“La macchina della propaganda neonazionalista lascia gli italiani in un mare di guai. In Europa le forze che hanno vinto le elezioni stanno cercando di dar vita a una legislatura che vuole essere un punto di riferimento anche per il nostro Paese”. David Sassoli parla dal Meeting di Rimini nell’ultimo giorno della kermesse annuale di Comunione e Liberazione. E risulta essere il politico ampiamente più applaudito durante tutta la settimana di incontri. Sovranismo e strumentalizzazione politica dei simboli religiosi – riferimento indiretto a Matteo Salvini – sono tra i temi al centro del suo intervento, nel corso del quale ha parlato anche della “nuova Europa” di Ursula von der Leyen e dell’urgenza per l’Italia di avanzare candidature per il ruolo di commissario. Tutte trattative sospese vista la crisi di governo. “I cattolici hanno il dovere di opporsi a chi ancora oggi, in Italia come in Polonia e Ungheria, osa agitare i simboli della nostra fede come amuleti, con una spudoratezza blasfema“, ha detto Sassoli riferendosi senza citarlo al leader della Lega. Stessa accusa fatta anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte di strumentalizzare simboli religiosi. Per Sassoli, poi, “i cattolici giocano un ruolo decisivo, perché è sulla loro divisione che contano le destre nazionaliste“.
Infatti, aggiunge, basta “guardare a come si è estesa l’onda nera del sovranismo, con i suoi rigurgiti antisemiti e con il suo razzismo più o meno travestito, puntando sui Paesi di più forte tradizione cattolica e sulla divisione del loro cattolicesimo, in Italia come in Polonia, in Ungheria come in Croazia, per spaccare il Paese e spaccare l’Europa“. Agitando fantasmi e paure, “non sono andati alla ricerca del voto cattolico come normale e ovvio e neanche alla ricerca del voto conservatore ma sono andati alla ricerca di frange e sette che rivendicano di essere la vera Chiesa e che vengono chiamate a fischiare il Papa in una piazza italiana”. Poi ricorda che “in Italia i costituenti cattolici – Giuseppe Dossetti, e con lui Aldo Moro, Giuseppe Lazzati, Giorgio La Pira, Costantino Mortati, la professoressa Bianchini – seppero disegnare quel capolavoro che è la nostra Costituzione: intrisa di un personalismo che non ha l’odore di un incenso stantio e strumentale”, e precisa che “Costituzione e Europa sono i termini della rinascita”. Ma tornare indietro in Europa, avverte, “è un rischio molto concreto: quando gli Stati non sono in grado di affrontare i problemi che hanno di fronte, li scaricano sugli altri alimentando tensioni e addirittura conflitti. Tocca al cattolicesimo politico individuare gli strumenti per invertire la rotta”.
A due giorni dalla scadenza per la presentazione del candidato italiano alla Commissione europea, Sassoli precisa che “non ci sono pressioni” ma che allo stesso tempo “è interesse dell’Italia presentare presto personalità per un ruolo così importante”. Trattative sospese con la crisi di governo. “C’è un percorso che naturalmente dovrà avviarsi nel mese di settembre e speriamo che il governo italiano sia pronto a indicare un proprio rappresentante. Un’Europa che non ha un’Italia all’altezza di questa fase di avvio della legislatura europea perde qualcosa: non è una pressione, è una necessità”. Il nuovo esecutivo, continua, “dovrà avere obiettivi ambiziosi per una crescita sostenibile, come ieri ha ben spiegato qui il professor Giovannini“, ex presidente dell’Istat, tra i nomi che ancora circolano come possibile presidente del Consiglio di un’alleanza M5S-Pd, conclude il presidente del Parlamento europeo.
E guardando a Bruxelles per il presidente del Parlamento europeo “gli europeisti italiani hanno un solido punto di riferimento nell’alleanza che si è realizzata nel Parlamento europeo, e che intendo rafforzare”. Un’alleanza che si è materializzata durante la votazione della presidente della Commissione Ue von der Leyen, che ha spaccato le forze di maggioranza. È stata infatti votata dai 5 Stelle, ma non dalla Lega. “Questa – aggiunge Sassoli – dovrà essere una legislatura politica con un’agenda sociale di forte discontinuità col passato e gli impegni assunti dalla presidente von der Leyen sono le basi su cui costruire un vero manifesto per la nuova Europa. Sappiamo che queste sono ore di riflessione e confronto nella politica italiana e ci auguriamo che dalla crisi arrivino parole chiare anche sulle politiche di cui abbiamo bisogno”.