Il Capo dello Stato, a Fivizzano in occasione del 75esimo anniversario dell’eccidio di Vinca in cui morirono 174 persone, sottolinea che l'Unione europea è "uno dei più grandi spazi di libertà esistenti al mondo". E citando Hannah Arendt e Primo Levi avverte: "Sarebbe ingannevole pensare che quegli episodi siano avvenuti perché si trattava di un’altra epoca"
“La storia ci insegna che, di fronte alla barbarie, interi secoli di civiltà possono venire annientati in un istante. Quel ‘mai più’, allora, non è solo eredità della nostra storia recente, ma è la consegna che deve accompagnare ogni giorno il nostro essere cittadini, il clima e i comportamenti della vita quotidiana”. La priorità è “bandire l’odio fra i popoli”, perché “per i giovani serve un futuro di pace”. Sergio Mattarella parla da Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, in occasione del 75esimo anniversario dell’eccidio di Vinca, che durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 24 e il 27 agosto 1944, contò 173 vittime dei nazisti e un disperso tra la popolazione civile. Il Capo dello Stato interviene a fianco del presidente della Repubblica federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, e nel suo intervento mette al centro il tema dell’integrazione europea che è, dice, “la nostra comune prospettiva storica. Se non lo ricordiamo, si realizza fuga da noi stessi, col prevalere dell’indifferenze e dell’estraneità verso ciò che costituisce la nostra Repubblica”. Alla nascita dell’Unione europea, che Mattarella definisce “uno dei più grandi spazi di libertà esistenti al mondo”, hanno contribuito “i popoli della Repubblica Federale di Germania e della Repubblica Italiana” che “hanno saputo, con determinazione, superando il dolore e le avversità, riprendere in mano il proprio destino e risalire dagli abissi in cui li avevano trascinati il nazismo e il fascismo”. E nella lotta ai due regimi “affondano le radici e le ragioni del percorso che attraverso lotte in Europa, attraverso la Resistenza, con il recupero dei valori democratici e di libertà ci ha portato alle nostre Costituzioni, alla dimensione europea, cioè alla nostra comune prospettiva storica”.
Ma quello che è successo in passato, avverte il Capo dello Stato citando Hannah Arendt e Primo Levi, può ripetersi. “Sarebbe ingannevole pensare che quegli episodi – continua riferendosi alle stragi nazifasciste – siano avvenuti perché si trattava di un’altra epoca. Che chi se ne è reso colpevole appartenga a un tempo e un luogo lontani, che non sono quelli di oggi. La pretesa che quei morti, quelle distruzioni, non siano attuali e che, quindi, non ci riguardino, quasi che fossero altre le comunità colpite, estranee le condizioni, è infondata. Quelle vicende non sono un passato doloroso ma archiviato, anzi, da dimenticare. Al contrario, quei morti ci impongono di guardare con consapevolezza mai attenuata quei fatti”. Riferendosi alla “grande intellettuale tedesca – ha detto – ci ammoniva: ‘È nella natura delle cose che ogni azione umana che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo possa ripetersi anche quando non appartiene a un lontano passato'”. Poi cita l’autore di Se questo è un uomo: “‘È accaduto, quindi può accadere di nuovo’. Una frase che, nella sua scabra semplicità, permea di significato la cerimonia di oggi perché, continua Levi in un altro passo: ‘le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre’.
La strage di Fivizzano – Mattarella ricorda che “memoria e verità sono alla base delle democrazie”, e che “la notte delle coscienze condusse a immani tragedie”, come quella avvenuta a Fivizzano, dove 173 persone vennero “uccise per feroce volontà di morte”. “La progressiva perdita di fiducia nei valori al centro della storia europea – il rispetto della vita, della dignità di ogni persona, della libertà individuale e collettiva – unitamente alla deformazione dell’idea di nazione – ha proseguito il presidente Mattarella -, permise a regimi che avevano a spregio la democrazia di giungere a esercitare un potere assoluto, portando i nostri due popoli a combattere infauste guerre di aggressione, il cui scopo ultimo era l’aberrante costruzione di un sistema fondato su forza e arbitrio, sull’oppressione dell’uomo sull’uomo”. La ‘guerra ai civili’ caratterizzò, infatti, la dolorosa scia di lutti che, sul finire del secondo conflitto mondiale, portarono alla Toscana – insieme all’Emilia Romagna – il triste primato di Regioni italiane con il maggior numero di caduti a causa di stragi ed eccidi, del tutto al di fuori da ogni logica di confronto bellico”.
“La nostra democrazia, i nostri valori di libertà, la spinta ideale che ha permesso all’Europa di risollevarsi e di riconciliarsi con se stessa, si fondano e si sviluppano proprio a partire dal sangue versato da innocenti, come avvenuto qui, e dal conseguente commosso grido dei padri fondatori dell’Europa: ‘Mai più guerre, mai più lutti'”. Un appello, dice, “che trovò eco attenta nelle coscienze di coloro che – sopravvissuti all’abisso della barbarie”, ha aggiunto Mattarella, “si posero come obiettivo la costruzione di una nuova Europa, finalmente pacificata, nella quale ostilità e sopraffazione fossero bandite”.