In tanti fanno finta di non leggere i miei post, o mandano qualcuno a fare commenti destruenti a prescindere dai contenuti, come direbbe il nostro Totò. In questi giorni prendo atto che il presidente Vincenzo De Luca merita un caloroso “bravo!” perché ha concretizzato un gemellaggio operativo tra Asl Napoli 1 e Asl di Brescia.

Questo era il desiderio da me sempre espresso in tutte le conferenze e in tutti i miei viaggi a Brescia: un gemellaggio tra noi cittadini di Terra dei fuochi del sud e i nostri fratelli bresciani, prima Terra dei fuochi in assoluto in Italia, oggi la peggiore. Sono convinto che qualche spinta dai miei post a non essere solo il presidente della tutela della sole pummarole è arrivata. Napoletani e bresciani, fratelli di sangue. Per essere più precisi, della stessa munnezza nel sangue.

Le analisi di biomonitoraggio tossicologico individuali confermano, come asserisco da decenni, che – sia pure per motivi diversi – in molti cittadini delle nostre comuni Terre dei fuochi possiamo osservare esattamente il cosiddetto “profilo Caffaro” (dall’industria produttrice e inquinatrice) nell’eccesso di pcb (policlorobifenili) che troviamo nel loro sangue. Quello che non ha potuto il sangue degli eroi del Risorgimento lo hanno potuto i pcb della Caffaro di Brescia. Siamo “fratelli d’Italia” sul serio, oggi, qualunque cosa ne pensi Matteo Salvini, uniti dai veleni delle nostre industrie che ci uccidono senza adeguati controlli.

Ho dimostrato in giudizio il nesso di causalità tra l’avvelenamento e le conseguenti patologie oncologiche mortali in due casi, il pastore Vincenzo Cannavacciuolo e il vigile Michele Liguori. In entrambi i casi, sono riuscito a dimostrare che nel sangue di questi due pazienti, morti di cancro aggressivo al fegato (epatite B e C negativi) si trovava non solo un eccesso di pcb e diossine ma soprattutto lo stesso “profilo” dei pcb “Caffaro” cancerogeni (pcb 118, 156 e 123). Le stesse “impronte digitali tossicologiche” che sono state ritrovate nei terreni, nelle acque, nelle matrici biologiche animali di alcuni territori della mia Terra dei fuochi perché i camorristi avevano sversato i pcb “Caffaro” provenienti da Brescia come ammendanti agricoli per smaltirli illegalmente a bassissimo costo!

I giudici hanno ritenuto non certo (come per l’amianto), ma altamente probabile, il nesso di causalità tra pcb e patologie oncologiche e hanno dato giustizia al pastore e al vigile eroe Michele Liguori, onorato più nella Terra dei fuochi di Brescia che in quella di Acerra.

Ora voglio non rendere inutile la morte di Nadia Toffa. Non si muore per caso di cancro aggressivo in giovane età. Ci hanno provato a farcelo credere persino distorcendo la scienza, mettendola contro ogni ragione e ogni buon senso. Ma è ormai chiaro che una malattia multifattoriale come il cancro vede, nei troppi veleni sparsi nel nostro ambiente di oggi, una delle principali concause, non inferiore al 25% del “peso etiopatogenetico” come certificato ormai da tutti gli scienziati nell’Oms e solo per l’inquinamento dell’aria! Non siamo colpiti dal cancro in età sempre più giovane per caso, come ci vorrebbero fare credere.

Nelle Terre dei fuochi, a Brescia come in Campania, le morti di vecchiaia sono sempre più rare! Stiamo subendo in tutto il mondo una terribile lapidazione ambientale da parte di sempre più numerosi “sassi cancerogeni” (come i pcb Caffaro) che, nelle zone altamente industrializzate, per il trattamento della munnezza come a Brescia o nelle zone caratterizzate da un eccesso di lavoro manifatturiero in nero come da noi in Campania (scarpe, borse e vestiti), ogni giorno uccidono sempre di più! La lapidazione è la condanna a morte in una società umana che la usa per uccidere un proprio componente ritenuto degno di morire ma senza attribuire a nessuno la diretta responsabilità della morte, neanche al boia.

E questo oggi accade nelle Terre dei fuochi di Brescia come di Acerra, di Caivano, di Taranto, di Priolo-Augusta, di Porto Torres, ecc., come dimostrato ormai inoppugnabilmente dai dati contenuti nel Progetto “Sentieri” dell’Istituto superiore di sanità. Ma come stiamo rispondendo noi a una così grave e mortale “lapidazione ambientale” che sta uccidendo soprattutto i nostri figli? Negando che ci sia. Negando che esista questa “lapidazione” continua e facendo di tutto affinché non si facciano i dovuti controlli preventivi e non si acquisiscano dati certi di tossicologia ambientale e di biomonitoraggio tossicologico individuale.

Nadia Toffa è soltanto una delle tante giovani donne di Brescia che anche oggi si ammaleranno di qualcosa, ma non si vuole concretizzare la tracciabilità certa dei rifiuti industriali a tutela innanzitutto dei cittadini residenti nelle province (come Brescia!) dove risulta presente un eccessivo numero di enormi impianti e discariche legali, ma riempite di munnezza senza tracciabilità certa. Hanno fatto “saltare” anche il ministro Sergio Costa, affinché si evitasse di mettere mano sia alla tracciabilità certa dei rifiuti sia ad un check up migliorativo delle attuali leggi penali sui reati ambientali, per togliere parole come “rifiuti abbandonati” o “abusivamente” dal testo di legge che sta provocando danni e morti, oggi soprattutto al Nord più che da noi al Sud! Abbiamo perso l’ennesima e forse ultima occasione per salvare, come ci chiedono i nostri figli, non solo le nostre Terre dei fuochi, ma soprattutto l’intero pianeta!

Sono stato un Cavaliere “errante” in molte cose, (nel senso letterale “colui che commette errori”, più di Don Chisciotte), denunziando la verità non solo della tragedia tossicologica delle Terre dei fuochi, ma anche le gravi carenze della mia sanità qui al Sud ancora oggi. Eppure sono consapevole che, senza di me, persone efficaci e competenti come il generale Costa, padre Maurizio Patriciello e tantissimi altri cittadini non si sarebbero adeguatamente formati per difendere la propria terra.

Non posso ancora fermarmi. Non abbiamo più tempo!

Ce lo ripetono tutti, da papa Francesco a Greta Thunberg agli scienziati dell’Onu. La deadline dell’Antropocene, con la nostra probabile estinzione di massa per danno globale irreversibile del pianeta, è fissato ormai per circa il 2050. È certamente molto più folle di me leggere da parte di molti scienziati medici: “Il cancro aumenta sempre ma non preoccupatevi: oggi vi curiamo meglio!”.

Per curare un solo linfoma non-Hodgkin, dei tanti che compaiono ogni giorno anche per inquinamento, con l’immunoterapia Car-T occorrono non meno di 400mila euro ciascuno! Strada maestra della medicina ippocratica non è mai stata la cura migliore delle malattie, ma evitare che le malattie colpiscano gli uomini.

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