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Brexit, The Observer: “Johnson vuole chiudere le camere per un mese per evitare ritardi”. Lui dal G7: “Falso, ma ottimista su nuovo accordo”

Secondo il periodico del The Guardian, il primo ministro avrebbe chiesto una consulenza legale per valutare una chiusura straordinaria del Parlamento per 5 settimane, in modo che i deputati non potessero discutere sulla brexit e portare ulteriori ritardi. "E' totalmente falso", ha tuonato Downing Street. Lo stesso Johnson dal G7 si è detto positivo sul nuovo accordo: secondo il governo, il Regno Unito dovrebbe pagare per l'uscita dall'Ue ben 39 miliardi di sterline, che non sarebbe obbligato a versare in caso di "no deal"

Un piano per chiudere il parlamento ed evitare ritardi nella Brexit. Un’idea del premier britannico Boris Johnson, che secondo il domenicale The Observer, sarebbe stata suffragata da una consulenza legale, richiesta via e-mail non più di 10 giorni fa da Westminster. L’obiettivo sarebbe quello di “impedire ai parlamentari di discutere” l’uscita dall’Unione europea, mettendo i bastoni fra le ruote alle trattative del primo ministro. A quanto pare, i consulenti governativi avrebbero risposto affermativamente alla possibilità che le camere possano chiudere, a partire dal 9 settembre, per cinque settimane “a meno che nel frattempo non vengano intraprese azioni legali per bloccare” una simile mossa da parte degli attivisti anti-Brexit. C’è da dire che Johnson ha smentito fermamente lo scoop del periodico del The Guardian.

Arrivano comunque segnali d’ottimismo sul possibile nuovo accordo fra Regno Unito e Unione Europea. Li lancia lo stesso Johnson, impegnato in questi giorni nel G7 a Biarritz, in Francia. Qui, l’inquilino di Downing Street ha riferito sul come stiano “migliorando” le possibilità di una nuova intesa sulla Brexit. Una “ragionevole possibilità” che la Gran Bretagna lasci l’Ue il 31 ottobre con nuovo contratto, visto che “l’attuale accordo di recesso è morto“, come ha spiegato lo stesso primo ministro, in base al quale l’eventuale “no deal” dipenderebbe “interamente” da Bruxelles.

Johnson ha sottolineato che i suoi messaggi in merito al ‘conto Brexit‘ di 39 miliardi di sterline che Londra dovrebbe pagare per il divorzio e alla questione del backstop sono “giunti” ai leader europei. Il premier ha sottolineato che senza un accordo, la Gran Bretagna non è legalmente obbligata a liquidare l’intero debito. “Il ‘no deal’ o l’accordo dipendono interamente dai nostri amici, alcuni qui, i nostri partner in tutta l’Ue e penso che negli ultimi giorni abbiamo avuto un discreto successo con i messaggi su ciò che il Regno Unito può fare e non può fare”, ha dichiarato Johnson a Sky News. “Cerchiamo di essere chiari, penso che al momento ci sia una ragionevole possibilità che avremo un accordo. Ma, per ottenerlo, dobbiamo prepararci a poter uscire senza“, ha concluso.