore che accompagna la classe in gita sull’Appennino. Nel 1983 finalmente è protagonista di un bistrattato film avatiano come Festa di laurea. Qui Delle Piane è Vanni, un fornaio romagnolo degli anni cinquanta che organizza assieme al fratello Nicola (il compianto Nik Novecento) tra mille trambusti la festa del titolo per una ragazza amata, non ricambiato nel passato della seconda guerra mondiale.
Ancora pochi giri di manovella ed ecco che Avati gli regala il ruolo clamoroso del fetente avvocato Santelia in Regalo di Natale (1986). Il film a più alto contenuto di spoiler anche dopo trent’anni, ma per semplificare Delle Piane è l’ospite (s)gradito in un tiratissimo e drammatico tavolo da poker dove ad essere spennato è un Abatantuono proprietario di una grande sala cinematografica del centro di Milano. L’attore romano a 50 anni vince la Coppa Volpi come miglior attore al Festival di Venezia. Sul finire degli anni ottanta sarà al fianco di Tognazzi ne I giorni del commissario Ambrosio e in Condominio di Felice Farina, ma è ancora con Avati che continuerà la sua carriera ai massimi livelli: Dichiarazione d’amore, I Cavalieri che fecero l’impresa, La via degli angeli. Poi, d’improvviso, l’oblio. Se si eccettua l’episodio diretto da Ermanno Olmi in Tickets (2005) e un buffo album intitolato Bambini (2009) dove canta strofe vagamente retrò, Delle Piane letteralmente scompare dal cinema e dalla tv. Si sposerà nel 2013 con la cantante Anna Crispino e nel 2015 sarà vittima di un ictus da cui si riprese completamente. “Carlo è una persona di una sensibilità estrema”, raccontò il suo amico Avati, “Avrebbe meritato un’attenzione dai miei colleghi che non ha ricevuto. A un certo punto della vita in America o in Francia avrebbe potuto diventare davvero qualcuno”.